Bilanci in rosso per la scuola italiana
Francesco Mele - 03-12-2010
SCUOLE STATALI

(Dati ISTAT, fonte Tuttoscuola)

Nel 1990 l'Italia spendeva per l'istruzione il 10,3% dell'intera spesa pubblica.
La spesa per l'istruzione è andata da quel momento diminuendo fino a diventare nel 2008 pari al 9,3%, cioè un punto percentuale in meno rispetto a quella del 1990.
Questa diminuzione ha avuto come conseguenza che negli anni dal 1990 al 2008 all'istruzione sono stati destinati complessivamente ben 80 miliardi di euro in meno!
Per il solo 2008, ultimo anno di rilevazione, sempre a causa di questo calo percentuale, all'istruzione sono stati destinati 7.734 milioni di euro in meno (7,7 miliardi) l'equivalente, cioè dell'intera manovra finanziaria sulla scuola per gli anni 2009-2012; invece di compensare la perdita di quasi 8 miliardi l'anno - per il fatto che non si è mantenuta la stessa incidenza della spesa del 1990 - si è deciso di fare un taglio aggiuntivo all'istruzione dello stesso importo e cioè: 7.832 milioni di euro in meno (7,8 miliardi) nel triennio 2009-2012 (Legge 133/08, art. 64, comma 6).
Questo ulteriore taglio verrà realizzato mediante (Legge 133/08, art. 64, commi 1-4):

- incremento di un punto del rapporto alunni/docente (attualmente 11 alunni per ogni docente in Italia e 13,3 alunni per ogni docente nei paesi Ocse dove però non si considerano gli insegnanti di sostegno e delle scuole materne)

- una riduzione complessiva del 17% del personale non docente e cioè 44.500 posti di lavoro in meno

- una riduzione del numero complessivo di docenti pari a 87.400 posti di lavoro in meno

- una riduzione delle ore/discipline, ad es. nei tecnici e professionali vuol dire da 528 a 660 ore in meno nei 5 anni

- aumento del numero di alunni per classe (si raggiungeranno punte massime fino a oltre 30 alunni per classe)

- ridimensionamento della rete scolastica (chiusura di scuole nei piccoli comuni)

- "maestro unico" e abolizione degli specialisti di inglese alle elementari


SCUOLE PRIVATE

Le scuole statali ricevono quindi sempre meno soldi dallo Stato.
Nelle scuole private invece il finanziamento statale dal 2000 (anno dell'istituzione della parità scolastica) al 2007 è triplicato passando da 179 milioni € a circa 545 milioni €, senza contare i finanziamenti delle regioni e degli enti locali e i buoni scuola alle famiglie che scelgono le private (questi ultimi quintuplicati dal 2002 al 2006, da 30 milioni a 157 milioni €).


CONTRIBUTI VOLONTARI

Le scuole statali si "arrangiano" chiedendo, sempre più spesso e in modo sempre più consistente, soldi alle famiglie.
Sono i contributi volontari, che spesso vengono fatti passare per obbligatori o addirittura, in alcuni casi, per tasse scolastiche.
Secondo l'AGE (Associazione Italiana Genitori), l'ammontare nazionale di tali contributi supera 1 miliardo di euro.
Nelle scuole superiori di Carpi (Modena) il contributo volontario va dagli 85€ all'anno del Meucci ai 150€ all'anno del Vinci.


RESIDUI ATTIVI

Ma lo Stato rende difficile la vita delle scuole perché dal 2006 promette fondi che poi non eroga. Nei bilanci delle scuole questi crediti verso lo Stato vengono detti "residui attivi", e nelle nostre scuole in città si raggiungono vette intorno ai 300.000€, ma in provincia si arriva anche a 400.000€ e in giro per l'Italia qualche scuola è arrivata anche a 600.000€.
In provincia di Modena al 12.3.09 i residui attivi ammontano ad oltre 19 milioni € (fonte Ufficio Scolastico Regionale).
In Regione Emilia Romagna al 12.3.09 i residui attivi ammontano a circa 97 milioni € (stessa fonte - USR).
In Italia si stima che i residui attivi ammontino ad oltre 1 miliardo € .

Secondo voi come hanno fatto le scuole a coprire questo "buco" dovuto ai crediti nei confronti dello Stato?

"SIAMO GIÀ DIVENTATI UNA SCUOLA PRIVATA E NON CE NE ERAVAMO ACCORTI"
(A. Piras, ex preside ITI VINCI di Carpi)




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