breve di cronaca
Delega al governo: primi sì
Il Manifesto - 08-11-2002
Delega al governo per la riforma della scuola
Approvati dal senato i primi due articoli del progetto Moratti. La prossima settimana il voto definitivo


Passa senza colpo ferire, al senato, la delega al governo sulla riforma della scuola. Dopo aver respinto in blocco tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione, l'aula di Palazzo Madama ha approvato ieri i primi due articoli del disegno di legge presentato dal ministro Moratti. Come dire, l'intero progetto di riforma. Perché gli articoli in questione sono proprio quelli relativi alla delega e ai contenuti del nuovo sistema educativo di istruzione e formazione. Con tanto di abolizione dell'obbligo scolastico, che passa dai 9 agli 8 anni. Da discutere, ormai, resta ben poco tanto che l'approvazione definitiva del testo uscito dalla commissione istruzione è previsto per la prossima settima. Il disegno di legge approderà quindi alla camera per poi ritornare al senato: sarà compito del governo, infine, attuarlo entro 24 mesi. I tempi e i luoghi per una discussione seria, insomma, ci sarebbero ma - visti i numeri - nessuno ci crede più.

«Abbiamo fatto tutto il possibile - afferma la senatrice ds Maria Chiara Acciarini - compreso un ostruzionismo deciso e unitario. E continueremo a batterci. Ma quello è un testo blindato intorno al quale la maggioranza ha fatto quadrato». Decidendo, per esempio, di non presentare nessun emendamento.

Una maggioranza evidentemente concorde nel valutare positivamente le principali novità della riforma. A cominciare dal riordino dei cicli che prevede una scuola dell'infanzia triennale, una scuola primaria di cinque anni, una scuola secondaria triennale (e qui finisce l'obbligo scolastico) al termine della quale bisognerà scegliere tra istruzione o formazione professionale. Una scelta precoce, che di fatto verrà delegata alle famiglie e affidata al solo reddito.

Nel primo caso, infatti, si potrà accedere al «sistema dei licei»: cinque anni tranquilli - tutti scuola e famiglia - e ben otto indirizzi tra cui poter scegliere (artistico, classico, delle scienze umane, economico, linguistico, musicale e scientifico-tecnologico). Durata variabile, invece, per la formazione professionale - si passa da un minimo di tre a un massimo di cinque anni - ma possibilità garantita di accedere alla qualifica desiderata attraverso l'apprendistato o l'alternanza scuola-lavoro. Un canale di serie B che preparara i più giovani ad accettare la flessibilità e a considerarla un destino.

Nel progetto di riforma, la formazione diventa così il principale canale di assorbimento dell'obbligo formativo, l'altra grande novità introdotta da Moratti: un diritto-dovere che deve essere garantito a tutti sino ai diciotto anni. Anche - e soprattutto - a costo di lavorare.

Durissimo il commento di Enrico Panini, della Cgil scuola che critica una riforma «senza soldi, senza discussione, senza diritti». E, punto per punto, precisa: la mancata copertura economica comporterà una riduzione delle spese per il personale, il ricorso alla delega esproprierà il parlamento ed il paese della possibilità di discutere sull'attuazione della legge stessa, l'introduzione di un canale separato fra istruzione e formazione professionale professionale creerà nuove diseguaglianze. Non da ultimo: «Una volta approvata la legge passeremo alla storia come l'unico paese al mondo che nel XXI secolo riduce la durata dell'obbligo scolastico».

Quanto alle altre novità introdotte: è previsto lo studio di una lingua straniera e l'utilizzo del computer già dalla prima elementare (a tutt'oggi non si sa dove prendere i soldi per l'edilizia scolastica ma evidentemente finanziamenti occulti assicurano l'acquisto dei computer) mentre nella scuola secondaria di primo grado - le attuali medie - verrà introdotto lo studio di una seconda lingua europea. Utilissimo soprattutto a chi - di lì a pochi mesi - deciderà «liberamente» di optare per l'apprendistato.

IAIA VANTAGGIATO
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