17 marzo: il cielo è sempre più blu
La Redazione - 17-03-2011
L'Italia c'è, non è un nome sulle carte. E ci sono gli italiani. Non portano retoriche coccarde all'occhiello, cravatte verdi o gigli del Borbone in un leghismo di rimbalzo che vorrebbe scendere al Sud.

Gli italiani ci sono, non chiudono gli occhi per non vedere, non fanno ipocrite feste, hanno buona memoria e coltivano la speranza.

L'Italia c'è e ci sono gli italiani. Si sono "fatti" nelle tragedie vissute assieme e nelle lotte che li hanno uniti, ben più che mille proclami, referendum e chiacchiere vuote della politica. Si portano dentro il tratto incancellabile d'una vicenda che li accomuna. Non è nazionalismo, è storia comune e forse Dna. Settentrionali venuti a morire nel colera del Sud, nell'ultimo scorcio dell'Ottocento, dissidenti perseguitati ovunque nel paese, operai presi a sciabolate in tutte le piazze dei nostri cento campanili, quando si lottava per i diritti: le otto ore, l'assicurazione obbligatoria sul lavoro contro gli infortuni, la pensione. I contadini senza terra, in lotta ovunque per più equi patti agrari e condizioni di lavoro degne di esseri umani; il popolo lacero e affamato, intisichito da uno sviluppo che pretendeva sottosviluppo in nome del saggio di profitto e della necessità di mercati di consumo; i milioni di veneti e campani, genovesi e calabresi, che, come i nordafricani d'oggi, scendevano in piazza a mani nude contro i cannoni caricati a mitraglia o emigravano in cerca di lavoro e dignità.

Gli italiani si son "fatti" nelle trincee sul Piave, sardi, siciliani, piemontesi, che non sapevano cosa temere di più, nella guerra del capitale, se gli sventurati austriaci delle trincee "nemiche" o gli scherani dei padroni che sparavano nella schiena di chi cedeva alla paura; si sono "fatti" nei campi di prigionia. Uomini d'ogni regione, condannati a morir di fame da padroni e nazionalisti imboscati che li ritennero traditori, come Bixio aveva massacrato i contadini di Bronte, Cialdini, Lamarmora e Cadorma i meridionali ribelli, Bava Beccaris gli operai a Milano, Giolitti i proletari di tutt'Italia, Mussolini gli antifascisti e Scelba i "comunisti".

Gli italiani ci sono, sono nati nei deserti d'Africa e nel gelo siberiano, dove li mandò a morire il capitale, si sono riconosciuti uguali, sui monti della guerra partigiana, uomini e donne "che volontari si adunarono per dignità non per odio", figli d'ogni monte e campanile del paese delle cento città.

L'Italia c'è, nelle sue fabbriche attaccate da Marchionne e Confindustria, c'è coi suoi giovani scesi in piazza a Roma contro un potere sempre uguale a se stesso e sempre pronto a cambiare perché nulla cambi. C'è, lotta ancora nelle piazze e nei luoghi di lavoro, nei collegi docenti di quelle scuole che invano si prova a piegare.
L'Italia c'è. E ci sono gli italiani. Non fanno festa. Lottano.
E non dimenticano il colore del cielo.



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 Lorenza Marulli    - 19-03-2011
150 anni: nessun tricolore alla mia finestra

Nessuna voglia di festeggiare, nessuna bandiera alla mia finestra. Amo l'Italia, geograficamente, morfologicamente perchè non c'è luogo più bello e più vario al mondo. Amo l' Italia e mi emoziono come una bimbetta di fronte alla sua arte e alle sue lettere, mi commuovo di fronte al genio di grandi Italiani. Amo l' Italia per i suoi profumi, per i suoi colori, per i suoi sapori che inebriano testa e cuore. Amo la lingua, così armoniosa e ricca, così pregna di forti significati e di profondi, arcaici legami con magnifiche e passate civiltà. La amo, di un amore espresso nei miei gesti quotidiani, piccoli o grandi, nella costanza che è insita nell' amore ricambiato. Ma non posso festeggiare una Unità che non c'è mai stata, parlo di quella Unità tra Italiani che fa l'Unità di una nazione, che fa di una nazione una patria. Non c'è vera libertà, non c'è mai stata perchè non c'è uguaglianza e non c'è uguaglianza perchè non c'è fratellanza e la prova provata è l'abisso di sviluppo economico tra nord e sud, la prova provata è il forte razzismo persino nelle città stesse, persino tra chi abita in un attico e chi abita ai primi piano di uno stabile. La prova provata è la distruzione della fascia media, il divario sempre più ampio tra ricchi e poveri. La prova provata sono tutti i governi che si sono succeduti e che hanno saccheggiato, maltrattato, svuotato, sconvolto e ancor più diviso un popolo. La prova provata è la ferocia negli stadi e nelle ideologie politiche, la superficialità, l'indifferenza, l'opportunismo, la falsità, la prostituzione mentale. Tutto imperante...
Stamattina ho detto a mio marito: nessuna nazione è veramente unita, nessuna nazione è patria. Ma questo non mi consola.
Ieri si festeggiava cosa? Da oggi si ricomincia, come quando finisce la festa per un mondiale di calcio che si è vinto. Da oggi si ricomincia : rubare, sfruttare, violentare, raggirare, denigrare, prevaricare, offendere, avvelenare, distruggere.
Nessun tricolore ieri alla mia finestra. Preferisco tenerlo nel cuore.