Quale futuro per l'utopia?
Vincenzo Andraous - 09-01-2010
Finalmente liberi con le gambe in avanti

Corre l'anno 2010 e mi continua a colpire l'indifferenza, la disattenzione, con cui si prende atto che in carcere ci si ammazza a vent'anni, a quaranta, a sessanta, nel silenzio più colpevole, ma ciò non provoca alcun brivido, se non quello di prendere per il bavero l'intelligenza.
In questo bailamme di disegni sgangherati, di giustizia dell'ingiustizia, e di ingiustizia della giustizia, in questo abisso: alla prima curva non c'è più a fare da ponte l'uomo, ma lo spettro di una disumana accettazione.
Penso alla politica alta, penso agli uomini che la fanno, penso ai Caino come me che scontano la propria condanna, penso agli Abele dai silenzi protratti, e ricordo i tanti miliardi elargiti a parole nella vecchia legislatura, nella nuova, nella futura, per un progetto "intero", almeno così era stato promesso.
Rammento le conferme per un investimento serio e notevole per far si che la prigione potesse praticare il dettato Costituzionale, e non quell'incerta pena di morte tutta italiana.
S'è trattato di utopia, e gli utopisti sono illusi nella teoria, e violenti nella pratica.
Di illusione s'è trattato davvero, infatti quei soldi sono stati dirottati verso altri lidi, verso altre istanze, non più per bilanciare precise scelte di politica criminale, che andassero, sì, verso una richiesta legittima di sicurezza collettiva, ma con la stessa intensità non disdegnassero una pena improntata realmente su passaggi rieducativi, risocializzanti, quindi destrutturanti-ristrutturanti.

Le necessità operative del carcere restano, impellenti, improrogabili, eppure rimangono a sopravvivere delle loro assenze e mancanze. Peggio, si rifiuta di ovviare al problema con lo sviluppo di spazi psicologici e relazionali, dove chi è in prigione possa esprimersi liberamente, in un terreno fertile per l'autocritica, e per la propria crescita personale.
L'antropologia insegna che dal confronto, laddove si realizzi un vero ragionamento dialogico, scaturisce sempre e comunque un "prodotto nuovo", perché l'incontro e lo scambio conducono a risultati sempre migliori rispetto ai precedenti.
Tutto questo mi porta comunque a una ulteriore considerazione; in tanti rimarranno alla finestra ad aspettare, gli altri contribuiranno a risolvere il problema del sovraffollamento.

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 oliver    - 16-01-2010
Il carcere ambiente pensato per punire in alcuni paesi si è trasformato molto lentamente in luogo capace di rieducare i condannati per poterli reinserire nella società in un prossimo futuro.
E' incredibile che da noi il carcere aggiunge alla detenzione anche la distruzione della dignità che deve essere salvaguardata (sovraffollamento e condizioni igieniche disumane).
E' incredibile che il popolo italiano davanti ad una scelta difficilissima fatta dal presidente Prodi (l'indulto) che tutti vollero (escluso AN e La lega Nord), dopo la richiesta del Papa, abbia punito questa scelta avvantaggiando la destra tutta.
Questa osservazione potrebbe risultare stonata rispetto le sue, ma sono fortemente significative nell'evidenziare in quale paese viviamo e tra quali cittadini.
Ho evitato di fare un commento di altro tipo, ho voluto concretamente far emergere il "vero", per non volare sulle nubi ma di poterci serenamente guardare ed ammirare una realtà sconvolgente. oliver