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Negli occhi dei bambini lo specchio del mondo
Il Manifesto - 14-11-2002
Sfruttati, abbandonati, vittime di violenza. L'infanzia tradita nel terzo rapporto nazionale dell'Eurispes

Per contare fino a un milione ci vogliono circa 277 ore, minuto in più o meno, ossia oltre 11 giorni. Immaginate ora il tempo che si impiega per visualizzare i volti di un milione di bambini nel mondo sfruttati sessualmente dagli adulti (30 mila solo in Italia introdotti nel commercio sessuale). Pensate poi a concretizzare 250 milioni di piccole mani che lavorano per noi, 300.000 corpicini reclutati a combattere le nostre guerre, 30 milioni di bambini rifugiati e senza casa, 6 milioni feriti e resi invalidi nei conflitti armati. Forse, però, dopo questo sforzo parlare d'infanzia tradita, di diritti dei minori, della convenzione Onu sui diritti del fanciullo dell''89, diventerebbe meno surreale. Come non lo è, il fatto che gli Usa, il paese più industrializzato del mondo, insieme alla Somalia siano gli unici stato a non aver ancora firmato la convenzione. A ripresentare il problema sotto gli occhi di tutti, ma accantonato dai pensieri di molti, è l'Eurispes e il telefono azzurro, in occasione della pubblicazione del terzo rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza. Circa 7000 questionari distribuiti in 150 scuole italiane, su un campione di 3.200 alunni di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, per comprendere il rapporto dell'infanzia di casa nostra con il mondo esterno. La prima scoperta, al di là della sequela di dati snocciolati in 40 schede, è che i bambini (il 52%) non solo non conoscono la convenzione dell'Onu - risultato nemmeno troppo anomalo - ma che la maggioranza non ha coscienza dei propri diritti.

Lo studio - a parte qualche riflesso roseo - è una composizione di pessime notizie che, come ha detto lo stesso presidente dell'Eurispes Gian Maria Fara durante la presentazione a Roma, «potrebbero peggiorare» tenendo presente gli scenari globali. Bambini poco ascoltati, vittime e protagonisti di violenze, in balia delle nuove tecnologie, attratti da comportamenti rischiosi è questo il quadro della ricerca da cui il mondo degli adulti dovrebbe prendere spunto, visto che a essere accusati della condizione minorile sono in primis le famiglie e le istituzioni.

Aspra, come sempre, è la critica ai mass media, perché «poco attenti alla comunicazione delle informazioni violente», come ha spiegato Ernesto Caffo, presidente del telefono azzurro. Sette bambini su dieci, infatti, ammettono di essere stati turbati da una scena di violenza vista in Tv. D'altra parte proprio il piccolo schermo resta uno dei maggiori veicoli con il mondo esterno: il 69,1% segue i programmi televisivi una o due ore al giorno, il 17,3% dalle 3 alle 5, il 7,9% più di 5 ore. Quasi tutti poi, ascoltano la radio, hanno uno stereo, un video registratore e una play station a disposizione, segnale di un rapporto più che consolidato con le tecnologie. Mentre sebbene la navigazione in rete sia poco gettonata (il 60,8% dichiara di non collegarsi mai a internet), la vecchia polemica sulla mancanza di regole del net incalza: il 13,4% dei bambini è «incappato» in un sito con immagini violente o pornografiche.

L'aggressifità diffusa nella fiction, quindi, i venti di guerra planetari, la violenza delle informazioni si riflettono nella vita dei minori. Campanello d'allarme sono le nuove forme di violenza come il «bullismo» tra coetanei (il 41% dei bambini e il 46% degli adolescenti ha minacciato o picchiato qualcuno), le cosiddette «baby gang», gli atti di vandalismo, le aggressioni razziali, gli «young sex offender» (solo nel 2000 sono state 561 le denunce per reati sessuali commessi da minorenni, mentre nel biennio diminuiscono i reati generici, scendendo per la prima volta sotto le 4.000 unità). In definitiva che le future generazioni siano lo specchio delle problematiche sociali attuali non meraviglia - il 22% degli intervistati, per esempio, ritiene un pericolo la presenza di immigrati nel paese, mentre il 73% è preoccupato di non trovare un'occupazione - ma che sulle soluzioni regni la più totale impreparazione degli adulti, desta più di una preoccupazione.

FRANCESCA PILLA
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