Tra pubblico e privato
Emanuela Cerutti - 22-09-2011
C'è da chiedersi cosa davvero bolla in pentola.
La notizia è disarmante: aboliamo gli asili statali per tornare al privato.
Durante un recente convegno pidiellino il consigliere regionale veneto Serragiotto non abbassa fino in fondo la mannaia, ma di una cosa è certo: il privato farà risparmiare.
Sul "chi" mi pare si possa aprire un confronto.
Le famiglie? Attualmente le scuole materne private chiedono quote d'iscrizione e gestione più alte delle pubbliche e, generalmente, proporzionali al servizio offerto, alla numerosità della classe, all'orario. Generalmente le famiglie spendono meno nel pubblico.
Le scuole private? Le scuole private lamentano da tempo la fatica del vivere quotidiano e chiedono insistentemente contributi statali in nome della parità. Se aumenteranno gli iscritti e il servizio dovrà essere realmente potenziato forse più del risparmio crescerà la spesa.
Lo Stato, ossia le scuole pubbliche? Lapalissiano: se un "datore di lavoro" toglie lavoro certamente ci guadagna. A scapito, ovviamente, degli insegnanti, cioè dei lavoratori pubblici dipendenti. A meno che non debba riversare quel risparmio su altro settore analogo.

Lasciamo stare la Costituzione, che ha un sacro rispetto dello Stato e pensa debba essere il fiore all'occhiello di una democrazia, per cui dice: concentro il mio sforzo lì; nessun impedimento ad altre esperienze, non siamo un paese integralista, però vediamo di offrire a tutti, equamente, il meglio.
Lasciamo stare anche il concetto di privato, che ha in sé un significato profondo di alternativa: se lo Stato, con la sua libertà di insegnamento, permette un'infinita varietà di proposte e metodi, per cui nella scuola pubblica tutti ed ognuno possono trovare spazio e soddisfazione, la scuola privata deve avere una marcia in più, un'idea non percorsa, una coraggiosa novità e una difficile, ma non impossibile, coerenza.
E lasciamo anche stare la lotta senza quartiere che i politici dello Stato hanno da tempo messo in atto contro lo Stato stesso, che di scuole, ospedali, enti locali o carceri si tratti: sarebbe come se il mio Dirigente ce la mettesse tutta per far marcire la scuola, tanto poi la tredicesima la tolgono a me nella prossima manovra.

Lasciamo stare e ascoltiamo Giovanna, che finalmente, dopo anni di insegnamento nel privato, ha avuto il ruolo in una materna statale e mi dice: "A parte un controllo troppo rigido sul mio modo di lavorare, non ce la facevo più con i soldi.
C'è un universo nelle sue parole. C'è la finta libertà di chi accusa la scuola manipolatrice; c'è lo sfruttamento del lavoratore; c'è, in sottofondo, il solito modello-azienda che si impone, taglia diritti, opportunità, risorse e costruisce isole di privilegio.

"Il privato fa risparmiare" è una frase-specchietto e le allodole siamo noi se crediamo che investire in qualità giocando al ribasso sia scelta coerente ed efficace. Oggi è la scuola pubblica a dimostrarcelo, ogni giorno. Dio non voglia che un qualche privato faccia la stessa fine prima di accorgersi che ai palazzi interessava solo rifarsi la facciata.

Tags: scuola materna, scuola privata, tagli, veneto


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 da Repubblica.it    - 23-09-2011
Nel frattempo cosa non fa la fame:

"Scuole paritarie, salta tetto minimo. Pochi alunni, insegnanti in nero

Con una circolare, il ministero dell'Istruzione autorizza l'apertura di corsi con meno di 8 alunni. La normativa della scuola statale impone limiti molto più rigidi. E così nelle private si avalla di fatto l'utilizzo di docenti sottopagati"
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In Repubblica scuola.