Pasquale D'Avolio - 31-01-2010 |
Comprendo e apprezzo la “passione razionale” (mi si passi l’ossimoro) del collega Labella (“Sussidiario” del 23 gennaio) nel sostenere la valenza formativa delle discipline giuridiche ed economiche, cosa che nessuno vuole negare e condivido l’osservazione di fondo per cui si è partiti dal quadro orario prima di definire il “core curriculum”. Resta l’esigenza di tener conto della “sostenibilità” del quadro orario e della necessità di “essenzializzare” i curricoli. In questi giorni c’è una levata di scudi a favore della geografia, che verrebbe sacrificata dalla Riforma. Si potrebbe continuare con chimica, lingue straniere e altro. Il “Brocca” su cui, come giustamente nota il collega, non c’è stata una seria verifica, ampliava il quadro orario a 34 ore con 1-2 rientri pomeridiani. Il sottoscritto fu uno dei 46 “sperimentatori” della prima ora (riunione dello Stenditoio nel 1992). Nel mio Liceo la cosa venne rivista dopo qualche anno e portammo l’orario, d’accordo docenti, alunni e genitori, a 30 ore, certamente non mossi da esigenze di risparmio. Quanto all’insegnamento di diritto-economia (2 ore settimanali nel biennio) l’esperienza non fu del tutto positiva: sorsero problemi con i docenti “specialisti” la cui impostazione didattica era di tipo formalista e sistematica, poco consona con l’indirizzo liceale, senza contare che i “giuristi” non si sentivano adeguati per l’insegnamento dell’economia e viceversa. Quanto ai nuovi Licei, invito a riflettere se quegli stessi obiettivi indicati dal Brocca per il Diritto non possano trovare spazio in un rinnovato insegnamento della storia (comprendente “Cittadinanza e costituzione”) nel Biennio. Mi riferisco ad esempio a quelli citati dal Labella come “promuovere nello studente una maggiore consapevolezza della complessità dei rapporti sociali e delle regole che li organizzano; individuare le connotazioni delle diverse formazioni operanti nella società, cogliendone la rilevanza giuridica; attivare la riflessione sull’essenzialità del nesso fra società e ordinamento giuridico; evidenziare le forme di solidarietà attuabili mediante l’intervento dello Stato nei rapporti economici e sociali” Se si leggono le Linee di indirizzo della commissione Corradini li si ritroverà enunciati in maniera molto simile. Così per l’economia. Il sottoscritto ha insegnato per venti anni nel Licei storia e filosofia: ebbene posso dire che nella mia programmazione la storia dell’economia e il pensiero economico da Aristotele a Keynes costituivano un filone molto importante, come hanno riconosciuto sempre i miei alunni che all’Università si sono iscritti a Facoltà economiche. Per i Licei penso possa bastare. E poi, battuta finale, come mai la stragrande maggioranza dei giuristi provenivano e provengono proprio dal Classico, dove le disciplina “diritto-economia” non è mai esistita (salvo nel ventennio, e sappiamo perché). |
Franco Labella - 01-02-2010 |
Ringrazio il Preside D'Avolio per il suo intervento ma gli devo una risposta sintetica per non togliere spazio al dibattito che mi auguro prosegua. Cittadinanza e Costituzione e addirittura Economia nei programmi di Storia e Filosofia? Peggio il rimedio della toppa, decisamente. Avete visto la trasmissione delle Iene con i parlamentari che annaspavano sulla Costituzione? Preside D'Avolio ma il riordino non viene giustificato con slogan come "competenze e meritocrazia"? Ma i curricula universitari contano qualcosa? Altrimenti sarò legittimato a diventare docente di Informatica.... pur non avendo una laurea specifica. Piccolo particolare su cui nessuno risponde: originariamente le ore del biennio erano 30 e al Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto e Economia, a luglio 2009, è stata indirizzata una mail, ufficiale e con regolare numero di protocollo, firmata dal Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Gelmini, in cui si rassicurava sulla possibilità di "recupero". Questo i senatori della VII Commissione lo sanno benissimo visto che abbiamo depositato memoria e mail il 24 novembre scorso in audizione. Mi fermo qui. Per il momento. Franco Labella |
