Integrati o discriminati?
Insegnanti dei CTP di Milano e Provincia - 05-02-2011
I test di lingua italiana per i cittadini stranieri

Gli insegnanti dei CTP di Milano e Provincia, riuniti in assemblea sindacale il giorno 4 febbraio 2011 per discutere in merito al Decreto Ministeriale del 4/6/10 che fissa le modalità di svolgimento del test di conoscenza della lingua italiana per il rilascio dei permessi di soggiorno a tempo indeterminato ai cittadini stranieri,

considerano il DM 4/6/10 lesivo dei diritti fondamentali delle persone.

La normativa, che lega il rilascio del permesso di soggiorno ad una soglia di conoscenza della lingua italiana, discrimina le persone su base linguistica. L'apprendimento della lingua infatti, eccezionale strumento di inserimento dei cittadini migranti nel nostro paese, diventa così un obbligo, un requisito senza il quale non è possibile accedere al rilascio di un permesso di soggiorno.
Introdurre un test obbligatorio senza aver prima previsto un piano articolato per l'insegnamento della lingua italiana crea un'evidente discriminazione dovuta ai pregressi livelli di scolarizzazione, alle condizioni quotidiane soggettive di lavoro, alla lingua madre di provenienza e alle disponibilità economiche delle persone.

Una società democratica deve prima di tutto offrire le condizioni necessarie affinché l'inserimento e l'inclusione siano possibili.

I migranti sono i primi a essere consapevoli dell'importanza di conoscere la lingua italiana, i diritti e i doveri di cittadinanza per integrarsi positivamente nella nostra società.
La loro domanda di formazione, soprattutto linguistica, è già oggi superiore alle possibilità che i CTP hanno di far fronte alle richieste, dovendo spesso ricorrere a liste d'attesa, alla riduzione del tempo scuola, o al supporto di altri enti e associazioni di volontariato.
Di fronte alla forte domanda di formazione che proviene dagli immigrati si risponde con un "esame" che penalizza le persone che, per svantaggi sociali ereditati dai propri paesi e confermati in Italia, non hanno potuto acquisire strumenti culturali e linguistici sufficienti, ma che comunque vivono e lavorano nel nostro paese.

Con il decreto si aggiunge una difficoltà inutile, onerosa per lo stato, discriminante per le lavoratrici e i lavoratori stranieri e contraria a una politica finalizzata al reale inserimento degli immigrati.

Il ruolo fondamentale della scuola è quello di predisporre percorsi formativi non quello di sancire, con un test, gli ostacoli sociali e la differenza tra chi ha studiato e chi non ha potuto farlo.
I CTP, nella scuola pubblica, sono deputati, per quanto riguarda gli adulti immigrati, a garantire il diritto all'istruzione e la piena fruizione dei diritti di cittadinanza attiva, rispondendo alla necessità di formazione linguistica e promuovendo la conoscenza dei valori costituzionali e delle regole di convivenza del nostro Paese nel rispetto delle diverse identità e culture.

Affidare agli insegnanti dei CTP il compito di predisporre i contenuti delle prove d'esame e di organizzare la somministrazione dei test, al di fuori dei percorsi di formazione propri dei CTP, è in contrasto con il loro ruolo educativo.

Un provvedimento finalizzato a una reale integrazione dovrebbe valorizzare il ruolo dei CTP e dovrebbe potenziare le opportunità scolastiche e formative.

Il Decreto, invece, inserisce un'inutile vessazione che serve solo ad allungare le procedure di rilascio dei permessi di soggiorno, crea notevoli difficoltà organizzative da parte di tutti i soggetti coinvolti nella gestione degli esami e uno spreco di risorse pubbliche: un esame non serve a migliorare la gestione del fenomeno immigratorio, ma soprattutto non produce integrazione e non produce cultura.

Gli insegnanti dei CTP di Milano e Provincia

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