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Elezioni 2009: la Maddalena non vota
Andrea Scolafurru - 06-06-2009
Gentile Redazione, vi invio il seguente comunicato che spiega le ragioni della nostra rinuncia al voto europeo


La Maddalena non vota. È questa la formula che abbiamo scelto per pubblicizzare e comunicare la rabbia e la voglia di protesta che ha colto la maggior parte dei maddalenini all'indomani della notizia che il G8 sarebbe stato spostato. Non si tratta di qualunquismo, né di menefreghismo superficiale. Si tratta di una scelta ponderata, consapevole e in molti casi sofferta, da parte di una fetta di popolazione isolana che, in questo momento e su determinati temi, non si sente rappresentata da nessuna forza politica. Non si tratta di dire che destra e sinistra sono uguali; nessuno di noi è ingenuo o si è bevuto il cervello; ognuno di noi ha un'idea ben precisa su cosa sia meglio votare, in generale, e ognuno di noi continuerà a votare, nel futuro, come ha sempre fatto, o come meglio riterrà di fare. Tra i membri di questo gruppo compaiono infatti esponenti, simpatizzanti ed elettori di forze politiche diverse, di entrambi gli schieramenti. Il punto, ora, è un altro. Il punto è che ci sentiamo presi in giro come maddalenini e ognuno di noi, decidendo di astenersi dal voto in questo momento, sta ragionando non come militante di destra o di sinistra ma come maddalenino. Quest'isola ha bisogno di lanciare segnali forti, segnali dissonanti rispetto a quelli che si potrebbero lanciare votando un partito anziché un altro. Secondo noi, il voto che fa veramente rumore, in questo momento è il non voto consapevole e dichiarato.
Lo spostamento del G8 è stata una barzelletta, il cui costo verrà pagato da tutti noi; viceversa, i presunti beneficiari di questa buffonata, gli sfortunati fratelli abruzzesi, stanno già comprendendo quanto pochi saranno i vantaggi di un'operazione improvvisata e esclusivamente di facciata. Il Governo e i partiti che lo sostengono hanno responsabilità pesantissime in tutto ciò, e gli elettori di destra del gruppo "La Maddalena non vota", hanno deciso di far sentire in questo modo la loro disapprovazione.
Chi di noi vota a sinistra, invece, avrebbe voluto sentire, dall'opposizione, una critica coraggiosa a quella che sempre più si sta rivelando come un'operazione di immagine e senza sostanza, sulla pelle dei maddalenini e degli abruzzesi. Invece è prevalso il silenzio, quando non si è addirittura assistito al plauso per la scelta del Governo di dirottare il vertice in Abruzzo all'ultimo momento. Si potevano dire altre cose; si poteva sottolineare che i soldi pubblici investiti qui rischiavano di non andare a buon fine; si poteva chiedere al Governo di non scaricare su un'isoletta di dodicimila abitanti un costo così alto in nome di una solidarietà solo apparente; si poteva ricordare che quest'isola, dopo duecento anni passati a servire lo Stato e a dare più di quello che aveva ricevuto, aveva bisogno di vedere completati gli strumenti con cui arrangiarsi, con cui badare a se stessa, con cui costruire il proprio futuro. Ma non è avvenuto, e se il governo è passato sulla nostra testa avvantaggiando solo in apparenza le popolazioni colpite dal sisma, l'opposizione ha lasciato fare e si è accodata. Per questo, anche chi normalmente vota a sinistra, ha deciso, per questa volta, di non votare.

I motivi, però, non finiscono qui. Noi, oltre che maddalenini, siamo naturalmente e per fortuna anche sardi; le prossime elezioni manderanno al Parlamento Europeo i rappresentanti della Regione Sicilia e solo per un caso, per un'elemosina della fortuna, un sardo potrà eventualmente sedersi accanto a loro. Noi però siamo stanchi di elemosine, che poi puntualmente ci vengono rinfacciate e fatte pesare; e quello di vedere la Sardegna rappresentata in Europa non è una gentile concessione: è un diritto. Se in vent'anni nessun partito ha mai fatto sua, seriamente e per tempo (non all'ultimo e in campagna elettorale) la causa dello scorporo del Collegio Sardegna dal Collegio Italia Insulare per l'elezione del Parlamento Europeo, ebbene, ecco un altro validissimo motivo per cui non votiamo: il problema esiste da sempre e nonostante siamo sempre andati a votare, il problema di una Sardegna non rappresentata e schiacciata dalla predominanza siciliana è sempre caduto nel dimenticatoio. Anche per questo, dunque, noi non votiamo.

Il paese è stanco di essere preso in giro, o di vedere trattati i propri sacrosanti diritti come se fossero dei favori benevoli: come quando qualcuno cerca di convincerci che i maddalenini sono debitori nei confronti della Marina Militare: come se i Maddalenini non fossero Cittadini Italiani; come se la Marina non fosse uno strumento al servizio della Repubblica; noi pensiamo che è la Marina Militare Italiana ad essere in debito con noi, così come lo è la Marina degli Stati Uniti d'America. Noi siamo stufi di pensare come se fossimo gli "ziracchi" di qualcuno. Noi siamo e vogliamo essere riconosciuti come i padroni a casa nostra, ed è arrivato il momento che nessuno faccia più confusione e si permetta di far passare come favori quelli che sono dei nostri diritti. È finito per sempre il tempo della deferenza, del ventisettismo che ci rendeva tutti più o meno succubi di fronte al prestigio di una divisa o di una strisciata di stellette su una giacca.

Si badi bene, nessuno di noi ha intenzione di restituire o bruciare il proprio certificato elettorale: esso è il documento che afferma che noi godiamo del diritto di voto e noi, questo documento e questo diritto ce li teniamo cari. Ma la nostra libertà ci consente di usare anche lo strumento del non voto, che in questo momento ci sembra l'unico modo per dire, a ogni forza politica, che il nostro voto di maddalenini non è proprietà di nessuno e per ottenerlo bisogna guadagnarselo sul campo. Per questo noi rivolgiamo un appello a tutti i maddalenini. Se andiamo a votare non determineremo la vittoria di Tizio o la sconfitta di Caio, e nessuno di accorgerà di noi, specie dopo la fine della campagna elettorale; se invece riusciremo a raggiungere una percentuale alta di astensioni dal voto, avremo la possibilità di far passare questa notizia anche sulla stampa nazionale. Passate le Elezioni Europee, poi, questo movimento deciderà le ulteriori iniziative di proposta e di protesta per sensibilizzare il mondo politico e la stampa e portarli ad occuparsi veramente dei nostri problemi. La nostra isola sta affrontando il passaggio più delicato della sua storia; questo è il momento in cui l'attenzione delle forze politiche è più preziosa; ma perché i nostri problemi siano considerati in tutto il loro peso, è necessario farsi notare.
Noi ci faremo notare; e se saremo in tanti, ci noteranno in tanti.

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