Prof. Gaetano Riccardo - 01-02-2010 |
Il tratto più irritante di questo "riordino" liceale, che con freddezza protocollare decurta numero di ore e addirittura intere discipline, è costituito, per i docenti che ne sono direttamente coinvolti, non tanto dai tagli in sé quanto piuttosto dal doversi sorbire tutta una serie di giustificazioni paradossali a sostegno di tale operato. Con riferimento al caso di Diritto e Economia, l'intervento del prof. Labella smonta abilmente alcuni di questi paradossi. Chiamato direttamente in causa, il prof. D’Avolio prova a replicare con argomenti tratti prevalentemente dalla propria esperienza personale, rispetto ai quali vorrei proporre qui qualche osservazione. Fermo restando che ciascuno rimane il più autentico interprete delle proprie esperienze, e che pertanto non ho motivo di dubitare della sincerità delle valutazioni addotte dal professor D’Avolio, mi chiedo nondimeno: si tratta di argomenti effettivamente generalizzabili, tali quindi da essere offerti a sostegno della necessità di cancellare l’insegnamento del Diritto nei Licei, o non piuttosto di casualità – incresciose certo – ma comunque evitabili? Ripercorriamoli da vicino, nel medesimo ordine proposto. 1) Per il prof. D’Avolio i docenti di diritto avrebbero una impostazione “poco consona con l’indirizzo liceale”. Lo sa il prof. D’Avolio che, da almeno un decennio, i percorsi abilitanti prevedono, a prescindere dalla materia insegnata (e dunque anche per i docenti di Diritto), un approfondimento della metodologia didattica di non poco conto? 2) “I ‘giuristi’ – scrive il prof. D’Avolio - non si sentivano adeguati per l’insegnamento dell’economia e viceversa”. Ma questa difficoltà non si verifica forse in tutti i casi in cui, a prescindere dalla propria formazione, ci si deve piegare all’insegnamento di una seconda disciplina? Non vale forse anche per il “fisico” che insegna Matematica, il “filosofo” che insegna Storia e via a seguire? 3) “Invito a riflettere se quegli stessi obiettivi indicati dal Brocca per il Diritto non possano trovare spazio in un rinnovato insegnamento della storia (comprendente “Cittadinanza e costituzione”) nel Biennio”. Ammesso che i docenti di Storia debbano e possano farsi carico di tutto ciò con la stessa efficacia di un abilitato in Diritto (ma ho i miei dubbi), perché sono state tagliate ore anche in questa disciplina? E perché, se proprio Storia dovrà avere anche una “curvatura” giuridica ed economica, un abilitato nella A019 o, poniamo, nella A036 dovrebbe essere da meno per il suo insegnamento? 4) “Posso dire che nella mia programmazione la storia dell’economia e il pensiero economico da Aristotele a Keynes costituivano un filone molto importante”. Lo sa il prof. D’Avolio che, in filosofia, nella maggior parte delle scuole è già molto se oggi si arriva a Nietzsche? Così come in Storia quasi mai si arriva a toccare “cronologicamente” la Costituzione? E perché poi, ammesso anche che si riuscisse ad andare oltre, il “giurista” dovrebbe trovarsi a disagio con la trattazione di Keynes e il “filosofo” no? 5) “Come mai – si chiede infine il prof. D’Avolio – la stragrande maggioranza dei giuristi provenivano e provengono proprio dal Classico, dove le disciplina “diritto-economia” non è mai esistita?” Mi sembra che anche questo non provi nulla. Il Liceo classico è stato da sempre il percorso che ha traghettato la maggior percentuale di studenti all’università. Pertanto, qualsiasi Facoltà decidessimo di prendere in considerazione, troveremmo sempre che le matricole provengono in buona parte dal classico. Piuttosto, non rappresenta proprio questo dato un indice ulteriore di quanto sia irrazionale l’abolizione del diritto nei licei, in primis dal Classico? Non sta, in fondo, Diritto al Latino un po’ come Filosofia sta al Greco? Non è forse il diritto il lascito più importante della civiltà dei Romani, come la filosofia lo è di quella dei Greci? |
