Grazie ai colleghi.
Riporto l'articolo che ho scritto per l'Unità del 9 febbraio.
Paola
Quando pensate ai rom, bisogna che pensiate a un popolo di bambini.
I bambini che vengono a scuola e ti raccontano dei loro 6, 7, 9 fratelli e quando disegnano la loro famiglia, hanno sempre bisogno di un foglio più grande degli altri. Invece se chiedi di disegnare la loro casa bastano due o tre linee e poi, quando gli chiedi:
ma dov'è la cucina, dove fa la cena mamma tua? Loro dicono:
fuori, con le zie, sul fornello.
Il fuoco fuori, pericolo costante per i bambini, e loro raccontano di scottature o di sgridate perché hanno rovesciato la pentola mentre correvano in bici. Ma peggio ancora il fuoco dentro, il braciere per scaldare la stanza dove dormono. Ogni tanto qualcuno arriva con una brutta ustione su una mano, le vesciche. E poi dicono: Fa male, mamma mi ha sgridato perché non sono stato attento al fornello. E allora lo mandi dalla bidella che gli sistema una fasciatura, perché pomate per le ustioni a scuola non le abbiamo. E noi maestre tremiamo. Perché gli incendi nelle baracche ci sono già stati.
Bambini che vengono a scuola. Questo bisogna ricordarlo e ricordare che è la scuola è un diritto inalienabile. Bisogna anche pensare che se i bambini sono a scuola, sono in un posto sicuro, caldo, senza pericoli. Che a scuola si impara a diventare cittadini . Si impara un modo diverso di vivere, magari migliore di quello dei propri genitori. Forse si impara che si può crescere senza ripercorrere gli errori dei genitori, che siano ladruncoli o grandi evasori fiscali.
Nella scuola dove insegno ci sono iscritti 47 rom. Non tutti vengono assiduamente, qualcuno lo conosciamo poco. Quelli che vengono sempre sono i bambini che stavano al campo abusivo di Casilino 700, nel fosso di Centocelle, sgomberato l'11 novembre 2009 con un'operazione di polizia e esercito che, all'alba, ha distrutto le baracche e portato via donne e bambini da una parte e uomini da un'altra. Riporto cosa ci ha raccontato Valentin, 10 anni, di quell'alba tragica. "
Con le ruspe hanno buttato giù tutte le casette, a un certo punto io sono rientrato di nascosto nella baracca per prendere un pallone (era il pallone della Nike di Totti) che stava sotto al letto, a un certo punto il tetto è crollato sopra al letto, sono scappato in cucina, ho rotto la finestra e sono uscito. Lo zaino di scuola è rimasto lì. Non ho più i quaderni"
Valentin e gli altri sono stati portati al centro di accoglienza di via Salaria. Una cartiera dismessa, inospitale, sulla via Salaria, lontana da tutto. Noi maestre e la dirigente abbiamo richiesto con forza che il Comune garantisse il trasporto per continuare la frequenza nella classe di appartenenza. La distruzione della casa, per quanto povera, l'allontanamento da una parte della famiglia, la fine della routine quotidiana se accompagnati anche alla perdita della scuola, del gruppo classe, dei rapporti affettivi con maestre e compagni è dirompente per i bambini piccoli . Non c'è stata risposta. Si vede che nel giro di nomine all'Atac si sono dimenticati di assumere qualcuno che organizzasse il trasporto a scuola per i bambini dei campi rom. Bambini sgomberati, come mobili vecchi.
Bambini come gli altri, bambini europei.
Dopo lo sgombero alcune famiglie hanno coraggiosamente proseguito ad accompagnare i bambini alla nostra scuola a Centocelle, uscendo alle 6 dal centro di via Salaria per arrivare in tempo alla prima campanella. Poi alcuni si sono arresi e hanno trasferito i bambini in scuole più vicine. Oppure non frequentano più, non lo sappiamo. Alcune famiglie si sono spostate nel centro occupato di Metropoliz sulla via Prenestina : una fabbrica dismessa dove, con l'aiuto di volontari, hanno organizzato una comunità, costruendo casette, pulite e dignitose, dove sono ospitate solo famiglie con bambini. I sevizi sono minimi, le piogge dell'autunno hanno fatto danni anche all'interno e le mamme dicono che i bambini giocano troppo nell'umido. Hanno problemi ad asciugare i panni e allora noi maestre ogni tanto ci facciamo portare i vestiti sporchi ( ci danno solo quelli dei bambini) e li laviamo nelle nostre lavatrici, così i bambini possono venire a scuola puliti. Perché queste mamme e questi papà hanno continuato a portare i bambini a scuola all'Iqbal Masih con attenzione e cura per il percorso scolastico dei loro bambini, che sono sempre puliti, con il materiale che serve a scuola, sempre presenti a tutte le iniziative, alle gite, al teatro . Sono una decina, dai 3 ai 9 anni. E' bellissimo vederli arrivare: un paio di piccoletti , se non piove, li porta il papà sulla bici, nel cestino. Un altro gruppetto viene con l'Ape car. Altrimenti con l'autobus. Due autobus, di quelli che non passano mai. Non arrivano mai in ritardo, non tardano mai a venire a prenderli alle 16.30. All'uscita le mamme ci chiedono se i bambini sono stati bravi, se imparano. Molti genitori sono analfabeti, anche se giovanissimi. Ma vogliono che il bambino impari a leggere e scrivere. La mamma di Flori mi dice stupita che il bambino, 6 anni, cerca sempre libri e le ha fatto vedere quello preso in prestito dalla biblioteca scolastica. Un libro sul mare, che Flori non ha mai visto in vita sua. Stiamo pensando di organizzare una gita al mare con tutta la classe per la primavera. Speriamo che il campo di Flori e degli altri non venga sgomberato prima.