Si discute di tutto e non si sa mai di che si parla davvero. Anche questo è un malcostume introdotto nella comunicazione pubblica negli ultimi anni. Partiamo, perciò, anzitutto dai numeri, sui quali c'è poco da fare sofismi politici. Il 13 aprile scorso il Consiglio dei Ministri nel Documento di Economia e Finanza 2011 ha così valutato l'impatto finanziario delle misure adottate sulle spese per la scuola (in milioni di euro):
Minori spese per innovazione e capitale umano (
Tavola III:7 pag. 54):
Anni : Milioni di Euro
2009 : 1.293
2010 : 2.809
2011 : 3.911
2012 : 4.561
2013 : 4.561
2014 : 4.561
Va detto che, trattandosi di dati di bilancio, non si tiene in alcun conto del fatto che con gli scatti di anzianità le spese sarebbero aumentate.
La spesa pubblica per l'istruzione naturalmente continua a calare. Questi i dati in percentuale sul PIL: (
Tavola V.1 pag. 71)
Anni : %
2005 : 4,2
2010 : 4,2
2015 : 3,7
2020 : 3,5
2025 : 3,4
2030 : 3,2
2035: 3,2
2040 : 3,2
2045: 3,3
Notevole è la distanza dall'UE che è al 5,2 %, drastica la diminuzione in seguito ai tagli decisi dalla Legge 133/08, la prospettiva di contenimento della spesa e quindi di rinunciare a nuovi investimenti. Alla pag. 75 si afferma che la riduzione della spesa nei primi anni deriva dalle "misure di contenimento della spesa per il personale" e dalla "riduzione strutturale della popolazione scolastica". I casi sono due: o hanno la sfera magica o vogliono espellere dalla scuola decine di migliaia di studenti per mandarli all'apprendistato. Il documento nella sua interezza è reperibile al link:
Camera.it.
C'è da aggiungere che un punto di Pil in meno equivale a 16 miliardi e quindi una riduzione così forte è probabilmente dovuta in buona aprte al blocco degli scatti di anzianità, che sono pertanto confermati.
Il taglio degli 8 miliardi della legge 133 non può da solo giustificare una cifra così grossa. Ricordate che il grosso della spesa per l'istruzione è dovuta agli stipendi. Questo furto richiederebbe una risposta pesante da parte dei docenti.