Del locale e del particulare
Maurizio Tiriticco - 12-08-2009
Locale sì, particolare no!

E' ormai più di un decennio che il termine glocal è entrato nel nostro lessico, e non c'è sociologo o economista che non predichi, e giustamente, che viviamo ormai un'epoca in cui, per operare correttamente a livello locale, occorre pensare sempre in termini globali. I mezzi di comunicazione fisici (i trasporti) e simbolici (le informazioni) continuano ad abbattere giorno dopo giorno le distanze ed è sempre più difficile sapere se i pomodori della grande distribuzione siano nostrani o cinesi. Il fenomeno migratorio toccherà vertici sempre più elevati, perché non saranno solo la fame e le guerre ad alimentarlo, ma anche e soprattutto le nuove allocazioni e i nuovi modi di produrre, commerciare, far circolare danaro e, come si suol dire, produrre ricchezza.
A fronte di tali cambiamenti epocali, anche le strategie di governo della cosa pubblica devono assolutamente aggiornarsi. Comprendere il local che cambia per controllarlo, gestirlo e contestualmente guardare lontano e progettare a tempi lunghi è una delle prime garanzie per aprire ad un global la cui natura è a tutt'oggi molto incerta. Su una linea di questo tipo si sta muovendo, pur tra mille difficoltà e resistenze, Barack Obama e non è un caso che da certi ambienti lo si accusi di un eccesso di ingerenza statalista sul privato. Discorsi di questo tipo sono troppo complessi per me, e lo riconosco, ma per gran parte dei nostri quadri politici sembrano non esistere affatto! Per costoro il domani è troppo lontano, mentre il vicino è qui a portata di mano, per cui... è bene arraffare quanto si può! Ed è così che le visioni del global village, ipotizzate da McLuhan negli anni Sessanta, restano pur sempre una stramberia letteraria a fronte del danaro contante della mazzetta richiesta. Purtroppo - almeno nel nostro Paese - stiamo assistendo ad una sorta di implosione di un intero gruppo dirigente, sempre meno interessato all'universale e sempre più felicemente attratto dal particolare! Il cursus honorum di un tempo è oggi una solitaria arrampicata all'arraffa/arraffa! Il senso dello Stato e della Legge sono cose dei libri di scuola!
In questa deriva, il particolare del campanile diventa il Forte Apache dei bianchi costantemente minacciato dai pellerossa. Nei fortini assediati si vive alla giornata e non è un caso che molti giovani incapaci di assumere orizzonti più ampi, bruciano l'oggi dell'usa e getta, gettando via, purtroppo senza avvedersene, pezzi su pezzi del loro avvenire e della loro vita! E non c'è neanche l'alibi, e il conforto, del cupio dissolvi! Vi sono poi altri fortini, quelli degli indomiti difensori dei tanti piccoli mondi antichi, incapaci di commisurarsi con quello di oggi, perché la nazione impegna e spaventa, soprattutto se rincorre anche l'utopia di un' unione che vuole definirsi europea.
Così, tra il ripiegamento dei primi su se stessi con una sonora sbronza arricchita da mille sniffate e la costruzione, da parte dei secondi, di nuove mura cittadine contro gli odierni Barbarossa del Quirinale e di Bruxelles, non c'è molta differenza. Si difendono, e male, da un futuro che si teme, non si vuole progettare e si vorrebbe esorcizzare. Tra il quindicenne che si droga e si ammazza sull'autostrada ed il leghista tutto intento ad organizzare ronde non c'è differenza: il primo ha difficoltà a costruire se stesso come persona, il secondo a costruire se stesso come cittadino. In ambedue c'è la follia del disperato incapace di guardare oltre il muro della sua coscienza o quello del suo borgo.
Sono fenomeni preoccupanti, ma il secondo, per certi versi, è più pericoloso per le implicazioni politiche che sottende. Parafrasando il Manifesto sulla razza del 1938 - controllare per credere - il nostro leghista potrebbe scrivere che "esiste una pura razza padana", che "questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione Padana", che "è tempo che i Padani si proclamino francamente razzisti", che "i caratteri fisici e psicologici dei Padani non devono essere alterati in nessun modo"... e via di questo tono! Seguivano dieci firme di illustri scienziati e centinaia e centinaia di adesioni di intellettuali, professori universitari, scienziati... tutti allineati! Perché il dagli all'ebreo era una parola d'ordine fortemente condivisa! Come oggi il dagli al clandestino!

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Redazione    - 12-08-2009
Al proposito segnaliamo da Roberto Malin di Everyone:

Deportati da Ancona in Grecia altri 40 migranti. Negati i loro diritti alla protezione internazionale

Ancona, 11 agosto 2009 - Trentotto migranti rifugiatisi in Italia sono stati fermati ieri dalla Guardia di Finanza di Ancona. Erano nascosti in uno spazio angusto ricavato all'interno del semirimorchio di un tir che trasportava caschi di banane. Il camion era appena sbarcato dalla motonave Superfast, proveniente dalla Grecia.
Dopo essere stati scoperti, gli stranieri sono stati identificati e respinti immediatamente, affidati al comandante della Superfast. Dalla Grecia, saranno deportati in Turchia e quindi nei loro Paesi di origine, dove sono in corso tragedie umanitarie. Il gruppo di profughi respinto era composto da 20 iracheni, 14 afghani, due palestinesi, un iraniano e un pakistano. Le autorità hanno effettuato il respingimento senza aver dato ai profughi alcuna possibilità di chiedere asilo politico. Si ricorda che respingimento di rifugiati o richiedenti asilo è tassativamente vietato dagli obblighi internazionali previsti dalla Convenzione sui Rifugiati del 1951 e dal protocollo del 1967, dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, dalla Convenzione Onu contro la Tortura e dalla Convenzione Europea sulla Protezione dei Diritti Umani. Si ricorda inoltre che la Grecia non rispetta tali Convenzioni, nonostante le abbia sottoscritte e, come giustamente asserisce l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, "arresta e deporta i migranti, molti dei quali minori, ai quali viene negato qualsiasi accesso alla procedura di asilo, sottoponendoli invece ad internamento ed espulsione in Turchia e quindi nei Paesi di provenienza, dove sono in corso gravi crisi umanitarie".