No, grazie, il cappuccino mi rende nervosa....
Sandra Coronella - 25-10-2002
La notizia, comparsa sul Corriere di alcuni giorni fa, dell’esistenza di un gruppo di *esperti bipartisan* che stanno lavorando su un progetto di riforma della scuola ha generato sconcerto e reazioni negative soprattutto in alcuni di noi, cioè di coloro che negli ultimi mesi più si sono impegnati nell’opposizione alla *controriforma Moratti*.
Non si è trattato di una sorpresa, diversi articoli (Mancina, Ferrantini…) erano comparsi anche in rete, ma ciò che forse ha ancora più allarmato è stata proprio l’idea dei *lavori in corso* di questo gruppo, a cena o davanti a un cappuccino – come ci informa sollecitamente il Corriere….
I diversi motivi di malcontento, accantonati ma certo non scomparsi, verso il precedente governo, la diffusa diffidenza verso le manovre dei politici…il tutto messo in relazione ad un quadro politico in movimento, secondo alcuni, verso modificazioni a breve e nuove alleanze…ce n’è abbastanza per far gridare – da diverse parti - al *pasticcio*….

Pur avendo avuto anch’io, di primo acchito, un’impressione negativa, voglio provare a liberarmene.
Non sono brava in dietrologia né in previsioni, e tutto sommato il fatto che nel gruppo non compaiano politici *in servizio attivo*mi tranquillizza un po’.
Non voglio pensare (ma perché siamo ridotti a farlo sempre?) a logiche di potere o interessi inconfessabili.
La necessità di darsi – per lavorare sulla scuola – tempi ragionevolmente lunghi, mi pare d’altra parte confermata proprio dalle vicende degli ultimi anni, e neppure è detto che il confronto fra orientamenti diversi debba per forza portare ad un compromesso in senso deteriore.

Proviamo poi anche a guardare gli obiettivi enunciati dal gruppo, ad esempio *riqualificazione della scuola di base* ( ma il ragionamento vale anche per gli altri)…certo, chi può dichiararsi contrario?

Sono convinta (come forse lo sono anche loro, gli esperti, ) che:

- La scuola è questione nazionale non meno dell’economia e della giustizia, per cui credo che sia possibile, anzi necessario, enucleare alcuni valori – ad esempio il valore dell’istruzione e la difesa della scuola pubblica – rispetto ai quali è possibile un impegno convergente di forze di destra e di sinistra che mantengono a riferimento la nostra Costituzione. Sembra poco, ma non lo è.

- Rispetto a molti dei problemi nodali, le soluzioni concrete da applicare non le possiede con certezza nessuno, esistono diverse idee, e la discriminante non sempre passa fra destra e sinistra.
Pensiamo per esempio a quanti hanno accusato la riforma Berlinguer di *promozionismo* …sono di destra o di sinistra? Pensiamo all’anticipo scolastico, e al problema in qualche modo connesso dell’età di uscita dal ciclo scolastico….qual è l’idea di destra, quale quella di sinistra? Un piccolo excursus storico sulla genesi delle varie proposte potrebbe rivelarci cose interessanti…

Questo significa forse che – allora – le soluzioni ai problemi della scuola sono *neutre* rispetto alla politica e che quindi si tratta solo di scelte tecniche? Penso decisamente di no e penso che proprio su questo terreno si collochi la vera critica da rivolgere al gruppo degli *esperti bipartisan*:
Quella di collocarsi in un contesto astratto, quasi indifferente rispetto a ciò che accade in Italia.

Non a caso il Ministro Moratti è stato ben pronto a *promuovere* il loro lavoro, perché costituisce – dal suo punto di vista – l’avvallo, la giustificazione a sostegno di un’accusa di strumentalità politica a coloro che appunto le si oppongono.
*La scuola è di tutti, ogni contributo è prezioso* dichiara la ministra…già, proprio lei, di cui abbiamo apprezzato la disponibilità al confronto in occasione della finanziaria, delle misure urgenti assunte con decreto e della stessa sperimentazione che – non dimentichiamolo – se non si fosse scontrata con le esigenze economiche e anche con il movimento di lotta nel Paese coinvolgerebbe oggi non qualche decina di scuole, ma tutte….

