L'eclissi del Diritto e delle scelte razionali
Franco Labella - 30-01-2010
Dal rasoio di Ockham al paradosso della educazione alla legalità senza le leggi


"Riguardo a Economia e Diritto, dovendo fare delle scelte, no, non ritengo siano materie fondamentali per l'educazione alla cittadinanza e alla legalità" .
" Potremmo superare le polemiche sulla mancanza di arte, musica nel biennio, perché nell'asse dei linguaggi ci possono rientrare tutte le discipline anche se a un livello certo di non avanzata formalizzazione. Condivido pertanto la risposta di Bruschi ("regista" della cabina di regia sui Licei) sulla mancanza di Diritto-economia nei bienni liceali".

Che il paradosso espresso nella prima frase sia condiviso anche da un uomo di scuola come D'Avolio non può che suscitare meraviglia.
D'Avolio, Dirigente scolastico ora in quiescenza, ha conosciuto fasi anche passate dei tentativi di riforma della scuola e quindi non avrà reazioni di rigetto se leggerà queste altre di frasi:

" L'insegnamento del Diritto:
1. concorre ad integrare la prospettiva offerta dalle
scienze umane e sociali, studiate nell'indirizzo con la peculiarità
delle proprie categorie logiche e sistematiche;
2. promuove nello studente una maggiore consapevolezza
della complessità dei rapporti sociali e delle regole
che li organizzano;
3. consente di individuare le connotazioni delle diverse
formazioni operanti nella società, cogliendone la rilevanza
giuridica;
4. attiva la riflessione sull'essenzialità del nesso fra
società e ordinamento giuridico;
5. evidenzia le forme di solidarietà attuabili mediante
l'intervento dello Stato nei rapporti economici e sociali.

Sarebbe interessante conoscere l'opinione di D'Avolio , fautore della trasversalità, a proposito di queste frasi che sono tratte da quel "pericoloso" documento costituito dalle Linee di indirizzo delle sperimentazioni Brocca.

E se poi ci spostiamo sull'Economia , che dire? Trasversalità anche lì? E di chi? Del collega di "Economia domestica"?
La battuta viene facile se si pensa che qualcuno, nell'ambito dei think thank che si sono occupati del riordino, ha evocato, non si sa bene in base a quale ragionamento, la possibilità di inserire nel futuro Liceo delle Scienze Umane non l'Economia Politica ma, udite udite, l'Economia Aziendale.....

