È veramente singolare quello che succede. La Confindustria si lamenta che la tanto attesa - ed epocale (per il ministro) - riforma degli istituti tecnici e professionali, non ha dato neanche uno dei frutti sperati. Infatti, dice Gianfelice Rocca, responsabile degli industriali per l'educazione, che il 'made in Italy' sta miseramente fallendo e non si vede all'orizzonte una nuova cultura del lavoro e dell'industria. Allora, sapete cosa propone? Di liberare il merito. Che non si capisce bene cosa sia. (Solo al ministero sembra che sappiano di cosa si parla. Tuttavia anche loro, alla fine, oltre a qualche discorso buttato lì, non hanno le idee così chiare).
Ma ancora, il vicepresidente di Confindustria, si lamenta che i giovani talenti italiani non optano per le scuole tecniche e professionali, preferendo invece i licei. Come se la colpa di ciò non fosse proprio della riforma epocale. Anzi, il vicepresidente afferma il contrario. Dice, cioè, che la riforma da sola non basta e ci vuole un nuovo modo di pensare.
Non gli passa per la mente (non pensa) che depotenziando tali istituti, togliendo ore di laboratorio e ore di cultura generale, si va in senso contrario a quello che si propone? E che il merito non lo si costruisce a tavolino. Fare una buona scuola tecnica e professionale con caratteristiche e finalità precise, è già indice di qualità. E questo, per ora, non è stato fatto. Non gli balena l'idea che se gli istituti tecnici e i professionali non vengono scelti, non ci sono scuse, c'è qualcosa di profondo e di grave che non va?
Siamo in questa situazione, purtroppo. Senza uscite visibili e con prospettive assolutamente pari a zero. Il problema, alla fine, è capire se dopo tutti questi danni, si riuscirà a risalire la china. Se riusciremo a porre rimedio a tanta dissennatezza, a tanta chiusura, a tanta miopia.
Ultima notizia. Acli, Movimento cristiani lavoratori di Roma e Cisl, faranno "una veglia di preghiera per i nostri giovani, per le famiglie e per quanti soffrono del disagio e della precarietà che in questi tempi di crisi stiamo attraversando". Con un pensiero particolare rivolto ai precari della scuola. Per i credenti servirà. Per tutti gli altri forse meno. Se non che, in tempi come questi, anche solo mantener vivo il ricordo di una condizione crudele, serve comunque.