E su questo non una parola, almeno per ora, nelle interviste sui giornali (il Corriere e altri minori) di questi personaggi, ad esempio Campione, di cui non so niente se non quello che ho letto appunto sui giornali, che fu segretario di Berlinguer, e che parla di letture ideologiche.
E una simile domanda rivolgerei a Claudia Mancina, ex parlamentare ds, che rimprovera all’opposizione di non aver favorito l’approvazione di una riforma (la Bertagna) che definisce *un pochino più a destra* della riforma Berlinguer.
Ma si dimentica, mi pare, che una riforma in questo Paese c’era già, era – con tutti i suoi difetti – la riforma dei cicli, che era già legge dello Stato.
Sarebbe stato allora più *normale* lavorare a modificare quella legge o cestinarla con una riga, per poi riproporne un’altra che – dice la Mancina – non è poi così diversa?

Non si tratta certo di questioni di metodo o di puntiglio, ma di due questioni di sostanza, sostanza politica e sostanza di contenuti, rispetto alle quali – queste sì – si definisce il confine, la linea di demarcazione.

La prima questione (e su questa abbiamo scioperato il 18 ottobre) è che la scuola non può trovare soluzione ai suoi problemi senza un cambiamento profondo degli indirizzi di politica generale, economica e sociale.
Qualunque sia la *ricetta* che il gruppo di esperti riuscirà a confezionare, non è possibile sostenere una riforma della scuola basata su un taglio di risorse. Per quanto rigorosi si possa essere nella razionalizzazione delle spese, non è possibile garantire *più scuola per tutti* e – non meno indispensabile – una condizione dignitosa a chi lavora a scuola senza investimenti, anzi con una riduzione secca delle spese.
La proposta Bertagna (quale? La prima? La seconda?) non avrà avuto in sé, o almeno non tutte esplicitate, le nefandezze che le sono state attribuite, ma non si muoveva certo nella direzione giusta, sotto questo punto di vista.
Sottacerlo, ed anzi mettersi magari a discutere e a mediare su singoli aspetti, non sarebbe stato politicamente corretto, ma sarebbe stato se mai un atto di grave scorrettezza nei confronti del Paese, dei cittadini, che non avrebbero avuto più alcun punto di riferimento né alcun elemento di chiarezza rispetto alle questioni in gioco.

La seconda, e sostanziale, credo sia quella che mette la rabbia, la frustrazione, la delusione nell’animo delle persone di scuola che leggono certe notizie: il pensiero di una riforma ancora una volta elaborata in *segrete stanze*, magari con il bilancino degli equilibri di partito, e poi da calare sulla testa degli insegnanti, degli alunni e delle famiglie.
Ammettiamo pure che non sia così, che i nostri esperti siano solo studiando delle ipotesi, da sottoporre poi al giusto dibattito e alla giusta verifica da parte di chi deve esserne protagonista….bene, allora lo si dica con chiarezza, e non si faccia finta, almeno da parte di coloro fra questi che si dicono di sinistra, di non sapere o di dimenticare che il primo motivo di opposizione a questo ministro e alla sua politica è stata la sua assoluta incapacità e non volontà di confrontarsi, il suo decisionismo menageriale (rivelatosi poi anche inefficiente), il suo stile propagandistico ma in realtà chiuso e sordo ad ogni dialogo (gli stati generali dell’inverno scorso se li ricorderà pure qualcuno…).

Del resto, da un governo che si muove con l’obiettivo di blindare e di asservire ai propri interessi particolari la giustizia, l’informazione ed anche l’economia del Paese, non credo proprio che ci si possa aspettare altro.
Mi stupisco che da parte di persone che – sia pure ora con il ruolo di esperti – ben conoscono la politica, simili aspetti non siano colti.
Speriamo bene…per ora, niente cappuccino, grazie….
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