Viene da Napoli e merita un commento.
Comunicato
Si chiarisce in termini sempre più gravi quello che è successo oggi a Materdei: Una piccola piazza Navona! [...] Di sei-sette studenti, alcuni attacchinavano e altri seguivano coi motorini per monitorare la situazione viste le aggressioni già registrate su quel territorio. [...] All'altezza di piazzetta Materdei è sbucata dal vicolo una squadra di 15 persone con caschi e mazze tricolori, nella triste re-miniscenza di piazza Navona, urlando "il quartiere è nostro!"[...]
Gli studenti sono stati aggrediti con spranghe e mazze! Con sé non avevano niente se non il secchio e la scopa per attacchinare. Il tutto è avvenuto in pieno giorno in mezzo al quartiere e quindi tanta gente ha potuto vedere coi suoi occhi quello che è successo e come sono andate le cose! [...] uno degli studenti della Rete, L.T. di 19 anni, ha subito diverse botte con le mazze e in questo momento è all'Ospedale Cardarelli. I medici gli hanno riscontrato un grumo di sangue nei polmoni e un principio di enfisema (una bolla d'aria che comprime il polmone prodotta probabilmente dagli "urti" delle mazze...)
Rete antifascista e antirazzista napoletana
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A Roma, quando uccisero barbaramente un ragazzo inerme che non sapeva far male nemmeno a una mosca l'allora sindaco Veltroni non volle sloggiare "
Casa Pound", perché - spiegò gelidamente alla madre del ragazzo - avrebbe dovuto fare altrettanto coi centri sociali. E non servì a nulla che, disperata, la donna replicasse che i ragazzi dei centri sociali non organizzano agguati, pestaggi e omicidi.
A Napoli la sindaca Iervolino, presa in mezzo tra vecchi squadristi ed ex "
rivoluzionari" da operetta, s'è aperta subito al dialogo, come fanno da tempo i "
nominati" di Bersani. Va così ovunque: i neofascisti sprangano e accoltellano e, impassibili, vecchie e nuove reclute della "
democrazia" fanno le fusa e sbandierano ai quattro venti le virtù terapeutiche del
dialogo.
Non è un impazzimento. E' molto peggio. E' tolleranza di facciata, caccia agli scampoli di potere nella crisi di un sistema politico che, non a caso, vede nell'occhio del ciclone la Costituzione e quel sistema formativo che ne è una delle travi portanti. E', per usare una formula sintetica, la logica conseguenza d'un calcolato stravolgimento della cultura storica: il trionfo dei "
senzastoria", direbbe amaramente Arfè.
Come si è giunti a un simile disastro? Pochi e precisi passaggi e, a ben vedere, la biografia politica di Veltroni è il modello "
esemplare" di un percorso che conduce alla lunga agonia della Repubblica nata dalla Resistenza: un comunista che rinnega se stesso - "
io comunista non sono stato mai" - un chierico del soviettismo che passa all'ortodossia vaticana, un sindaco di sinistra che, quando in gioco è il consenso, scavalca la destra più forcaiola e giunge sino alla caccia all'uomo nel caso esemplare e tragico dei "
rumeni stupratori". E', per dirla tutta, una ricerca di identità politica che non fa i conti con la storia, non nasce dal "
chi sono", ma s'applica sul "
chi non voglio sembrare". Nulla nasce dal nulla e il passaggio dall'antifascismo all'anti antifascismo è quello cruciale. Il filo rosso della storia di "
Casa Pound" parte da Violante e dai suoi "
ragazzi di Salò" e giunge a Berlusconi col fazzoletto di partigiano abbruzzese. Lungo la strada c'è la sinistra alla Veltroni, quella della via di mezzo e della corsa al centro.
"
Casa Pound" è l'esito fatale d'una dissennata operazione d'immagine, di un "
lifting" devastante che "stira" le questioni di principio, rivitalizza le dichiarazioni di fede e si esprime col laser d'una pericolosissima torsione degli strumenti semantici e lessicali.
