Viviamo nel paese in cui i ministri si spostano e si scelgono facendo attenzione alla loro incompetenza, specialmente negli affari del ministero che dovranno dirigere.
Le scene di mercato politico a cui assistiamo ogni giorno sono, per metterla sul banale, poco edificanti. Tali scene, di una evidenza conclamata, liberata da ogni traccia di pudore, alla fine, diventano modelli di uno squallore unico. E come tali si propongono, specialmente a ragazzi e giovani.
Altro che le chiacchiere sulla meritocrazia che chi dirige la scuola continua a blaterare. La realtà è questa, la lotta è assolutamente impari. Il modello batte qualsiasi discorso, che nel momento in cui viene proposto, diventa irreale, fumoso e ridicolo.
Ma il mercato incivile è solo un aspetto della questione. La realtà scolastica risulta molto più variegata. Succede, infatti, che i dirigenti scolastici (o presidi che dir si voglia) devono andare in classe a far lezione per mancanza di supplenti (che non possono chiamare per mancanza di soldi). La cosa non sarebbe neanche cattiva in sé, ma non trattandosi di scelta, ed essendo invece una sorta di emergenza tappabuchi, il gesto perde tutta la sua carica positiva.
Succede, ancora, che il MIUR, in modo subdolo, non diretto, ma lo stesso dannoso, ha deciso di innalzare il limite minimo di bambini per sezione di scuola dell'infanzia, che diventa ora di 18 unità. E così l'unica scuola che nel programma di riduzione e tagli non doveva essere toccata, viene penalizzata lo stesso. Il metodo è il solito: meschino. La conseguenza? Per tale motivo sono a rischio le scuole delle comunità montane: "Le scuole nei piccoli centri di montagna rappresentano un punto essenziale per la sopravvivenza e la prosperità del territorio", ha dichiarato, inascoltato, Nicola Danti, presidente della commissione Cultura della regione Toscana.
Infine, due deputati, uno del PDL e l'altro dell'UDC, hanno presentato una proposta di legge in parlamento per il ritorno del grembiule nelle scuole italiane. Naturalmente per le alunne (e per i maschi?).
Già all'inizio del suo mandato era stata il ministro Gelmini a parlare dell'opportunità del grembiule che, a suo dire, avrebbe garantito 'ordine, uguaglianza e decoro '. Sulla stessa linea, più o meno, anche le motivazioni dei proponenti attuali. Ordine e decoro, passino pure, ma l'ipocrisia dell'uguaglianza è veramente inaccettabile. La mentalità è questa: mettere un grembiule per nascondere gli abiti firmati delle studentesse che possono permetterselo. Tutto ridotto ad una semplice questione di apparenza.
Come se il grembiule non venisse mai tolto. Come se questa fosse l'uguaglianza.