Riportiamo la discussione nei termini della razionalità.
Dunque c'è la necessità del riordino e si decide che le Discipline giuridiche ed economiche non rientrano nel core curriculum.
Ma, in realtà, come ha acutamente osservato Tiziana Pedrizzi qualche tempo fa, su Sussidiario.net , non c'è stata in Italia alcuna discussione sul core curriculum.
C'è stata la decisione, non motivata da altro che da nobili ragioni di tagli alle spese (sic), di ridurre a 30 ore l'orario settimanale massimo "sopportabile" dagli studenti italiani del 2000.
Il riferimento di D'Avolio a 30 come monte ore adeguato , però, è pure sbagliato perché , per il biennio (e la disciplina "Diritto ed Economia" nei Brocca lì viene insegnata) le ore settimanali non sono 30 (quelle originariamente previste) bensì 27.
Sarà perché il cervello dei quindicenni è meno "capiente" di quello dei diciassettenni, che si è arrivati a questa importante determinazione?
Ma alle medie inferiori il monte ore settimanale è di 29+1 ed allora manco la teoria del "cervello più piccolo e meno capiente" funziona.
Anche qui spero si colga l'ironia espressa a proposito di una determinazione ragioneristica che non consente di individuare quali ambiti disciplinari siano essenziali e quali no ma che "giustifica" una posizione paradossale come quella di Bruschi con la quale ho aperto questo contributo.
Cerchiamo allora di capire il perché dell'eclissi del Diritto ed anche delle scelte razionali.
In Italia l'unico tentativo di riformare la secondaria superiore è consistito nelle sperimentazioni Brocca.
Per dare un giudizio non tagliato con l'accetta sulle stesse, sarebbe stato necessaria una valutazione finale dei quasi venti anni che separano le frasi di Bruschi e D'Avolio da quelle della Commissione Brocca.
Come ha riconosciuto, con onestà intellettuale, anche un altro componente della Cabina di Regia che ne ha scritto su Sussidiario.net, Elena Ugolini, tale valutazione non è stata mai fatta.
Ricordo che uno dei tratti innovativi, rispetto al passato, delle sperimentazioni Brocca è stata proprio l'introduzione delle Discipline giuridiche ed economiche nei Licei.
Esse escono, già da vent'anni, dal limbo degli istituti tecnici e professionali, per diventare discipline presenti in tutti i Licei sperimentali compresi Classici e Scientifici.
Ci sono poi Classici e Scientifici tradizionali (non Brocca) che decidono di introdurre non lo studio dell'aramaico o del marketing nei loro istituti ma, come al Ministero sanno bene perché hanno i dati sulle cosiddette mini-sperimentazioni, proprio il Diritto e l'Economia.
Che questa sia la situazione lo ha riconosciuto, in un documento ufficiale e non riservato, anche uno dei più stretti collaboratori, al Ministero, del Ministro Gelmini.
Ci sarà stato un motivo per cui tutto questo è accaduto?
Oppure ci toccherà di leggere che si trattava di impiegare i docenti di Discipline giuridiche ed economiche in esubero?
Siamo seri, per favore.
Eppure c'è ancora qualcuno che parlando oggi di Diritto e Economia, ne parla ancora oggi come di discipline tecniche da relegare in settori specialistici.
Se ne ignora la valenza formativa e la funzione di strumento di analisi della realtà
L'art. 2 2 del regolamento n. 132 sui Licei evoca proprio la necessità , per lo studente, di essere in grado di analizzare la realtà ed il Diritto e l'Economia, nel XXI secolo, non servono?
Ci sarà un motivo per cui non c'è alcuna posizione né del mondo universitario, né del mondo dell'impresa, né delle associazioni professionali, né delle associazioni dei genitori che sostiene la necessità di eliminare il Diritto e l'Economia ma esattamente il contrario?
Basta leggere quello che è stato scritto nei Forum di Indire per rendersene conto.
Basta leggere le mozioni dell'Assemblea Regionale Siciliana come quella degli Ordini degli avvocati del Triveneto pubblicati sul Sole 24 ore per rendersi conto che la scelta è una scelta non condivisa da alcuno che non siano Bruschi e , ahimè, D'Avolio.
E non parliamo dei decisori politici poi.
Lo stesso Ministro Gelmini (avviene nel 2008) si rende conto della necessità di diffondere, nell'ambito di un più generale discorso di educazione alla legalità, anche la cultura costituzionale nelle scuole di ogni ordine e grado.
E nel 2008, evidentemente, il Ministro Gelmini non condivide il paradosso del suo consigliere politico Bruschi.
Questo passaggio diventa essenziale per valutare le giravolte della politica scolastica in relazione alle discipline giuridiche ed economiche.
Cosa succede rispetto alla primitiva proclamata volontà di introdurre una nuova disciplina (materia) con valutazione autonoma come dichiarato dallo stesso Ministro in una conferenza stampa dell'agosto 2008, conferenza stampa anche ripresa dalle televisioni?
Accade che alle prese con la necessità, nelle scuole superiori, di dare rigore scientifico ad uno studio che non può essere "trasversale" ignorando la necessaria precisione di analisi, il Ministero prima firma un protocollo di intesa con l'Associazione Italiana dei Costituzionalisti perché "formino i futuri docenti di Cittadinanza e Costituzione (i docenti di Filosofia e quelli di Storia ma non quelli di Diritto) poi,e siamo solo nel 2009 fa sapere , attraverso lo stesso Ministro che lo dichiara al Corriere della Sera, che mai e poi mai "Cittadinanza e Costituzione" diventerà, nemmeno alle superiori, "disciplina autonoma con valutazione autonoma".
Che cosa è accaduto per indurre ad un cambiamento di prospettiva di 360 gradi?
E' accaduto che studiosi del calibro di Galli della Loggia sul Corriere della Sera e del prof. Dino Cofrancesco sul Secolo XIX di Genova, siano intervenuti sulla questione "Cittadinanza e Costituzione" invocando l'abbandono di una visione "annacquata" di "Cittadinanza e Costituzione" da non utilizzare, per usare le parole di Galli della Loggia, in una prospettiva da Stato etico e sottolineando la necessità di uno studio basato anche sul rigore scientifico.
Ed allora la "trasversalità" di D'Avolio , con tutto il rispetto, si infrange miseramente contro gli scogli dei curricula universitari dei docenti di Discipline giuridiche e di tutti gli altri docenti di discipline diverse.
Il paradigma delle competenze e della meritocrazia servono solo come slogan?
O servono anche a determinare chi insegna cosa?
Perché, altrimenti, trasversalità per trasversalità, siccome ho una certa competenza in informatica, da domani chiederò di essere riconvertito, pur non avendo alcuna laurea specifica, ad insegnare Informatica!!!!!
Come si vede, a seguire certi discorsi si finisce in un vicolo cieco, quello di scelte non razionali.
Qual è la prospettiva giusta allora?
Quando vogliamo giustificare certe scelte, anche nel settore dell'educazione, spesso ci rivolgiamo all'estero volendo dare una patente di credibilità a cose di cui non abbiamo consapevolezza.
Ebbene, se si guarda all'Europa, anche stavolta stiamo andando contro corrente.
Non c'è bisogno di evocare la Francia o la Germania per sapere che in questi Paesi posizioni come quella di Bruschi non hanno alcuna cittadinanza.
Ci sono le famose Raccomandazioni del Consiglio d'Europa a proposito delle competenze civiche, ci sono le ricerche internazionali e a livello UE che attestano la necessità di migliorare la cultura costituzionale e istituzionale degli studenti europei.
E noi siamo qui alle prese con il rasoio di Ockham.
Che qualcuno lo faccia sapere che il mondo della globalizzazione del XXI secolo è un po' più complicato e che non fornire strumenti di analisi è una scelta suicida, se fatta in buona fede.
E' altro se giustificato dal pregiudizio ideologico e dalla approssimazione di scelte non motivate.


