Normalità impazzita
Francesco Di Lorenzo - 09-02-2011
Dallo Speciale Notizie dal fronte



Non possiamo proprio lamentarci. Per il MIUR tutto è nella norma.
Vale a dire nella normalità del solco tracciato dalla pura follia. Che continua il suo corso o la sua corsa. Chissà?
La notizia è che per il prossimo anno scolastico, al fine di realizzare il terzo atto dei tagli programmati, ci saranno 19.700 cattedre e 14.167 posti Ata in meno.
Per attuare il programma, al ministero pensano di ridurre ulteriori ore alle terze classi dell'istituto professionale; innalzare di 0,10 unità il rapporto alunni/classi; estendere nella primaria le 27 ore settimanali di offerta formativa nelle classi prime, seconde e terze; procedere all'ulteriore eliminazione di 4.700 docenti specialisti di lingua inglese, sempre nella scuola primaria; tagliare 3.000 posti nei corsi serali. Un programmino niente male, insomma.

Per continuare nel solco della normalità impazzita, c'è da sperare che qualche autorità si scandalizzi alla lettura del dato record che a Palermo, tra alunni dispersi e bocciati, si arriva al 16%. E nelle altre città della regione la percentuale scende di poco. Insomma, quando si semina da due anni a questa parte una totale mancanza di attenzione verso il problema, il risultato giunge in fretta: nelle regioni già problematiche arriva, senza mezzi termini, la catastrofe.
Scommettiamo che a qualcuno verrà in mente di tirar fuori differenze presunte e sostanziali?

Sommando il tutto alla notizia che i nostri quindicenni hanno difficoltà a leggere e scrivere (dati Ocse-Pisa di dicembre), ma soprattutto addizionando l'altra notizia che tale difficoltà riguarda anche gli adulti, l'esplosivo è pronto. Come e quando esploda, questo è un dilemma che bisognerebbe cercare di sciogliere.

Così, tra lingue di minoranze da tutelare e dialetti veri e propri che aspirano a diventare qualcosa in più, arriveremo come nella pubblicità a non capirci più (ammesso che ora ci si capisca).
Fieri di parlar bene la nostra lingua locale, sapremo che un giorno parleremo anche una lingua comune. Perché, "L'apprendimento della lingua italiana avviene sempre a partire dalle competenze linguistiche e comunicative che gli alunni hanno già maturato nell'idioma nativo: appare necessario, quindi, un decisivo potenziamento delle strutture, delle modalità didattiche delle risorse professionali specifiche a partire dalla scuola dell'infanzia". Tale è la segnalazione del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione al ministro Gelmini.

Siamo contenti! Euforici!

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