Indignarsi per vivere
Francesco Di Lorenzo - 23-04-2011
Dallo Speciale Notizie dal fronte



Ormai è chiaro a tutti, il nostro ministro dell'Istruzione si anima, si infervora, si danna l'anima, solo quando deve difendere il presunto l'onore del presidente del consiglio. Per tutto il resto, che si tratti di insegnanti o di studenti, il suo è un discorso menzognero ma pacato, risibile ma sereno, stupido nelle sua inutilità ma calmo. Un gradino in più di anima lo mette, sempre la Gelmini, quando deve difendere le scuole private ed offendere chi tenta di fare, o vorrebbe fare, un discorso sincero su di esse: ma si sa, la scuola privata è la sua malattia, la sua debolezza.

Che il suo suggeritore, aiutante, collaboratore ( qualcuno da dietro) spieghi ai normodotati che i numeri riportati in tabella sono solo minori spese, è un dettaglio. Anche perché, e questo è vero, se ci fossero stati altri tagli - pardon, minori spese o peggiori somme o finanche inferiori importi - il ministro Tremonti l'avrebbe chiamata per informarla. (Cos'altro ci sarà da tagliare se all'albero della scuola sono arrivati a potare le radici?).

Siamo seri e restiamo calmi ma soprattutto stiamo in guardia, perché 'la situazione non è buona...' che non è solo il titolo di una canzone di Celentano.

Una persona si aspetterebbe che un poco di anima e di indignazione il ministro la mostrasse anche per il fatto che 120mila giovani, ogni anno, abbandonano la scuola, accontentandosi solo della licenza media. Si tratta di una massa enorme di giovani dai 18 ai 24 anni, che raggiungono quasi il 20% in tale fascia di età.

Mentre in Europa gli altri paesi, sempre nella stessa fascia d'età, sono al 14,7% degli abbandoni e quindi più vicini all'obiettivo del 10% posto dalla Commissione europea. Ma per queste bazzecole non c'è speranza di indignazione. Per il ministro, semmai, questa è una situazione da affrontare pacatamente.

Dovrebbe, invece ed infine, indignarsi per il linguaggio arretrato, stupido, cattivo e menzognero che il premier continua ad usare ed abusare, in questo caso contro gli insegnanti.

Ma non si sente, non sente il ministro, che il verbo inculcare è così stantio, vecchio, obsoleto e inutile? Un verbo offensivo per l'intelligenza, perché fa strage di decenni di pedagogia, li cancella, li annienta. Un verbo che non tiene conto di leggi, norme, teorie e pratiche scolastiche. Questo dovrebbe dire, indignandosi per davvero, il ministro al suo premier.

Mi sa, però, che ad indignarci saremo essere solo, ed ancora, noi.


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