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Pasquale D'Avolio    - 31-01-2010
Comprendo e apprezzo la “passione razionale” (mi si passi l’ossimoro) del collega Labella (“Sussidiario” del 23 gennaio) nel sostenere la valenza formativa delle discipline giuridiche ed economiche, cosa che nessuno vuole negare e condivido l’osservazione di fondo per cui si è partiti dal quadro orario prima di definire il “core curriculum”. Resta l’esigenza di tener conto della “sostenibilità” del quadro orario e della necessità di “essenzializzare” i curricoli. In questi giorni c’è una levata di scudi a favore della geografia, che verrebbe sacrificata dalla Riforma. Si potrebbe continuare con chimica, lingue straniere e altro. Il “Brocca” su cui, come giustamente nota il collega, non c’è stata una seria verifica, ampliava il quadro orario a 34 ore con 1-2 rientri pomeridiani. Il sottoscritto fu uno dei 46 “sperimentatori” della prima ora (riunione dello Stenditoio nel 1992). Nel mio Liceo la cosa venne rivista dopo qualche anno e portammo l’orario, d’accordo docenti, alunni e genitori, a 30 ore, certamente non mossi da esigenze di risparmio. Quanto all’insegnamento di diritto-economia (2 ore settimanali nel biennio) l’esperienza non fu del tutto positiva: sorsero problemi con i docenti “specialisti” la cui impostazione didattica era di tipo formalista e sistematica, poco consona con l’indirizzo liceale, senza contare che i “giuristi” non si sentivano adeguati per l’insegnamento dell’economia e viceversa.
Quanto ai nuovi Licei, invito a riflettere se quegli stessi obiettivi indicati dal Brocca per il Diritto non possano trovare spazio in un rinnovato insegnamento della storia (comprendente “Cittadinanza e costituzione”) nel Biennio. Mi riferisco ad esempio a quelli citati dal Labella come “promuovere nello studente una maggiore consapevolezza della complessità dei rapporti sociali e delle regole che li organizzano; individuare le connotazioni delle diverse formazioni operanti nella società, cogliendone la rilevanza giuridica; attivare la riflessione sull’essenzialità del nesso fra società e ordinamento giuridico; evidenziare le forme di solidarietà attuabili mediante l’intervento dello Stato nei rapporti economici e sociali” Se si leggono le Linee di indirizzo della commissione Corradini li si ritroverà enunciati in maniera molto simile.
Così per l’economia. Il sottoscritto ha insegnato per venti anni nel Licei storia e filosofia: ebbene posso dire che nella mia programmazione la storia dell’economia e il pensiero economico da Aristotele a Keynes costituivano un filone molto importante, come hanno riconosciuto sempre i miei alunni che all’Università si sono iscritti a Facoltà economiche. Per i Licei penso possa bastare. E poi, battuta finale, come mai la stragrande maggioranza dei giuristi provenivano e provengono proprio dal Classico, dove le disciplina “diritto-economia” non è mai esistita (salvo nel ventennio, e sappiamo perché).

