Ni na na
Emanuela Cerutti - 05-03-2010
Caro Raj,

ho saputo solo ieri sera del lutto che ha colpito la tua famiglia.

Mi ero chiesta come mai tu non fossi venuto a lezione le ultime volte. Me lo chiedo sempre, è normale per un insegnante preoccuparsi dei propri studenti. Farsi domande, immaginare per riempire il vuoto del non sapere. Succede con i bambini, ma anche con gli adulti. Forse con gli adulti come te di più.

E' un problema di modelli culturali, di abitudini sociali: i nostri bambini, nella maggior parte dei casi, hanno un guscio protettivo in cui lasciano scivolare le fragilità per rinforzare i tentativi. I nostri bambini si nutrono in quel nido che hanno da sempre chiamato casa: imparare a volare via è per loro un fatto naturale. Così nel tempo provano a gestirsi, qualche volta in originale, qualche volta in fotocopia, comunque in genere senza troppi problemi. E se anche qualche domanda arriva, la risposta è pronta, premurosa e rassicurante. I nostri bambini conoscono la certezza dei confini e la legittimità della difesa.

Per gli adulti come te è diverso. Il vostro guscio a volte si rompe prima di poter contenere, la vostra casa ha facilmente fondamenta capricciose e il ghigno di Baba Jaga vi dice che volare è un rischio. I confini, poi, incrociano spesso i territori dell'offesa e gli agguati della solitudine.

Tu hai volato, Raj. Hai corso il rischio. Sei arrivato fin qui e hai accettato di tornare bambino tra banchi troppo piccoli. Hai accettato i tuoi errori da bambino, tu che tracci con linee sottili e precise alfabeti misteriosi. Hai accettato le contraddizioni che l'emarginazione porta con sè, cieca e sorda a ogni messaggio di umanità.

Non ti va di apparire, sei così, schivo, taciturno, quello che occorre e basta, nessuna sbavatura, nessuna presunzione. La testa bassa e l'impegno silenzioso, quotidiano, irrinunciabile. Con tracce di regalità dentro l'accenno di inchino sulla soglia o dentro gesti che sottovoce raccontano il rispetto.

Mi dispiace che tu sia partito per celebrare un dolore, ma so che non lo avresti evitato. Ho cominciato a capire quali valori si nascondono dentro i vostri linguaggi e quali testarde energie sapete coltivare per non sciupare un sogno.

Terrò da parte gli appunti fino al tuo ritorno: i nomi, gli articoli, i verbi...
Grammatiche da esplorare per riconoscere i fili invisibili della comunicazione, sintassi da tessere per costuire sorrisi sempre nuovi.

Ti regalo questa ninna nanna, nell'attesa. Maty avrebbe voluto ascoltarla ancora: lo faremo con te.

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