breve di cronaca
Scuola, Gelmini fermata. Spiraglio per i precari
Il secoloXIX - 22-10-2009
«Gelmini ha perso la faccia», esultava nel pomeriggio un trafelato ma soddisfatto Giuseppe Fioroni, ex ministro della Pubblica Istruzione del governo Prodi e nemico delle misure taglia-precari nella scuola. «Abbiamo trovato un punto di equilibrio. E questo va bene», ammetteva in serata il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Le due dichiarazioni segnano i confini del giorno più lungo vissuto in trincea alla Camera dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, costretta a vigilare sul "suo" decreto anche ieri esposto al tiro delle opposizioni e ai dubbi della maggioranza prima di essere approvato a tarda sera con 263 sì, 196 no (Pd e Idv) e 33 astenuti (Udc). «Sono soddisfatta del risultato», ha dichiarato il ministro, senza trionfalismi. Del resto, non si è potuta concedere neanche un caffé pur di evitarsi brutte sorprese sul provvedimento, sfuggito il giorno prima a una solenne bocciatura per soli due voti.

Ma sindacati e Cobas minacciano il ricorso al Tar che aveva già bocciato le liste "chiuse".

Ma la sua costanza non le ha evitato un brutto colpo, andato a segno quando maggioranza e opposizione hanno trovato l'accordo in commissione sul controverso articolo 1 che metteva fuori gioco senza appello 280 mila precari esclusi da ogni possibilità di assunzione a tempo indeterminato. La norma era quella approvata martedì, per un pelo: un colpo di spugna su diritti acquisiti e anzianità, che impediva l'immissione in ruolo per chi è iscritto nelle graduatorie. La maggioranza poteva tirare dritto senza fare concessioni ma c'era il rischio di trasformare l'esame del decreto Gelmini in un Forte Apache a rischio di capitolazione senza il paracadute della fiducia, che il governo ha deciso di non concedere nonostante il ministro sotto assedio pare ci avesse fatto un pensierino martedì sera.

L'accordo raggiunto in commissione ha riaperto così ai precari la porta di un lavoro a tempo indeterminato sulla base delle graduatorie ad esaurimento. Una misura che era stata introdotta dal governo Prodi. Dopo la correzione in commissione, la norma non esclude l'assunzione dei precari come nella versione precedente. Una bella correzione di rotta. La Gelmini ha masticato amaro, poi si è incollata alla poltrona per non farsi smontare altri pezzi del decreto per qualche distrazione della maggioranza che non si è mostrata troppo appassionata all'argomento.

Quelli che c'erano della maggioranza sono rimasti asserragliati in aula di fronte al pressing di Pd, Idv e Ud. Ma molti non c'erano, come martedì, quando i capigruppo di Pdl e Lega hanno sudato per recuperare i dodici deputati indispensabili ad evitare la disfatta. Il decreto Gelmini non appassiona il centrodestra con la testa ormai alle regionali e poco disposto ad assecondare in aula la linea dura del ministro mentre, fuori, Berlusconi si associa all'elogio del «posto fisso» fatto da Giulio Tremonti.

Non è un caso forse che l'intesa bipartisan sui precari sia andata in porto grazie alla regia, discreta ma efficace, di un finiano di lungo corso come Silvano Moffa, presidente della commissione Lavoro, che ha insistito per rimaneggiare il comma taglia-precari già approvato e digerito dall'aula. Un piccolo capolavoro diplomatico che ha evitato l'accanimento delle opposizioni, pronte all'ostruzionismo. Tanto più che, mentre il primo comma sui precari è stato riscritto, la Lega è riuscita a far passare un emendamento che prevede un pesante giro di vite concepito per colpire i falsi invalidi al Sud: gli insegnati che vogliono avvalersi della legge 104 per ottenere un avvicinamento a casa in caso di parenti invalidi dovranno portare il familiare anche alla Asl del luogo dove lavorano e rifare gli accertamenti. Nella maggioranza ci sono stati sbandamenti e c'è stato chi ha proposto perfino di stralciare la norma. «Con l'autunno i nodi vengono al pettine. C'è molto nervosismo nella maggioranza e questo spiega le assenze su una misura impopolare come questa. La scoperta del posto fisso da parte di Tremonti è solo cortina fumogena», diceva a tarda sera il Pd Pierluigi Bersani.

Michele Lombardi

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