Stefania Nesi - 02-02-2010 |
Vorrei porre l'accento proprio sulla questione delle competenze dei docenti. Possono gli obiettivi di ambito giuridico ed economico essere riassorbiti nelle ore di storia nel biennio dei licei? Il Prof. D'Avolio dice di sì citando la sua esperienza personale ed individua come dire, una piattaforma comune ai vari ambiti disciplinari. Se questa impostazione è corretta, allora perchè non attribuire ai docenti di economia l'insegnamento della statistica? O della stessa storia? Personalmente come docente di diritto ed economia, vista la mia formazione personale, sarei in grado di insegnare entrambe (inclusa la geografia), non sarei un modello ma ...a livello liceale, perchè no? Io ritengo che questo approccio sia davvero superficiale. Qui non si tratta di stabilire se si abbia quel tanto di esperienza che basta per raccontarte qualcosa, ma di trasmettere il gusto della scoperta, la passione per lo studio, di guidare i ragazzi nello sviluppo della capacità critica, in ambito filosofico, storico, economico, giuridico, scientifico. E questo non lo fanno i tuttologi, lo fa chi una materia la sa. Credo sarebbe opportuno riconoscere l'importanza ed il potenziale di ogni specializzazione. Se , come cita il Prof D'Avolio, i giuristi fanno fatica ad insegnare l'economia e viceversa, mi domando con quale serenità i docenti di storia (senza ore aggiuntive, ma nel monte ore esistente) insegneranno storia geografia, diritto ed economia...altro? Mi sento un po' a disagio nel sentir dire che le discipline che insegno possono essere spezzettate un po' al collega di storia un po' all'esperto di economia finanziaria. Credo fortemente nel valore della mia professione e conosco i punti di forza ed i punti deboli della mia formazione. Credo anche che come in tutte le discipline ci siano da parte dei docenti livelli di competenze e di 'disagio' diversi nel fare seriamente il proprio lavoro. Questa Professore, non è una prerogativa dei docenti di diritto ed economia. Spero davvero in una serena riflessione. |
Sandra Bigliani - 03-02-2010 |
Lo scorso anno la famosa “legge Gelmini” (decreto legge 1/09/08 , n. 137) sottolineava con enfasi, all’art. 1, l’istituzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”. A giugno la riforma della scuola superiore, che entrerà in vigore l’anno prossimo, sopprime totalmente l’insegnamento del diritto ed dell’economia da tutti i licei, ad esclusione di quello delle scienze sociali e tecnologico. "Cittadinanza e Costituzione" sarà insegnata solo nelle elementari e nelle medie, dai docenti di storia, all'interno del loro monte ore e senza valutazione autonoma, e non da laureati ed abilitati nelle discipline giuridico - economiche. Mi sorge un dubbio: insegnare queste discipline in un periodo troppo vicino al momento in cui gli allievi hanno il diritto di voto può forse essere rischioso? |
Francesco Orecchioni - 08-02-2010 |
La Costituzione? Roba da extracomunitari. E' quanto viene da pensare, dopo aver appreso che il governo di questo paese pretende la conoscenza della Costituzione da parte degli extracomunitari e, nello stesso tempo, abolisce l'insegnamento del diritto dai licei. Negli stessi giorni, alcuni ministri - intervistati da una nota trasmissione televisiva - hanno mostrato di non conoscere nemmeno i principi fondamentali della Costituzione. Le sperimentazioni Brocca negli ultimi vent'anni avevano cercato di colmare questa lacuna. Con la riforma "epocale" della Gelmini, gli unici a dover conoscere la Costituzione italiana saranno gli extracomunitari. |