Certificazioni delle competenze e trend epocali della scuola italiana
Paolo Citran - 25-05-2009
E' ormai da molto che i dibattiti su competenze et similia non mi entusiasmano più (se mai si possa dire che mi abbiano appassionato: comunque dieci anni fa certo più di adesso).
L'ennesima illuminante circolare ci informa che si devono fare le certificazioni delle competenze. Come? Per dio! Con i voti!
Naturalmente sempre risparmiando ed innovando.
Leggendo questo continuo richiamo all'innovazione non faccio altro che rafforzare la mia convinzione di sempre, che "innovazione" è parola abbastanza neutra. Il problema è vedere se innovando si migliora o si peggiora.
A me sembra che si possa individuare un trend che parte nel 1962 e si chiude nel 2001, con i governi più vari, ed un trend inverso che dal 2001 prosegue sino ad oggi.
Con i governi più diversi e con oscillazioni ed inevitabili zig-zag abbiamo avuto comunque (per citare solo alcune cose, spero con le date giuste): scuola media unica (1962), pubblicazione di Lettera a una professoressa, Le vestali della classe media (1967), istituzione della scuola materna statale (1968), istituzione del tempo pieno (1970), liberalizzazione accessi all'Università (1971, mi pare), Decreti delegati (1974). Miniriforma della media (1977), Legge 517/1977 (Abolizione voti ed esami di riparazione nella scuola dell'obbligo, Classi aperte, Integrazione handicappati, adozione libri di testo alternativi ....), nuovi programmi Scuola Media (1979) e poi programmi delle Elementari (1985), Sperimentazione e generalizzazione dei moduli (1990), Nuovi Orientamenti (1991), tentativo di Riordino dei cicli, Autonomia scolastica ........

E poi il "punto e basta" della Moratti, il "ritorno" al pre-'68 e la retorica del merito della Gelmini (dopo che col primo governo Berlusconi D'Onofrio aveva avviato il deterioramento ulteriore della superiore non riformata abolendo gli esami di riparazione senza sostituire ad essi alcunché di efficacemente alternativo).
Chiaramente il primo trend, con i governi più vari, ha sempre almeno tentato più o meno coraggiosamente la democratizzazione della scuola, l'accrescimento della mobilità sociale, la crescita sociale ed umana attraverso la scuola in vista della crescita dei diritti di cittadinanza; dal 2001 si torna ai vecchi tempi (ricordo che quando frequentavo la quinta elementare avevo parecchi compagni di 14-15 anni e a quei tempi l'avviamento professionale era una fabbrica di bocciati).
Naturalmente si continua a declamare a destra e a manca di lotta alla dispersione scolastica.
Ma nei fatti, dopo il disastro lassista dei debiti formativi che la scuola era incapace di colmare, si annunciano stragi degli innocenti nella scuola media ed anche alle superiori, anche grazie alla regola delle ammissioni degli esami con tutte sufficienze (si auspica un equilibrato ricorso al voto di consiglio in sede di scrutinio!!!!). E vedo che insegnanti relativamente giovani (dopo più o meno anni di precariato) quasi si esaltano nell'uso incongruo della valutazione numerica e genitori che si rallegrano per la ritornata serietà (che tutti quei votacci garantirebbero).
Ho cominciato ad insegnare vivendo la stagione della "lotta" per l'abolizione dei voti nella scuola dell'obbligo ed una valutazione qualitativa e non discriminatoria, le speranze del tempo pieno, il rifiuto della scuola di classe.
Ho deciso di andare verso il pensionamento, sentendomi con un pugno di mosche fra le mani e rischiando di trovarmi sommerso da badili di cacca.
Prima di questa nuova era di sole nascente, forse è meglio ritirarsi in buon ordine.


Tags: riforme, valutazione, voti, certificazione, competenze, esami, innovazioni


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