La trasparenza dei rinnegati
Francesco Di Lorenzo - 09-09-2011
Dallo Speciale Notizie dal fronte 2011-2012



Al ministero dell'Istruzione, in fatto di trasparenza, qualcosa non torna. La notizia è di pochi giorni fa. Il decreto Brunetta, che faceva proprio della trasparenza, insieme alla valutazione e alla meritocrazia, i tre pilastri della riforma, per ora perde un pezzo. Per quanto riguarda gli altri due (pilastri), è in atto una bella scommessa. Nel senso che non si sa chi la spunta, è tutto indefinito.

Intanto la trasparenza, secondo il decreto Brunetta, non era una cortesia che le amministrazioni pubbliche elargivano ai cittadini. Era considerata 'un obbligo di servizio'. Quindi anche le amministrazioni scolastiche avrebbero dovuto pubblicare, e quindi divulgare, sui propri siti Web, tutte le informazioni riguardo la gestione dei servizi, l'organizzazione, l'impiego delle risorse umane, finanziarie e strumentali. Tutto ciò, si legge nel decreto, "allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei principi di buon andamento e imparzialità". E questo non è certamente avvenuto.

Mentre avviene, come riportato da un quotidiano nazionale, che nessuno controlli i tanti corsi on-line utili ad acquisire punteggi e scalare posti nelle graduatorie per gli incarichi e le supplenze. In pratica, pagando dai 500 ai 1400 euro, tra gli insegnanti c'è la gara per iscriversi a tali corsi - o anche master - la cui offerta in rete prolifera. Alla fine ci si ritrova con dei punti da aggiungere a quelli acquisiti con il normale servizio scolastico. La denuncia del quotidiano è esplicita: nel mercato che si è creato, nessuno controlla da chi e come vengono proposti i corsi tanto agognati.

Al che la Lega, che era già all'erta sulla questione, si è inserita con l'argomento che i punteggi dei nuovi insegnanti nelle ultime graduatorie sono taroccati. La disputa continua, come il mercato che c'è sotto e come la confusione che regna.


Infine la notizia che il professor Giorgio Israel, già consulente ministeriale, boccia tutta la linea del ministero Gelmini perché, dice, ha tradito quelle che erano le premesse da cui si era partiti.

Questo un passaggio significativo di una sua intervista:

"Confesso di essere pessimista. Ci vorrebbe un'inversione totale di orientamento che non appare all'orizzonte. Ci vorrebbe soprattutto una fiducia nelle persone che valgono, la capacità di mobilitare le forze vive e davvero appassionate a insegnare, che credono nella cultura e nei valori e non si sono appiattite in una sterile metodologia da «burosauri».
La vera meritocrazia è valorizzare queste forze, valorizzare la cultura e non i parametri. Questa è stata l'ispirazione iniziale di questo ministero, mentre ora prevale la subordinazione al corporativismo e alla tecnocrazia
".

Bene. Quando queste cose le affermavano gli oppositori, erano i soliti quattro gatti di sinistra. Domanda: il prof. Israel da che parte sta? Al ministero dove lo collocano? Tra gli ex-amici o tra i traditori?

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