Schiaffi alla miseria
Giovanni Lamagna - 03-11-2010
Ieri Berlusconi ne ha detta un'altra delle sue (tipiche): "A me piacciono le belle donne. D'altra parte che c'è di male? Meglio avere questo debole che essere gay!" "Però - diceva in serata il suo ministro/compare Frattini, per difenderlo - il suo governo ha approvato o sta approvando un sacco di provvedimenti per combattere l'omofobia".

Tra pochi giorni (ho letto da qualche parte) sempre il nostro eroe andrà alla convention organizzata da un altro suo bel compare, il ministro Giovanardi, in difesa della famiglia.
D'altra parte quale miglior testimonial dell'istituzione famiglia che un personaggio che ha già divorziato due volte e che non trova di meglio per rilassare e "ripulire" la mente (come candidamente afferma lui stesso) che organizzare festini con tante belle cortigiane, qualche volta anche minorenni, coprendole di regali e di omaggi, come doverosa e adeguata ricompensa per le loro "prestazioni" amicali?

Mi sembra che questi due episodi (gli ultimi dei tanti che si potrebbero citare) siano classici esempi (da manuale) di quelli che in psicologia si definiscono doppi messaggi.
Da un lato dico e affermo una cosa (magari a parole), dall'altro ne "dico" (soprattutto ne pratico) un'altra.
Berlusconi ne è un "campione" assoluto.
Ma quanti personaggi politici, anche della sinistra, e anche della sinistra più radicale, quella nella quale mi riconosco io, sono "abili" trasmettitori di doppi messaggi?

Qualche settimana fa il Nostro ne aveva detta un'altra che secondo me è addirittura peggiore di quella detta ieri e che è passata quasi inosservata o, perlomeno non ha suscitato lo stesso sdegno, mentre, a mio parere, ne meritava di maggiore.
In un comizio tenuto a Milano, davanti ad alcune migliaia di fans osannanti e in delirio, ad un certo punto ha fatto questo passaggio (che intendeva essere spiritoso): "La sinistra chiede continuamente che io vada a casa. La cosa mi mette molto in imbarazzo. In quale casa dovrei andare, visto che io ne posseggo almeno venti?" Al che risate e uragani di applausi della "plebe" sottostante al palco.

Il comizio suddetto si è svolto appena qualche giorno prima della grande manifestazione del 16 ottobre indetta a Roma dalla FIOM, per protestare contro la politica economica del governo e contro le scelte della Confindustria e della FIAT in particolare.
Le cose dette da Berlusconi sono state dette nella fase più acuta di una crisi economica gravissima, che è la più grave tra quelle che hanno fatto seguito alla crisi disastrosa del 1929.
In una fase nella quale sono moltissimi i lavoratori che perdono il posto di lavoro e infinite le schiere di giovani che ancora non riescono a trovare il primo.
Eppure la battuta di Berlusconi ha fatto ridere le migliaia dei suoi fans presenti al comizio nel quale l'ha pronunciata.
Una volta quello che si definiva uno schiaffo alla miseria si ritorceva contro chi lo dava.
Oggi invece fa ridere, genera ilarità.
Sono sempre di più quelli che si identificano e si compiacciono con la ricchezza debordante di chi la possiede e dalla quale sono, magari, distantissimi, anziché lottare per migliorare la loro condizione e richiedere che essa si avvicini, quantomeno, a quella dei pochi possessori.
Vien da chiedersi: il problema è Berlusconi o queste masse plebee che, senza esserlo, si identificano con i ricchi, anzi con gli straricchi?

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