Sì alla meritocrazia, purché gli insegnanti vengano pagati meglio. Lo sostiene Tina Cupani, segretaria provinciale della Cisl scuola, inserendosi nel dibattito sull'annunciata valutazione dei docenti, considerata ormai necessaria per una scuola che ambisca a competere a livello internazionale.
«A questa svolta che appare sempre più vicina non c'è ragione di opporsi - spiega la sindacalista - a patto che vengano messe in campo risorse economiche consistenti che portino le retribuzioni dei docenti italiani agli stessi livelli dei loro colleghi europei».
«È ormai finito il tempo degli eterni rinvii - fa notare Cupani - bisogna governare il cambiamento prima che cali dall'alto, gestendo contrattualmente tutta la partita della valutazione. Per questo diciamo sì ad una proposta che deve partire dai docenti e soprattutto deve essere condivisa, in modo da giungere a questo appuntamento con posizioni chiare e proposte convincenti e non essere costretti a subire inevitabilmente quelle altrui». Tina Cupani sottolinea come siano in atto da tempo cambiamenti culturali e di scenario sociale che investono tutta la pubblica amministrazione. «Si è diffusa velocemente - dice - la cultura della qualità in base alla quale è dato per scontato che anche la Pubblica amministrazione debba rispondere a tutta una serie di requisiti e standard qualitativi che producono ricadute positive nella vita dei cittadini. Questo vale anche per la scuola che si ritrova investita di una grande responsabilità sociale e non può più sottrarsi alla verifica e alla valutazione obiettiva del suo operato».
Nella scuola spuntano dunque termini fino a ieri inimmaginabili, almeno per chi sta in cattedra e non sui banchi: verifiche, giudizi, valutazioni dei risultati conseguiti. "Su questo anche l'atteggiamento degli insegnanti registra un significativo cambiamento di indirizzo - prosegue Cupani - come testimonia un'indagine condotta dalla Cisl in collaborazione con la Swg e come confermano studi analoghi, vedi Fondazione Agnelli e Iard, dai quali emerge che i docenti non si sottraggono e non temono la valutazione, dichiarando anzi di volersi mettere in gioco». Indispensabile a questo punto, insiste la Cisl, sviluppare un sistema nazionale di valutazione serio e qualificato, in altre parole quello che potrebbe essere definito un "Sistema per lo sviluppo della qualità della scuola".
«Il Sistema che immaginiamo - conclude la segretaria della Cisl scuola - dovrebbe essere finalizzato e orientato a sostenere e migliorare la didattica, incentivare le scuole, aiutare e valorizzare il personale. Non ci interessano, o meglio, non condividiamo modelli meritocratici che esaltino solo ed esclusivamente un individualismo esasperato. Non servono alla scuola, non fanno crescere la professionalità di chi ci lavora. Guardiamo invece con interesse a modelli che valorizzino il lavoro di tutti e non distinguano la valutazione degli insegnanti dalla valutazione delle scuole».