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Luce del mondo
Giovanni Lamagna - 25-11-2010
Fa notizia l'uscita, da qualche giorno, del libro-intervista di Papa Benedetto XVI dal titolo Luce del mondo.
Dalle anticipazioni che ne danno i giornali, quattro cose, in modo particolare, hanno colpito me, come d'altra parte, penso, un po' tutti.

1) Il Papa fa una timida, molto prudente "apertura" sull'uso dei profilattici.
E la cosa mi colpisce non tanto perchè allenta, almeno in parte, la rigida chiusura che la Chiesa aveva avuto finora in materia. Quanto perché il Pontefice entra in una piccola, anche se vistosa, contraddizione con se stesso.
Finora questo era stato il Papa che in maniera più tenace, costante e perseverante si era battuto contro quella che egli evidentemente considera una vera e propria malattia della cultura contemporanea: il relativismo etico.
Con la sua ultima presa di posizione, in fondo, si smentisce clamorosamente.
Perché finisce con l'ammettere: a) che i principi possono avere delle deroghe, in determinati contesti; b) che non sempre quello che si è affermato solennemente in una certa epoca non possa andare soggetto a revisione in epoche diverse (e che questo vale, perfino, per la Chiesa).
Credo che, da tale punto di vista, questa uscita del Papa costituisca un precedente di straordinaria importanza.
Fa sorridere che essa sia avvenuta su una questione che per certi aspetti potrebbe essere definita addirittura un po' frivola: l'uso del preservativo.

2) A fronte della precedente (per quanto timida) apertura, viene confermato, invece, quello che definirei un vero e proprio ostracismo nei confronti della omosessualità, che viene definita senza mezzi termini qualcosa che è contro la natura.
Colpisce qui la drasticità e l'assoluta sicurezza (dogmatica?) del giudizio, che contrasta con ogni evidenza.
Come si fa a dire a dire che una cosa, come l'omosessualità, è contro natura, se esiste in natura, da che mondo è mondo, allo stesso modo di come esiste l'eterosessualità?
Contrasta, inoltre, con le più autorevoli prese di posizioni della moderna psichiatria, che nel DSM (il più importante e riconosciuto dei manuali in materia) ha eliminato da tempo l'omosessualità dall'elenco delle patologie e delle perversioni.
E contrasta, infine, con le (neanche tanto nuove, oramai) acquisizioni della scienza psicologica, la quale ci dice che nessuno di noi è al cento per cento maschio o al cento per cento femmina, ma che in ogni uomo c'è una zona di femminilità e in ogni donna c'è una zona di mascolinità; che non c'è, insomma, una rigida separazione tra i due sessi, ma solo una prevalenza, in ciascun individuo, di caratteristiche dell'uno o dell'altro sesso.
Viene da pensare (per utilizzare ancora una volta una intuizione della psicoanalisi) che forse tanto drastico rifiuto della omosessualità da parte del Papa probabilmente serva a rimuovere o a mascherare una sua profonda paura verso la propria omosessualità latente, inconscia o, addirittura, consapevole, ma vissuta come una grande prova, per citare le sue stesse parole.
Dico questo con il massimo rispetto verso questa persona e senza nessuna intenzione minimamente offensiva.
Proprio perché non considero l'omosessualità una condizione moralmente ingiusta e non considero il termine omosessuale un'offesa.

3) Viene confermata la chiusura della Chiesa all'ipotesi del sacerdozio alle donne.
Colpisce qui la continuità degli argomenti sostenuti ancora una volta da un Papa.
In continuità con i suoi predecessori, Benedetto XVI , infatti, non fa che ribadire una tesi portata avanti da sempre dalla tradizione cattolica.
E lo fa pur essendo profondamente cambiati i tempi rispetto a quelli in cui i suoi predecessori avevano sostenuto la stessa tesi.
Ma colpisce ancora di più la povertà degli argomenti portati.
Che, in sostanza, si riducono ad uno: il sacerdozio può essere solo dei maschi, perché Cristo era maschio.
Viene da chiedersi: come si fa a non considerare che il contesto storico (patriarcale), in cui nacque la Chiesa duemila anni fa, era profondamente diverso da quello odierno, nel quale la parità tra l'uomo e la donna è un dato acquisito, almeno nelle società culturalmente più avanzate e, per altro, non viene messa in discussione neanche dalla Chiesa cattolica (almeno a parole e in linea di principio)?
Come si fa, quindi, a non considerare che all'epoca in cui nacque la Chiesa sarebbe stato culturalmente impossibile e, quindi, impensabile attribuire le stesse prerogative di capo e guida della comunità (questo è il sacerdote) all'uomo e alla donna?
Ma che adesso, almeno nelle nostre società, sono venuti meno quegli ostacoli e quegli impedimenti, che erano di natura essenzialmente culturale e non naturale?
Dov'è, quindi il fondamento teologico della esclusione delle donne dal sacramento del sacerdozio?
In base a questo presunto fondamento teologico il sacerdozio è l'unico sacramento da cui le donne sono escluse.
In pratica le donne sarebbero escluse dal sacerdozio per volontà divina.
Che è come dire: nell'essenza, nella natura stessa dell'ordine e del sacramento sacerdotale c'è qualcosa di intrinsecamente sessuale, di legato ad un sesso e non ad un altro.
Ma io mi rifiuto di prendere in considerazione un simile argomento! Mi sembra di una banalità assurda!
Perché, infatti, varrebbe solo ed esclusivamente per questo sacramento.
I sacramenti, per chi crede nel loro valore, hanno un significato che è esclusivamente spirituale.
Cosa c'entra allora questa dimensione , che ripeto è esclusivamente ed essenzialmente spirituale, con la sessualità, che per sua natura è indissolubilmente legata alla carnalità?

4) Il Pontefice afferma che il mondo mussulmano deve chiarire due questioni: il suo rapporto con la violenza e quello con la ragione.
Di fronte a una tale affermazione viene naturale osservare: da che pulpito viene la predica!
Vada pure per la predica sulla non violenza!
Anche se la Chiesa Cattolica non vanta certo una storia immacolata da questo punto di vista.
Ma un papa che considera, ancora oggi, la scienza (e, quindi, la ragione) una specie di ancilla della fede, che parla di una scienza buona e sana solo quando non contraddice le verità della fede, ha i titoli per farsi paladino della ragione nei confronti del mondo mussulmano?
Sono curioso di conoscere più nei dettagli gli argomenti adoperati in proposito dal Pontefice.

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