L’imminente connubio tra televisione e Internet, che si consumerà con l’aiuto di set-top box di nuova generazione che aggiungono l’accesso online alle offerte multi-canale dell’industria del cavo, promette di far entrare Internet in milioni di case americane. Ma a quale prezzo?
Internet, la cui natura è da sempre aperta, plurale e democratica, finirà sotto la spinta della chiusa architettura del cavo, che cade dall’alto? Le nostre scelte online saranno davvero limitate alla manciata di siti che troveremo sulla guida elettronica ai programmi di una compagnia via cavo? Il modello pay-per-view, che prevede quote aggiuntive per acquistare particolari programmi o trasmissioni on-demand sarà applicato al World Wide Web? Anche a prezzi "scontati" (per chi si potrà permettere, con l’abbonamento al cavo, un accesso ultra-veloce a Internet, o per chi accetterà le offerte "impacchettate") il prezzo della banda larga potrebbe essere troppo alto.
Questi e altri sono i problemi che dobbiamo affrontare man mano che Internet si trasforma da sistema basato sulla comunicazione tra la linea telefonica e il computer, in quello stravagante insieme di intrattenimento e commercio elettronico conosciuto con il nome di "televisione interattiva" (ITV). Nella misura in cui la ITV porterà Internet (a velocità potenziata) in milioni di case sprovviste di computer, sarà un fattore positivo. Ma non possono pretendere di farci barattare la nostra libertà di navigare in rete con la velocità e la semplicità di un Internet via cavo a banda larga. In altre parole, la natura democratica di Internet "su chiamata" deve essere difesa anche nell’era della banda larga.
A questo scopo, e come strumento per misurare le prestazioni delle compagnie via cavo rispetto ai criteri della rete aperta, il Center for Digital Democracy ha stilato la
Carta dei Diritti della Banda Larga, dieci principi fondamentali che garantiranno in futuro il carattere aperto e plurale della rete. Anche se ha poco senso fare previsioni sul futuro di Internet, condividiamo il giudizio dell’Economist, che ha recentemente espresso il timore che "gli ultimi dieci anni del XX secolo potrebbero passare alla storia come un’epoca troppo breve di apertura e innovazione, consumata da frenesia e avidità". Per fortuna, siamo ancora in tempo per intervenire sull’architettura e sulla disposizione dei nuovi network a banda larga e per assicurarci che il nuovo sistema offra altrettanto efficacemente di quanto vende.
Internet è sempre stata caratterizzata dalla libera circolazione delle informazioni, basata sui principi di apertura (dell’accesso), uguaglianza (dei dati) pluralità (dei contenuti) e libertà (di espressione). La crescita della rete e le forze del mercato porteranno inevitabilmente diversi cambiamenti nella trasmissione dei dati, alcune di queste variazioni sorgeranno in reazione alla congestione del traffico e al bisogno di distinguere tra diversi tipi di dati, mentre altre saranno il risultato degli sforzi di sfruttare le richieste di servizi a pagamento (premium service), inclusa la trasmissione facilitata che usa network privati. Tuttavia, né alle innovazioni nella tecnologia della rete, né all’introduzione dei servizi di valore aggiunto dovremo permettere di minacciare la natura sostanzialmente aperta di Internet con la creazione di strozzature artificiali o con la restrizione senza motivo del libero flusso del traffico di rete. Per questi motivi il Center for Digital Democracy consiglia di adottare i seguenti
dieci principi in difesa del carattere aperto, democratico e non discriminatorio di Internet.
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Scelta: la regolamentazione del libero accesso è necessaria per garantire che i provider indipendenti (Isp) e i produttori di contenuti siano nella condizione di poter offrire i propri servizi su tutti i tipi di cavo, Dsl e configurazioni wireless, permettendo così agli utenti della banda larga di usufruire della stessa varietà di offerta a cui oggi si può accedere con Internet su chiamata.
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Non discriminazione: sarà necessario giudicare tra le diverse rivendicazioni sulle risorse della rete e non dovranno essere usati modelli di gestione della trasmissione per favorire certe offerte a svantaggio di altre, limitando artificiosamente le tariffe più "competitive".
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Privacy: l’attuale regolamentazione della privacy (come la Cable communication Policy Act del 1984, modificata dalla Cable Consumer Protection and Competition Act del 1992) deve essere estesa fino a includere tutti i mezzi di comunicazione interattivi, indipendentemente dal modo di trasmissione, sotto la supervisione delle Commissioni federali per il mercato e per le comunicazioni.
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Sistemi aperti: L’architettura end-to-end di Internet deve essere mantenuta, e i "giardini recintati", che offrono in rete solo subset di contenuto, devono essere chiaramente classificati. Le cosiddette "zone di gestione del contenuto" (managed content areas), destinate a dare risalto a offerte di proprietà di privati, dovrebbero contenere "percorsi d’uscita" ben riconoscibili.
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Intercambiabilità: I Set-top box, che stanno per diventare le più importanti applicazioni di comunicazione domestiche, dovrebbero essere intercambiabili con i sistemi di cavo, e trasparenti (cioè configurabili dall’utente). Gli abbonati non devono incorrere nelle "scatole nere" (black box) (come videoregistratori sull’hard disk, che dedicano abusivamente alla pubblicità una porzione di spazio del disco) tra le loro applicazioni ITV.
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Interesse pubblico: Il principio dell’interesse pubblico, spesso non osservato dall’universo delle emittenti e ancora poco considerato dalla televisione digitale (DTV) dovrebbe ispirare anche l’ITV. Una piccola parte delle capacità che le emittenti hanno raggiunto passando alla DTV, così come i miglioramenti offerti dagli operatori del cavo nell’ITV, dovrebbero essere diretti a obiettivi di informazione e istruzione per la comunità.
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Contenuti impegnati: La rivoluzione della banda larga è un’opportunità di enorme valore, che non deve essere sprecata soltanto nell’ambito commerciale o nell’intrattenimento. La tecnologia deve essere indirizzata, in certa misura, verso gli interessi della società civile, con notizie sulle campagne di opinione, istituzione di forum per la comunità, programmi culturali e circolazione di informazioni non commerciali.
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Opportunità di istruzione: I nuovi mezzi di comunicazione interattivi a banda larga devono essere resi utili per tutti gli aspetti dell’apprendimento a vita, andando incontro alle esigenze di apprendimento dei giovani e degli anziani, e includendo programmi per bambini in età pre-scolare, materiale supplementare per la scuola, proposte per l’apprendimento a distanza, formazione professionale e altre offerte riguardanti l’istruzione.
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Programmi per i bambini: L’offerta di programmi per bambini in televisione (che attualmente è limitata a tre ore settimanali di programmi educativi e d’informazione) dovrà essere incentivata nell’era della banda larga. Allo stesso modo, le protezioni esistenti contro la pubblicità eccessiva e fuorviante trasmessa durante i programmi per bambini, dovranno servire da guida per la pubblicità nella programmazione online per bambini e adolescenti.
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Digital divide: Anche se riusciremo a colmare il gap che separa chi è connesso da chi non lo è, dobbiamo accertarci che non sorgano nuove e più subdole forme di disuguaglianza digitale, in cui invece dell’opposizione tra chi ha e chi non ha, avremo quella tra chi ha e chi ha di più. In relazione a questo, i requisiti del Servizio Universale (Universal Service) dovranno essere aggiornati e includere servizi di telecomunicazione.
Center for Digital Democracy