Luglio 1992 - Al-Fawwar (Hebron - Palestina)
Ogni mattina uscivo dalla casa di Abu-Faiz il panettiere, dove ero alloggiata, per raggiungere la scuola in cui si svolgevano le attivita’estive per i bambini del campo profughi.
Sul marciapiedi sconnesso un gruppo di bambini e bambine giocavano aspettando la nuova attrazione.
Appena spuntavo dal portone, tutti gli occhi erano puntati su di me e il più grandicello, con aria provocatrice, salutava in ebraico: shalom!
Rispondere sorridendo in arabo, in inglese, in italiano, non era servito a nulla. Ogni mattina avevo diritto al mio "shalom", ogni giorno più sorridente e meno ironico, a dire il vero.
Finche’ cominciai ad uscire con largo anticipo per passare un po’ di tempo con la banda di bambini che, forse per scelta delle famiglie, non venivano alla scuola e non avevano modo di conoscerci meglio.
"Sei araba o israeliana?" era la questione che li interessava di piu’.
Cominciai allora a tracciare nella polvere una grande carta geografica: "qui siamo noi, la Palestina; qui c’è Israele..." e via continuando, ogni mattina si rifaceva la mappa aggiungendo nomi e Paesi, come in un lungo viaggio immaginario.
Alla fine i ragazzini più grandi conoscevano bene la carta del Mediterraneo, e l’ultimo giorno, quando dissi loro che stavo partendo, Nassim, che ormai chiamavo scherzosamente Nassim Shalom, con gli occhi a terra, tracciando l’ennesimo disegno mi dice:
"Ho capito. Qui siamo noi, arabi palestinesi, qui c’è Israele e gli israeliani, qui c’è il mare, questa è l’Italia e qui abiti tu, che sei italiana. Ma... italiana araba o israeliana?"
Sono in partenza per la Palestina. Un gruppo di studentesse del liceo (insegno alle elementari, ma stiamo nello stesso edificio) sta facendo una ricerca sulla Palestina e mi ha scritto una serie di richieste: foto, interviste... Tra l’altro, chiedono un elenco ("reale!"- precisano le ragazze) dei Paesi ("tutti!") che "tengono" per la Palestina e quelli che stanno con Israele.
Come Nassim, anche loro immaginano il mondo come un campo di calcio...
Mi preparo a tracciare, ancora e ancora, segni sulla polvere della strada.
Dopo tutto, e’ questo il mio mestiere
17 dicembre 2000 - Casablanca (Marocco)