breve di cronaca
Scuola, ma quanto mi costi ...
Il Sole 24 ore - 16-09-2009
... il 48,9% della spesa pubblica «mangiato» dall'istruzione

di Claudio Tucci

14 settembre 2009


Tagli al personale, finanziamenti col contagocce, programmazione con le mani legate. La scuola è ripartita da dove si era fermata: caos e proteste, da Nord e Sud del Paese, per contrastare la ferrea stagione di austerity imposta a Viale Trastevere per contenere costi di gestione tra i più alti dell'intero settore pubblico. Non è un mistero, infatti, che il ministero dell'Istruzione, oggi, assorba, il 48,9% dei costi dello Stato: 44,5 miliardi di euro (sui circa 91 miliardi totali). Un piccolo, grande record che colloca l'Istruzione tra i potenziali "maggiori contribuenti" al contenimento della spesa pubblica. Eppure, così non è mai accaduto. Stando, almeno, ai dati contenuti nei vari budget di spesa pubblicati, anno dopo anno, dalla Ragioneria Generale dello Stato. Dal 2005 a oggi, viale Trastevere ha visto lievitare costantemente i propri costi di funzionamento, passati dai 38,5 miliardi di euro di 4 anni fa, agli attuali 44,5 miliardi. Praticamente, un miliardo e mezzo di euro in più ogni rilevazione.
Compresa quella per il 2009, anno in cui, invece, si sarebbero dovuti vedere i primi segnali di contrazione dovuti alla cura "da cavallo" contenuta nell'ultima Finanziaria approvata (la manovra triennale sui conti pubblici licenziata nell'estate 2008): un piano di riduzione di spesa pari a 7 miliardi e 832 milioni di euro, entro il 2012, e tagli agli organici del personale di ben 87.341 posti di docenti e di 44.500 posti di operatori Ata.

Costi troppo alti per il personale. Come spiegare, allora, questi risultati contrastanti? La cui punta dell'iceberg la stiamo vedendo, in questi giorni, con sit in e proteste sparse per l'Italia. La chiave di lettura viene data (da anni) dalla Corte dei Conti nella sua periodica relazione, al Parlamento, sul costo del lavoro pubblico. Viale Trastevere spende un'enormità di stipendi per il personale (circa il 98% dei costi totali). Un dato confermato da tutti i principali documenti di finanza pubblica elaborati da Via XX Settembre. Il problema è tutto lì e dipende, sempre, dalle stesse variabili: ricostruzioni di carriera nei confronti dei precari di volta in volta stabilizzati, progressioni automatiche di stipendio, assegnazioni di "premi" a pioggia, slegati da merito e produttività. In più, nonostante anni di proclami e leggi Finanziarie, il personale in servizio nella scuola ha subito una costante crescita fino al 2006 e solo nel 2007 ha fatto registrare una lieve flessione (-1,1 per cento).

Programmazione ferma al palo. Fardelli, che, ora, stanno diventando vere e proprie mannaie per il sistema Istruzione per effetto della clausola di salvaguardia, introdotta dall'allora Governo Prodi, nel 2007 e mai modificata: se non si taglia il personale, si diminuiscono, in modo equivalente, le altre spese. E non riuscendo, Viale Trastevere, ad abbassare le spese per impiegati, professori e bidelli, si stanno riducendo i finanziamenti per le altre spese, azzerando, di fatto, moltissimi obiettivi già programmati e rimasti senza fondi. E' sufficiente sfogliare la direttiva annuale sull'azione amministrativa 2009, da poche settimane sul sito internet del Miur, per rendersi conto di quanti programmi di spesa per la didattica risultino a bocca asciutta. Problemi tristemente noti a centinaia di presidi e genitori. E non è un caso che nella relazione (6 pagine) allegata al Dpef 2010-2013, presentato a luglio scorso, Viale Trastevere abbia chiesto garanzie per proseguire nel piano di rilancio di scuola e università, stimando il fabbisogno complessivo 2010 in circa 1,5 miliardi di euro (689 milioni per la scuola, 815 milioni per l'università).

Possibili soluzioni a confronto. Insomma, una situazione esplosiva. Che l'attuale Governo sta affrontando stringendo la cinghia e con tagli pesanti al personale. Solo quest'anno, lasceranno oltre 42mila insegnanti e 15mila Ata. Prossimamente, anche grazie al ritorno dell'anzianità contributiva, andranno in pensione altre 8.500 unità, da aggiungere alla normale quota di pensionamenti ordinari (circa 25/30mila l'anno). Insomma, una riduzione dei costi che sta passando, principalmente, per una diminuzione progressiva del personale. E a pagarne le conseguenze, sono soprattutto, i precari. Oltre che l'offerta didattica. Una soluzione diversa era stata, invece, proposta dal precedente Governo, che, presentando, nel 2007, il "Quaderno Bianco" sulla scuola, aveva preso in considerazione la possibilità di contenere il personale, attraverso una diversa programmazione di medio-lungo periodo degli organici, coinvolgendo le Regioni. Secondo gli scenari prefigurati nel Quaderno, entro il 2011-2012, si sarebbero dovuti reclutare fra 70 e 90mila nuovi insegnanti, contribuendo sostanzialmente a superare il meccanismo delle graduatorie a esaurimento. Inoltre, non ci sarebbero state sforbiciate più o meno barbare e ci sarebbe stata un'importante riallocazione di risorse pubbliche, da smistare verso obiettivi di miglioramento dei livelli di prestazione del servizio. Soluzioni che l'attuale Governo sembra non voler considerare.


Tags: organici, precari, quaderno bianco, costi, regioni, riallocazione personale


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