 Franco Labella    - 01-02-2010
Ringrazio il Preside D'Avolio per il suo intervento ma gli devo una risposta sintetica per non togliere spazio al dibattito che mi auguro prosegua.
Cittadinanza e Costituzione e addirittura Economia nei programmi di Storia e Filosofia?
Peggio il rimedio della toppa, decisamente.
Avete visto la trasmissione delle Iene con i parlamentari che annaspavano sulla Costituzione?
Preside D'Avolio ma il riordino non viene giustificato con slogan come "competenze e meritocrazia"?
Ma i curricula universitari contano qualcosa?
Altrimenti sarò legittimato a diventare docente di Informatica.... pur non avendo una laurea specifica.
Piccolo particolare su cui nessuno risponde: originariamente le ore del biennio erano 30 e al Coordinamento nazionale dei docenti di Diritto e Economia, a luglio 2009, è stata indirizzata una mail, ufficiale e con regolare numero di protocollo, firmata dal Capo della Segreteria Tecnica del Ministro Gelmini, in cui si rassicurava sulla possibilità di "recupero".
Questo i senatori della VII Commissione lo sanno benissimo visto che abbiamo depositato memoria e mail il 24 novembre scorso in audizione.
Mi fermo qui. Per il momento.
Franco Labella

 Prof. Gaetano Riccardo    - 01-02-2010
Il tratto più irritante di questo "riordino" liceale, che con freddezza protocollare decurta numero di ore e addirittura intere discipline, è costituito, per i docenti che ne sono direttamente coinvolti, non tanto dai tagli in sé quanto piuttosto dal doversi sorbire tutta una serie di giustificazioni paradossali a sostegno di tale operato. Con riferimento al caso di Diritto e Economia, l'intervento del prof. Labella smonta abilmente alcuni di questi paradossi. Chiamato direttamente in causa, il prof. D’Avolio prova a replicare con argomenti tratti prevalentemente dalla propria esperienza personale, rispetto ai quali vorrei proporre qui qualche osservazione. Fermo restando che ciascuno rimane il più autentico interprete delle proprie esperienze, e che pertanto non ho motivo di dubitare della sincerità delle valutazioni addotte dal professor D’Avolio, mi chiedo nondimeno: si tratta di argomenti effettivamente generalizzabili, tali quindi da essere offerti a sostegno della necessità di cancellare l’insegnamento del Diritto nei Licei, o non piuttosto di casualità – incresciose certo – ma comunque evitabili? Ripercorriamoli da vicino, nel medesimo ordine proposto. 1) Per il prof. D’Avolio i docenti di diritto avrebbero una impostazione “poco consona con l’indirizzo liceale”. Lo sa il prof. D’Avolio che, da almeno un decennio, i percorsi abilitanti prevedono, a prescindere dalla materia insegnata (e dunque anche per i docenti di Diritto), un approfondimento della metodologia didattica di non poco conto? 2) “I ‘giuristi’ – scrive il prof. D’Avolio - non si sentivano adeguati per l’insegnamento dell’economia e viceversa”. Ma questa difficoltà non si verifica forse in tutti i casi in cui, a prescindere dalla propria formazione, ci si deve piegare all’insegnamento di una seconda disciplina? Non vale forse anche per il “fisico” che insegna Matematica, il “filosofo” che insegna Storia e via a seguire? 3) “Invito a riflettere se quegli stessi obiettivi indicati dal Brocca per il Diritto non possano trovare spazio in un rinnovato insegnamento della storia (comprendente “Cittadinanza e costituzione”) nel Biennio”. Ammesso che i docenti di Storia debbano e possano farsi carico di tutto ciò con la stessa efficacia di un abilitato in Diritto (ma ho i miei dubbi), perché sono state tagliate ore anche in questa disciplina? E perché, se proprio Storia dovrà avere anche una “curvatura” giuridica ed economica, un abilitato nella A019 o, poniamo, nella A036 dovrebbe essere da meno per il suo insegnamento? 4) “Posso dire che nella mia programmazione la storia dell’economia e il pensiero economico da Aristotele a Keynes costituivano un filone molto importante”. Lo sa il prof. D’Avolio che, in filosofia, nella maggior parte delle scuole è già molto se oggi si arriva a Nietzsche? Così come in Storia quasi mai si arriva a toccare “cronologicamente” la Costituzione? E perché poi, ammesso anche che si riuscisse ad andare oltre, il “giurista” dovrebbe trovarsi a disagio con la trattazione di Keynes e il “filosofo” no? 5) “Come mai – si chiede infine il prof. D’Avolio – la stragrande maggioranza dei giuristi provenivano e provengono proprio dal Classico, dove le disciplina “diritto-economia” non è mai esistita?” Mi sembra che anche questo non provi nulla. Il Liceo classico è stato da sempre il percorso che ha traghettato la maggior percentuale di studenti all’università. Pertanto, qualsiasi Facoltà decidessimo di prendere in considerazione, troveremmo sempre che le matricole provengono in buona parte dal classico. Piuttosto, non rappresenta proprio questo dato un indice ulteriore di quanto sia irrazionale l’abolizione del diritto nei licei, in primis dal Classico? Non sta, in fondo, Diritto al Latino un po’ come Filosofia sta al Greco? Non è forse il diritto il lascito più importante della civiltà dei Romani, come la filosofia lo è di quella dei Greci?

