Le iscrizioni al buio nella nuova scuola
Franco Buccino - 26-02-2010
Dopo la marcia trionfale della riforma "epocale" della scuola superiore, di cui si stanno spegnendo gli ultimi echi, torniamo al quotidiano precario e soprattutto incerto. Dai regolamenti definitivi, di cui ancora non c'è traccia, alla circolare sulle iscrizioni, l'altro giorno pubblicata. Che consiste esclusivamente in un banale modello di domanda di un genitore al dirigente di un istituto di istruzione secondaria di secondo grado, e annessi modelli di avvalersi o non avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica, che non mancano mai. Come i nuovi soldi per le private, mentre massacrano la scuola pubblica.
Il resto dovrebbero dirlo e farlo le scuole. È a dire: quali indirizzi, opzioni, percorsi si attuano nei diversi istituti. Peccato che, ad oggi, nessuna scuola è in grado di dirlo e di farlo. Nel liceo scientifico che dirigo, per esempio, non sappiamo ancora se possiamo proporre, oltre l'indirizzo ordinario, anche quello di scienze applicate, ed eventualmente per quante prime. Se possiamo conservare il bilinguismo. Su quale organico possiamo contare. Se i colleghi che vanno in pensione saranno sostituiti. Come è stato detto, saranno iscrizioni al buio. Dovremo chiedere alle famiglie di iscrivere i loro figli sulla parola, sul buon nome dell'istituto, sul complesso delle attività extracurricolari che mettiamo in piedi con i loro contributi all'atto dell'iscrizione o con i fondi europei. È avvilente, ma è così. L'unica cosa certa è che gli alunni di prima liceo da settembre faranno ventisette ore alla settimana: tre giorni escono all'una, tre giorni a mezzogiorno.
Dovremmo reagire, dirigenti scolastici e non, come i professori d'orchestra al festival di Sanremo, che dinanzi al trionfo della mediocrità, dell'incompetenza, dell'ignoranza, hanno accartocciato gli spartiti lanciandoli sul palco.
E invece le scuole reagiscono in modo estremamente contraddittorio. Ci sono quelle che si ribellano, ma molte sono quelle che si adeguano. Al cinismo e alla spregiudicatezza del Ministro. E allora è un fiorire di indirizzi e sottoindirizzi annunciati, di qualifiche e diplomi promessi, tutti garantiscono professioni brillanti e lavoro sicuro. Tante scuole si sono attrezzate da tempo, ancor prima che la riforma fosse approvata, trovando un insperato alleato nella Giunta regionale che ha varato di recente il piano di dimensionamento della rete scolastica.
In questo piano, per quel che riguarda le superiori, c'è di tutto, eccetto una programmazione dell'istruzione pubblica sul territorio. Ci sono istituti professionali che si trasformano in istituti tecnici; ci sono nuove sezioni di liceo scientifico o di liceo "tecnologico" riconosciute a una pletora di istituti; ci sono due istituti tecnici, uno commerciale e l'altro industriale, nella stessa città, che non è Napoli, che hanno ottenuto lo stesso indirizzo: trasporti e logistica; c'è perfino un liceo classico che si riconverte in I.I.S., cioè in istituto di istruzione superiore, un contenitore nel quale si può mettere di tutto. Anche nella terminologia che si è adottata per definire nuovi indirizzi c'è un chiaro intento di dimostrare di avere le carte in regola per realizzare la riforma, anticipando gli altri: i licei delle scienze umane, con opzione economico-sociale; l'indirizzo socio-sanitario nei professionali; il tecnico per il turismo, comune a istituti tecnici e professionali. Neanche li conosciamo nel nuovo testo questi indirizzi, e già la predetta Giunta ne ha approvati un bel po'.

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