breve di cronaca
Piemonte: "La libertà di scegliere gli insegnanti"
La Stampa - 13-07-2001
Giampiero Leo
Assessore Regionale

LA libertà di educazione è una libertà fondamentale sancita dalla nostra Costituzione che all'art. 30 recita: «E’ dovere e diritto dei genitori mantenere istruire ed educare i figli». Di più: «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi» (art.31). Bisogna dunque garantire ad ogni famiglia la possibilità di poter scegliere per i propri figli il tipo ed il metodo di insegnamento che ritiene più adeguato. Facciamo un'analogia con un altro diritto fondamentale garantito dalla Costituzione: la libertà d'informazione. Proviamo, per assurdo, ad immaginare che anche in questo campo venga esteso il monopolio statale come nel sistema dell'istruzione: dovremmo pensare ad un unico quotidiano di stato, gratuito per tutti i cittadini, affiancato altre testate «private» a pagamento prive degli attuali sussidi pubblici. E' evidente che in un simile sistema, degno di un totalitarismo, si verificherebbe da una parte la gara tra i partiti per garantirsi il controllo «ideologico» del giornale di Stato, dall'altra si condannerebbero i privati ad un ruolo assolutamente marginale ed economicamente precario. Perché ciò che vale per l'informazione non deve valere anche per l'educazione che, tra l'altro, non è solo un diritto ma anche un dovere costituzionale? Vogliamo estendere anche all'istruzione il principio già applicato in altri campi (trasporti, farmacie, ecc.), ossia l'idea che un servizio è pubblico (risponde cioè ad un bisogno della società) a prescindere da chi lo gestisce, Stato o privati. La proposta di legge regionale deliberata dalla Giunta si propone l'obiettivo di garantire i diritti costituzionali sopra citati, erogando contributi alle famiglie, indipendentemente dal tipo di scuola frequentato dai figli, in base ad una graduatoria che considera sia le fasce di reddito che il livello di spese realmente sostenute. Si tratta di un provvedimento che garantisce la libertà per tutti e non privilegi per pochi, in linea con le direttive europee, frutto di una concezione pluralistica e libera da pregiudizi.


Pietro Marcenaro
Segretario Regionale dei DS

QUINDI si tratterebbe di smantellare un regime totalitario, del quale la scuola pubblica e il suo monopolio costituirebbero un pilastro fondamentale. Così mi pare si possa riassumere l’articolo di Giampiero Leo su La Stampa di ieri. Così la destra che governa il Piemonte motiva la sua proposta di legge sul «buono scuola». Sono gli stessi argomenti con i quali, qualche mese fa, Francesco Storace fece istituire dal Consiglio regionale del Lazio una commissione di controllo sui libri di testo. La coincidenza tra questa legge regionale e il tentativo di indebolire la scuola pubblica attraverso il blocco della riforma deciso dal nuovo ministro della Pubblica istruzione aiuta ad intenderne il significato. Giampiero Leo cita a sproposito la Costituzione italiana. Egli sa bene che essa afferma esattamente il contrario: obbliga a istituire scuole statali e riconosce la libertà delle scuole private senza oneri per la collettività. Perché, viste le sue convinzioni, la destra non propone apertamente di modificare la Costituzione e cerca di aggirarne il dettato con un provvedimento formalmente rivolto a tutti gli studenti, in realtà studiato per essere fruibile solo dalla piccola minoranza che ha scelto o sceglierà la scuola privata? Semplicemente perché sa che la grande maggioranza dei cittadini direbbe di no, consapevole del bene essenziale che la scuola pubblica rappresenta e che la sua difesa non è solo una condizione di uguaglianza, ma in primo luogo una garanzia di libertà per tutti. Negare il carattere libero e plurale della scuola pubblica, rappresentarla come un moloch che domina e manipola le coscienze è un’offesa all’intelligenza delle persone e al lavoro e alla deontologia degli insegnanti italiani. Ed è un attacco rivolto in primo luogo ai tanti cattolici italiani che hanno tra i loro valori essenziali quello della laicità della scuola e dello Stato. Noi abbiamo fatto un’altra proposta, per il diritto allo studio di tutti sulla base delle effettive necessità. Sentiremo cosa ne pensano i piemontesi.
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