 Stefania Nesi    - 02-02-2010
Vorrei porre l'accento proprio sulla questione delle competenze dei docenti. Possono gli obiettivi di ambito giuridico ed economico essere riassorbiti nelle ore di storia nel biennio dei licei? Il Prof. D'Avolio dice di sì citando la sua esperienza personale ed individua come dire, una piattaforma comune ai vari ambiti disciplinari. Se questa impostazione è corretta, allora perchè non attribuire ai docenti di economia l'insegnamento della statistica? O della stessa storia? Personalmente come docente di diritto ed economia, vista la mia formazione personale, sarei in grado di insegnare entrambe (inclusa la geografia), non sarei un modello ma ...a livello liceale, perchè no? Io ritengo che questo approccio sia davvero superficiale. Qui non si tratta di stabilire se si abbia quel tanto di esperienza che basta per raccontarte qualcosa, ma di trasmettere il gusto della scoperta, la passione per lo studio, di guidare i ragazzi nello sviluppo della capacità critica, in ambito filosofico, storico, economico, giuridico, scientifico. E questo non lo fanno i tuttologi, lo fa chi una materia la sa. Credo sarebbe opportuno riconoscere l'importanza ed il potenziale di ogni specializzazione. Se , come cita il Prof D'Avolio, i giuristi fanno fatica ad insegnare l'economia e viceversa, mi domando con quale serenità i docenti di storia (senza ore aggiuntive, ma nel monte ore esistente) insegneranno storia geografia, diritto ed economia...altro? Mi sento un po' a disagio nel sentir dire che le discipline che insegno possono essere spezzettate un po' al collega di storia un po' all'esperto di economia finanziaria. Credo fortemente nel valore della mia professione e conosco i punti di forza ed i punti deboli della mia formazione. Credo anche che come in tutte le discipline ci siano da parte dei docenti livelli di competenze e di 'disagio' diversi nel fare seriamente il proprio lavoro. Questa Professore, non è una prerogativa dei docenti di diritto ed economia. Spero davvero in una serena riflessione.

 Sandra Bigliani    - 03-02-2010
Lo scorso anno la famosa “legge Gelmini” (decreto legge 1/09/08 , n. 137) sottolineava con enfasi, all’art. 1, l’istituzione della materia “Cittadinanza e Costituzione”.
A giugno la riforma della scuola superiore, che entrerà in vigore l’anno prossimo, sopprime totalmente l’insegnamento del diritto ed dell’economia da tutti i licei, ad esclusione di quello delle scienze sociali e tecnologico. "Cittadinanza e Costituzione" sarà insegnata solo nelle elementari e nelle medie, dai docenti di storia, all'interno del loro monte ore e senza valutazione autonoma, e non da laureati ed abilitati nelle discipline giuridico - economiche. Mi sorge un dubbio: insegnare queste discipline in un periodo troppo vicino al momento in cui gli allievi hanno il diritto di voto può forse essere rischioso?

 Francesco Orecchioni    - 08-02-2010
La Costituzione?
Roba da extracomunitari.

E' quanto viene da pensare, dopo aver appreso che il governo di questo paese pretende la conoscenza della Costituzione da parte degli extracomunitari e, nello stesso tempo, abolisce l'insegnamento del diritto dai licei.
Negli stessi giorni, alcuni ministri - intervistati da una nota trasmissione televisiva - hanno mostrato di non conoscere nemmeno i principi fondamentali della Costituzione.
Le sperimentazioni Brocca negli ultimi vent'anni avevano cercato di colmare questa lacuna.
Con la riforma "epocale" della Gelmini, gli unici a dover conoscere la Costituzione italiana saranno gli extracomunitari.