breve di cronaca
Riflessioni a proposito delle manifestazioni del 12 marzo 2011
Manifesto dei 500 - 12-03-2011
Sabato 12 marzo, in molte città del Paese, si svolgono manifestazioni "Per la difesa della Costituzione - Per la difesa della scuola della Costituzione", sotto lo slogan "Se non ora, quando?", lanciato in occasione delle manifestazioni delle donne del 13 febbraio.
Le manifestazioni sono state convocate anche contro le ultime, gravissime, dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Berlusconi, contro la scuola di Stato, quella scuola di cui lui dovrebbe essere il primo garante, il primo promotore.
Il "Manifesto dei 500", nell'unirsi al coro di indignazione sia per queste dichiarazioni, sia specialmente per l'attacco alla scuola pubblica che quotidianamente viene portato avanti da questo governo, sottopone a tutte le persone che partecipano alla manifestazione e a tutti i cittadini interessati alla difesa della scuola pubblica le seguenti riflessioni.
Partiamo innanzitutto dallo slogan "Per la scuola della Costituzione".
Che nella nostra Costituzione siano inscritti principi fondamentali da difendere, oggi attaccati, è un fatto appurato sul quale non ritorniamo in questa sede.
Ma che nella nostra Costituzione esistano oggi anche elementi reazionari è un altro fatto.
In essa, dal 2001, cioè dalla prima "riforma" del Titolo V, ci sono infatti: 1) la regionalizzazione di una parte importante del sistema, che è la base del continuo pericolo di smembramento della scuola nazionale e il veicolo per la sua privatizzazione; 2) la sussidiarietà, principio imposto dall'Unione Europea per privatizzare e regionalizzare tutti i servizi pubblici, base per tutte le leggi che i governatori di destra e "sinistra" hanno varato in questi anni nelle Regioni per finanziare le scuole private e sottrarre soldi alle pubbliche; 3) l'Autonomia Scolastica, che è il punto di riferimento esplicito di tutte le leggi di attacco alla scuola pubblica di questi anni.
Un primo problema si pone dunque: si può difendere la scuola pubblica senza denunciare tutto ciò, chiederne il ritiro, chiarire che noi difendiamo i principi che erano inscritti nella Costituzione del 1948, mai realizzati a fondo e oggi violati, e non il testo così come si presenta oggi?
Questo problema ci conduce ad una seconda questione.
Alle manifestazioni di sabato parteciperanno molti rappresentanti di forze politiche che sono state alla testa della "riforma" del Titolo V del 2001 e di tutte le peggiori politiche di questi anni.
Certo, negli ultimi 35 mesi la distruzione della scuola pubblica è stata attuata, ad un ritmo mai visto, da Berlusconi-Gelmini-Tremonti-Brunetta. Ma chi può tacere il fatto che questi ministri si sono appoggiati sulle leggi e le norme varate in precedenza - e delle quali hanno più volte ringraziato! - e hanno proseguito, approfondendola, la stessa politica che dal 1996 viene portata avanti da tutti i governi, di ogni colore politico?
Su quale base saranno in manifestazione le persone che hanno attuato questa politica?
A chi giova questa confusione? Non ne abbiamo già fatto esperienza nel 2006, quando la mancanza di chiarezza aprì la porta non solo alla non abrogazione della legge Moratti, ma anche alla politica del ministro Fioroni (che ha appunto annunciato la sua presenza in piazza sabato), che a sua volta ha poi aperto la porta alla tempesta dell'attuale governo?
Questo problema è direttamente collegato ad un altro: le manifestazioni del 12 marzo, accanto agli slogan enunciati, non hanno alcuna rivendicazione concreta..
Non c'è la richiesta di ripristino dei posti soppressi. Non c'è il ritiro integrale della "sperimentazione" sul "merito", né l'abrogazione della legge Brunetta che la rende possibile. Non c'è il ripristino dei Programmi Nazionali, base della scuola di una Repubblica veramente rispettosa dell'art. 3 della Costituzione. Non c'è il ripristino di tutte le classi a Tempo Pieno negate e soppresse. Non c'è l'abrogazione della "riforma" delle superiori e il ripristino del diploma statale.
del terzo dei Professionali. Non c'è il ritiro del blocco dei contratti e degli stipendi.
Il Manifesto dei 500 ha già posto a più riprese questo problema con lettere aperte, ai vari gruppi, associazioni etc... A chi giova evadere sistematicamente la questione?
Una cosa è certa: senza rivendicazioni, evidentemente, non si apre alcuna prospettiva concreta alle mobilitazioni. Non sarebbe invece compito degli organizzatori delimitare bene il terreno e appellarsi alle forze dell'opposizione e ai sindacati perché l'unità si realizzi non su parole d'ordine generiche che lasciano spazio alle ambiguità, ma su contenuti precisi, per aprire davvero una via d'uscita?
Da parte nostra siamo disponibili, su questa strada, ad intraprendere tutte le azioni comuni e a mobilitarci nell'unità più larga possibile.
Un'ultima questione che poniamo sul tappeto è la seguente.
Da anni, e in modo più diffuso nell'ultimo periodo, circola nel movimento il bellissimo e preoccupante discorso di Calamandrei del 1950.
Ma qual è oggi quel "partito al potere", quel "partito dominante" che sta attuando quella profezia così lungimirante e angosciante.
Il partito di Berlusconi? Certo, non c'è alcun dubbio che Berlusconi ne faccia parte e ne sia leader con Bossi, Tremonti etc....
Ma se grattiamo un po' la superficie, ci accorgiamo che tutti i partiti e i governi hanno attuato questa politica, hanno concorso a demolire la scuola pubblica, i posti, i finanziamenti, l'immagine degli insegnanti, il loro statuto, i programmi, la scuola come istituzione.
E' necessario ricordare che Berlinguer ha portato il primo attacco a posti, programmi, libertà d'insegnamento, e ha varato la legge di Parità e l'Autonomia? E' necessario ricordare la sua dichiarazione in cui si vantava di "consegnare a chi veniva dopo di lui, chiunque fosse" questi provvedimenti? E' necessario ricordare che oggi è la "sinistra" ad invocare una "giusta valutazione degli insegnanti" o la "riduzione" dei tagli, oppure a dire alla Gelmini che "con qualche modifica si può discutere la riforma universitaria" - mentre centinaia di migliaia di studenti, ricercatori e lavoratori prendevano d'assalto il Senato - salvando così, di fatto, Berlusconi? E che cosa dire delle dichiarazioni di questi giorni con cui, addirittura, si richiede un federalismo più profondo e l'attacco al contratto nazionale?
Ci accorgiamo allora che questo "partito unico" è qualcosa che va ben al di là di Berlusconi e che dipende da quel "pensiero unico" imposto prima di tutto dall'UE e dalle sue politiche.
Anche per questo motivo pensiamo che la questione delle rivendicazioni precise su cui manifestare resti una questione centrale se si vuole davvero aprire una prospettiva, prima di tutto per fermare questo governo e poi, più in generale, per la difesa e la riconquista di una scuola pubblica laica, di qualità, che concorra ad assicurare a tutti i cittadini concretamente, e non solo con gli slogan, gli obiettivi dell'art. 3 della Costituzione.

"Manifesto dei 500", 9 marzo 2011
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