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Se il deficit di bilancio salva la vita
Francesco Masala - 16-09-2011
Mi sono ricordato di questo episodio di una decina d'anni fa, l'ho ritrovato un articolo del Corriere e lo ripropongo, pensando possa essere utile per capire i termini della questione di oggi. Ci deve essere il pareggio di bilancio, ci dicono, ci fanno il lavaggio del cervello, ma non ci lasciano scegliere quali sono i costi che bisogna tagliare.
Bombe o sanità? Tav o istruzione? Non hanno il coraggio di farci scegliere, ma neanche sappiamo come costringerli a farci decidere, purtroppo.

Francesco Masala


La conversione dell' opinionista ultraliberista: «Il deficit della sanità mi ha salvato la vita»

«Della sanità pubblica francese conoscevo solo il pauroso buco di 3 miliardi di euro. Ora posso dire che quel deficit mi ha salvato la vita». La conversione di Jean-Marc Sylvestre, 55 anni, uno dei più celebri - e odiati - giornalisti economici di Francia, è stupefacente. Ultra-liberista gelido, sostenitore dell' efficienza come unica bussola della società e dell'esistenza, un giorno di luglio Sylvestre si è ammalato. «Un' estate spaventosa, tra infezioni, radiografie, sala operatoria, blocco cardiaco, rianimazione, rieducazione. Oggi sono vivo, grazie agli ospedali pubblici. Ho cambiato idea: il sistema sanitario francese è formidabile». Per anni Jean-Marc Sylvestre ha dato la sveglia ai francesi alle 7.30 con la cronaca economica per la radio France-Inter (servizio pubblico), e tutti i sabati sulla rete televisiva Lci (canale privato di informazione continua) conduce Décideur: passerella di capitani d' industria osannati e glorificati in contrapposizione ai boiardi di Stato, «uomini del passato». Nel corso di uno stesso servizio, Sylvestre è stato capace di annunciare il taglio di 1.500 posti di lavoro alla Michelin nonostante utili favolosi, e di commentare poco dopo che «i profitti di oggi vogliono dire posti di lavoro domani». Aedo del mercato e acrobata della logica, Sylvestre è stato qualche volta fonte di imbarazzo pure per chi avrebbe dovuto difenderlo. Come il suo direttore a France-Inter, Jean-Luc Hees, che un giorno si è visto arrivare sul tavolo la petizione di un gruppo di ascoltatori per la rimozione del giornalista dal servizio pubblico. «Non l' ho scelto io, è un' eredità dalla gestione precedente - ha spiegato Hees -. Personalmente non sono d' accordo con la sua visione dell' economia, ma bisogna riconoscere che ci sono anche dei neo-liberali in questo Paese. E poi, viste le reazioni che scatena, mi domando se in fondo Sylvestre non sia utile più che altro alla causa opposta, quella degli anti-liberali». Sanità, pensioni , scuola: tutto secondo lui doveva essere riformato, razionalizzato, liberalizzato. Persino la sacra lingua francese: «L' Europa deve parlare inglese - ha osato dichiarare su Tf1, la prima rete Tv -. Oggi, un europeo su tre sa parlare inglese, vent' anni fa il rapporto era solo di uno su cinque. Bene, stiamo progredendo verso l' obiettivo. A moneta unica corrisponda una lingua unica». La malattia ha cambiato Jean-Marc «il cattivo». Proprio adesso che la sinistra è in frantumi e il governo di destra fa della riduzione della spesa pubblica una priorità, lui, un' altra volta controcorrente, loda il deficit della Sanità. «Ero destinato a morire, la setticemia che mi ha colpito era gravissima - si è confessato sul giornale finanziario Les Echos -. Credevo che l' ospedale fosse un' azienda come le altre, adesso non la penso più così. In base a una logica puramente finanziaria, nessun controllore di gestione avrebbe mai potuto autorizzare le cifre che sono state spese per salvarmi la vita, perché ero un caso disperato. E senza il sistema di sicurezza sociale, non avrei mai avuto i mezzi per pagarmi due mesi di ricovero in tre ospedali diversi, i pesanti trattamenti antibiotici, le radiografie, l' operazione all' aorta dove si annidava il germe dell' infezione. Spero solo che tutti i cittadini possano accedere a questi servizi». E al Nouvel Observateur: «Credo che sarò un giornalista diverso. Meno brutale, meno perentorio. Rimango un liberale, ma quando hai sfiorato la morte tendi a relativizzare. A essere più umano».

Stefano Montefiori


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