L'ultimo rapporto CENSIS parla di educatori scoraggiati e rassegnati all'impotenza educativa. La notizia apparsa sul web a dicembre riferisce di un nuovo sistema di controllo sulla rete, il safety web, e riporta l'attenzione sulla frattura intergenerazionale che passa anche dal web. La rete è extraterritoriale, un luogo virtuale dove non c'è legge, non ci sono diritti e doveri, non arriva la legittimità delle norme costituzionali. Praticamente è un far west, dove vige il bellum omnium contra omnes. Non è colpa nostra se c'è la globalizzazione, ma a me sembra che molti educatori siano diventati strabici. Infatti, a scuola e negli enti pubblici si incrementano progetti sempre più creativi che si propongono come scopo l'educazione alla cittadinanza responsabile. Ciononostante, sul web avviene di tutto. Il cyber-bullismo attraversa la vita delle città e delle scuole, contraddicendo in rete ciò che si insegna nella vita reale. Perché a scuola e in famiglia non se ne parla? Forse si pensa che la rete sia uno sfogatoio innocente e senza conseguenze? O che si tratti di goliardate da ragazzi? Non è così. Intanto è grave che si formi un costume mentale che avalli, sotto la forma dello scherzo, la violenza verbale, l'indiscrezione, il pettegolezzo, la superficialità, la calunnia. In secondo luogo, e sta già succedendo, mi sembra logico che i navigatori della rete, abituati a questi comportamenti virtuali, nelle relazioni reali ripetano il copione con le stesse modalità. La maggior parte degli adulti pensa che si tratti di casi isolati, come per i famosi video di you tube elevati agli onori della cronaca nazionale. Anch'io lo credevo, ma si tratta invece di un fenomeno di massa, trasversale, a cui aderiscono giovani di ogni condizione, sesso, appartenenza politica e ideologica. Questo è l'aspetto più preoccupante. Forse è il caso che se ne parli? La grande opportunità di espressione e di comunicazione offerta dalla rete purtroppo può essere usata molto male e sprecata in modo meschino. È una nuova frontiera per l'educazione, un nuovo spazio da umanizzare. Nel suo ultimo libro "Comunicazione e potere", Manuel Castells dice che internet è un organismo autoregolato e non può essere diversamente. Ecco perché internet è come siamo noi, buoni e cattivi, lo specchio della nostra società.
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Red - 07-01-2010
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A proposito del difficile compito educativo Vincenzo Andraous afferma: "Educare non è una strategia da imparare in fretta, per fare saltare il banco, quello della convivenza civile, della legalità, della giustizia, più o meno intesa malamente dal mondo adulto, figuriamoci da chi si beffa dell'autorità e delle regole condivise perché adolescente..."
Da La speranza che non tutto è perduto
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