Terre promesse
Fuoriregistro - 15-10-2011
Avrebbe potuto essere il compleanno di un longevo Italo Calvino, oggi.
Ci piace ricordarlo, per tutto quello che ha rappresentato.
Oggi, giornata in cui le speranze fanno i loro conti con la realtà e troppe volte non trovano un passaggio, nemmeno piccolo e difficoltoso.
Oggi, giornata in cui l'indignazione corre i suoi rischi: e il principale è l'indifferenza, sorniona e complice, o aggressiva e violenta, del "va bene così". Meglio: "A me va bene così, deve andarlo anche a te".
La pagina che conclude le "Città invisibili" racconta di un sogno, di una delusione e di una speranza.
A questa affidiamo fatiche, pensieri e desideri.
La Redazione


L'atlante del Gran Can ...

... contiene anche le carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o fondate: la Nuova Atlantide, Utopia, la Città del Sole, Oceania, Tamoé, Armonia, New-Lanark, Icaria.

Chiese a Marco Kublai:
- Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi.
- Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell'approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s'apre nel bel mezzo d'un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s'incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d'istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t'ho detto.

Già il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.

Dice: - Tutto è inutile, se l'ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.
E Polo: - L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e dargli spazio, e farlo durare."

Italo Calvino, Le città invisibili.

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 Monica Capezzuto    - 16-10-2011
Mia figlia -12 anni - li ha letti ormai quasi tutti, gli scritti di Calvino. Piccoli comunisti crescono? Mah.
Comunque ci mancano solo le lezioni americane. Io li ho riletti con lei ma il mio preferito - se mai ce ne dovesse essere uno - è proprio "Le città invisibili". Ne viviamo in una, ne respiriamo tutte.