Il naufragio del "
socialismo reale", la ritirata frettolosa del Pci, trasformatasi fatalmente in rotta disordinata, la corsa affannosa alla sigle anonime e senz'anima -
Cosa uno e
Cosa due, Pds, Ds, Ulivo e Pd - la stagione zootecnica e botanica della politica, persa tra querce, asinelli, garofani, ulivi e rose multicolori, hanno prodotto uno stallo. Per un po', al branco che tornava a mordere si sono flebilmente opposti lo stanco rituale della retorica antifascista e la liturgia della solidarietà. Il processo politico vero, però, quello che marca il cambiamento e ci conduce al presente riguarda la scuola e l'università. Da Berlinguer a Gelmini non c'è distinzione che tenga: per porre mano ai principi fondanti della Costituzione, occorre battere in breccia la memoria comune e condivisa di cui è custode la scuola. "
Scuola e democrazia" non è una formula vuota, ma la piattaforma di cemento su cui poggia il sistema. Piegare la scuola era ed è l'obiettivo irrinunciabile di chi intende piegare la democrazia. Non a caso, i "
maître à penser" che aprono a "
Casa Pound", recitano da guitti la parte dei Montesquieu: "
è utile che le leggi esigano dalle diverse fedi che non disturbino lo Stato, ma altresì che non si disturbino a vicenda". L'apertura a Casa Pound viene da brigatisti pentiti alla Morucci, da un sessantottino come Mughini, che tira addosso al Sessantotto e all'antifascismo di cui fu portabandiera -
non ci penso nemmeno a definirmi antifascista - e,
dulcis in fundo, da un rispettabile reduce di "Lotta Continua" come
Ugo Tassinari che s'è perso negli studi sulla "
destra radicale." Per non dire di
Marco Rossi Doria, passato dall'Autonomia Operaia al "
giravite" di Fioroni.
Viviamo di "
gesti liberatori" e di pulsioni neopacifiste. La scuola-azienda è chiamata a spiegare a generazioni di futuri sfruttati che economisti e giuslavoristi sono tutti d'accordo: la forza lavoro è merce svalutata, l'impresa la trova sul mercato a costo zero e l'eterno esubero vive d'elemosina a carico dei pensionati; in quanto al diritto internazionale, l'insegnamento è definito; grazie all'appassionata esportazione di democrazia, ci sono finalmente due diverse specie di dittatori: i nemici che vanno processati, uccisi e suicidati come Milosevich e Saddam Hussein, e gli amici, come Gheddafi, Mubarak, e Micheletti - coi quali si fanno affari d'oro e pazienza per i diritti umani. La scuola deve imparare ad insegnare - sostiene la Gelmini - e non ha torto. Chi l'avrebbe mai detto che i massacri di civili garantiscono la pace - e se ti prendono con le mani sporche di sangue ti dimetti - e che i "Comitati di Liberazione Nazionale" sono il primo esempio di consociativismo? Questa è la nuova storia, riscritta con limpida chiarezza da liberali alla Quagliariello: in una democrazia parlamentare comanda il capo, eletto dal popolo sovrano, perciò stiano zitti parlamentri e magistrati che non elegge nessuno. E' una storia che rimette un po' d'ordine nel pasticcio di Calamandrei e compagni: gerarchia, scuola fatta da domestici della borghesia, università che seleziona i padroni del vapore e, a garanzia del sistema, ecco Maroni, le ronde padane e i ragazzi di "
Casa Pound".
Vico insegna che la storia ha i suoi cicli, tuttavia, per favore, non parliamo di fascismo del terzo millennio: è come confondere l'Innominato e Don Rodrigo. Persino Mussolini si rivolta nella tomba.
florenti - 30-11-2009
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Complimenti ad Aragno per l'analisi appassionata, ma di grande respiro storico! |