Preoccupante commedia
Francesco Di Lorenzo - 19-03-2011
Dallo Speciale Notizie dal fronte




Grande è la confusione sotto il cielo della scuola e, per continuare con Mao, vorremmo tanto poter dire che dunque la situazione è eccellente.
Le notizie, se ci incamminiamo nella direzione della massima citata, sono in sintonia con il paradosso. C'è la proposta del PDL di istituire l'insegnamento dell'inno nazionale nelle scuole del primo ciclo d'istruzione. Ma il problema è che l'inno di Mameli non piace alla Lega, come abbiamo potuto costatare più volte in questi giorni.
E dunque hanno deciso di votare contro. Per di più, quando un onorevole della maggioranza ha rincarato la dose, ricordando che: "Al momento dell'unificazione, il Regno di Napoli presentava già un certo sviluppo industriale e aveva già una delle prime ferrovie: ciò a testimonianza del fatto che occorrerebbe un insegnamento maggiormente oggettivo della storia d'Italia", allora, un parlamentare della Lega non ce l'ha più fatta a trattenersi. Si è infuriato dicendo che per festeggiare l'unità del Paese piuttosto bisognerebbe adottare la lingua piemontese. Perché, ha ricordato, "il primo intervento del re nel neo istituito Parlamento nazionale fu fatto proprio in tale lingua". Applausi finali inframmezzati da fischi, e chiusura del sipario su questa specie di commedia che sa tanto di tragedia.
( Ma la situazione comunque, si percepisce, non è seria).

Prima il Tar del Lazio e poi il Consiglio di Stato lo hanno confermato, si può essere per legge precari a vita. O almeno fino a settant'anni che, non per dire, è una bella età. Infatti, accogliendo il ricorso di una docente che era stata esclusa dalle graduatorie al compimento del 65esimo anno di età, è stato deciso che un docente o un Ata precario non di ruolo, possono continuare ad accettare contratti di supplenza fino al compimento del 70esimo anno di età.
Evviva la libertà di continuare a sperare, per sempre.

Ultima notizia. il ministro Gelmini, intervenendo a Radio 1 Rai per il 150esimo dell'unità d'Italia, ha detto testualmente: "In occasione della riforma delle scuole superiori abbiamo rivisto anche i programmi di storia, perché riteniamo che lo studio della storia sia fondamentale". Ottimo...ci sentiamo più sicuri con governanti così attenti. Perché nelle scuole non si parlava di altro. Rivedere i programmi di storia era la priorità. Ed eravamo tutti molto preoccupati.


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