breve di cronaca
Tetto agli stranieri, rebus in 50 scuole
Corriere.it - 08-02-2010
Il direttore regionale: per ora fa fede la cittadinanza degli alunni

I presidi: se vale anche per i nati in Italia siamo fuori quota, costretti a regole fai-da-te.


MILANO - Il fai-da-te è d'obbligo. Chi conia nuovi termini per definire il profilo dell'alunno straniero, chi chiede indicazioni ai colleghi, chi ha deciso di dare la nazionalità italiana a chiunque sia nato «in territorio peninsulare», chi «disobbedisce» senza paura al grido «io li prendo tutti». Tetto del trenta per cento di stranieri nelle classi, via alle iscrizioni. Tra perplessità e proteste dei presidi. Soprattutto nelle scuole che quel tetto già lo superano abbondantemente: una cinquantina tra Milano e Provincia.

La paura è la stessa per tutti: «Come faremo a mandare via gli studenti in esubero?». E allora scatta l'iniziativa autonoma, in attesa di indicazioni più precise. Ida Morello, a capo dell'istituto (a forte processo migratorio) di via Scialoja, spiega: «La giunta esecutiva deciderà quali criteri di priorità adottare. In caso di eccedenza, daremo la precedenza agli stranieri che abbiano già frequentato un istituto italiano e a chi ha la residenza nella nostra zona: in fondo siamo una scuola di quartiere». Maria Lucia Saba del comprensivo Confalonieri aggiunge: «Potremmo decidere di riconoscere come non straniero chi è nato qui». In realtà, non più tardi di ieri il direttore scolastico regionale, Giuseppe Colosio, ha ribadito: «Stranieri sono i cittadini che non hanno cittadinanza italiana, che siano nati qui o no. Non possiamo stabilire automatismi ». Apertura: «Ma valuteremo ogni caso e verificheremo le condizioni in cui siano necessarie deroghe alla circolare del ministro Gelmini».

I dubbi però restano. Francesco Cappelli, a capo della scuola del Trotter, puntualizza: «Nella mia prima elementare il 90 per cento di stranieri è nato qui, gli immigrati nel quartiere si sono stabilizzati, commetterei un delitto se li rifiutassi».

Non è una decisione semplice. Se ne è discusso anche lunedì durante la riunione dell' Asam (Associazione delle scuole autonome). Le conclusioni: «Nell'osservare che la circolare emessa dall'ufficio scolastico lombardo sembra più restrittiva di quella ministeriale, l'assemblea ha evidenziato che la soluzione proposta è sicuramente di difficile attuazione». Quindi le domande: «Quando comincerà il lavoro di coordinamento territoriale? Deve essere ogni singola scuola ad affrontare il problema attraverso la delibera degli organi collegiali? Come vanno considerati gli alunni nati in Italia?». Decisione unanime e relativo documento: «I consigli di istituto dovranno tenere conto delle effettive competenze nella lingua degli alunni che, nella maggior parte dei casi, sono nati in Italia».

Almeno una cinquantina di scuole in difficoltà. Già ora. Oltre una su nove. Giuliana Pupazzoni, il provveditore, conclude: «Il ministero ci ha inviato un quadro preciso della situazione, cui aggiungeremo altre verifiche sull'alfabetizzazione degli alunni. A quel punto illustreremo i singoli casi al direttore regionale per valutare eventuali deroghe». In programma anche la creazione di almeno tre nuovi poli (di cui uno a Monza e uno a Legnano) «per governare la distribuzione degli studenti stranieri. «C'è molta attenzione sul tema-continua il provveditore- e il supplemento di dati che stiamo raccogliendo ci aiuterà a gestire meglio il fenomeno ». Ma le domande continuano. Giuditta Pieti, a capo del Bertarelli, l'istituto superiore più multietnico di Milano, chiede: «E i romeni? Cosa faccio con loro? Sono cittadini europei o stranieri tout-court?».

Annachiara Sacchi


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