Il destino di vigilare
Francesco Di Lorenzo - 04-02-2012
Dallo Speciale Notizie dal fronte 2011-2012


Arriva la notizia che dal 30 gennaio il ministro Profumo non è più presidente del CNR. Si è dimesso. Avrebbe potuto farlo prima per evitare illazioni inutili? E comunque legittime? Sicuramente sì. La questione-il problema-il discorso è sempre lo stesso. Una volta raggiunto un posto di potere, le regole che valgono per gli altri, si fa fatica ad applicarle anche per se stessi. E bisogna sempre che ci sia qualcuno a ricordare e a pretendere. Insomma, non possiamo distrarci. Dobbiamo vigilare: è la nostra regola, il nostro destino.

È stato ricordato, sempre a proposito del ministro Profumo, che il suo documento intitolato "Linee d'azione", tutto improntato a prospettare una scuola moderna, efficiente e in linea con i tempi, è un po' - come dire - sospeso nell'aria. Senza risorse, cioè senza soldi, 'scuola come ascensore sociale' e 'edilizia scolastica rinnovata', sono solo belle parole o fantasmi sfuggenti. Urge una fase due. Uno spiraglio, un inizio di passaggio dalle parole ai fatti. O 'saremo condannati all'eternità' (De Sanctis), nel ricordare e rincorrere uno dei tantissimi progetti enunciati e mai andati in porto. Che sono una nostra incontestabile specialità.

Arriva a confortarci, tanto per non sentirci isolati, la notizia di una ricerca francese da cui si apprende che anche lì, tra gli insegnanti, il malessere è di casa. Il burnout, cioè il disagio psichico, l'esaurimento professionale, tocca una percentuale altissima sia di docenti che di altri operatori della scuola.

Per quanto ci riguarda, siamo a rischio di disturbi psico-sociali. Privati della considerazione generale, più o meno dileggiati e sempre sotto esame. In questo modo, con la pressione di richieste provenienti da più parti, spesso contrastanti, il rischio di sbagliare aumenta a dismisura, come lo stress. Insomma, non siamo messi proprio bene.

Ma la ricerca del CIDI (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) va oltre e segnala altre cose. Ad esempio, che più della metà degli insegnanti italiani intervistati, su 2300, hanno scelto di insegnare per realizzare una loro aspirazione personale. Un 40 per cento ha detto che l'ha fatto per contribuire alla formazione dei giovani; invece, una percentuale minore, poco più del 13 per cento, ha affermato che ha scelto di insegnare per trasmettere le conoscenze apprese.

La ricerca del CIDI, però, in generale, a leggerla tutta, segnala la parte positiva degli insegnanti, quella ottimista che pure ci sta e va sottolineata, e che forse, a pensarci, è la parte che mantiene e rafforza tutta la categoria. Per intendersi, è la parte che sopravvive accanto e malgrado il burnout.

Un'ultima annotazione, sempre sulla ricerca del CIDI: il 34 per cento degli intervistati giudica negativa l'autonomia scolastica e la ritiene responsabile di aver trasformato la scuola in azienda. Proprio mentre l'ex ministro dell'Istruzione, Luigi Berlinguer, oggi parlamentare europeo del PD, ha fatto incontrare a Bruxelles una delegazione di suoi colleghi e alcune associazioni di genitori. Uno degli scopi dichiarati è stato quello di rilanciare l'autonomia. Tempismo, voglia di stupire o salda convinzione? Chissà?


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