Berlusconi: il prezzo della libertà
Giuseppe Aragno - 22-05-2009
Una Procura della Repubblica che il dottor Berlusconi governa su mandato del popolo - suo sovrano e sovrano di tutte le Procure - ritiene di dovermi processare: ho difeso un senegalese dalla inaccettabile violenza di tre agenti pronti a tutto dopo l'impunita mattanza di Genova e la campagna razzista scatenata dai suoi ministri. Ho difeso un extracomunitario maltrattato e questo, a quanto pare, costituisce reato. E' un processo all'indignazione, ma lo affronto con animo sereno, senza cercare d'imbrogliar le carte facendomi scudo di un possibile antagonismo tra l'autorità delle regole e la libertà dell'individuo che risponde a un imperativo etico.
In netto dissenso coi miei giudici, sono deciso a far valere le ragioni d'una scelta etica e politica perché sono convinto - l'ho appreso da Durkkheim e ne ho fatto tesoro - che, per essere veramente libero, devo lottare per contribuire alla costruzione di una società in cui nessuno, nemmeno l'ordine costituito, possa conculcare un diritto facendo valere una impunità che proviene dal ruolo rivestito o, ciò che è peggio, dalla forza di un'autorità che ritiene di poter sottrarre se stessa alla regola che impone agli altri. Per impedire che un qualsivoglia potere tenti d'asservirmi, per difendere la mia libertà morale, diversamente da Berlusconi, mi appello alle regole e rischio una condanna che potrebbe privarmi della libertà personale.
Una regola non è, come Berlusconi mostra di credere ogni volta che gli tocca rispettarne una, un insieme di parole scritte alle quali far ricorso quando ci pare comodo e ci torna utile, per ignorarle se ci si rivolgono contro. Fino a quando è in vigore, una regola è una maniera obbligatoria di comportarsi e non è sottoposta all'arbitrio individuale: risponde a criteri, scelte e bisogni collettivi. Berlusconi non può fare leggi e ritenere allo stesso tempo di poterle violare e lo sa bene: è profondamente ingiusto e del tutto immorale che un individuo - Presidente del Consiglio o agente in servizio conta poco - possa sottrarsi al giudizio della collettività nella quale liberamente vive e nel cui nome esercita un potere.
Io e il dottor Berlusconi ci troviamo entrambi nella spiacevole e scomoda condizione di imputati e, tuttavia, siamo schierati su due barricate diverse e contrapposte. Lui produce leggi fatte apposta per limitare la libertà dei giudici chiamati a punire chi viola la legge. Io impegno la mia libertà - e la metto a rischio se occorre - per migliorare il funzionamento della macchina sociale, troppo spesso ingiusta e violenta nei confronti dei ceti subalterni. Se mi accusano perché mi indigno per gli abusi del potere, io cerco un processo politico. Se l'accusano di abuso di potere lui non trova di meglio che accusare i giudici di fargli un processo politico. Io, socialista libertario, non amo la giustizia borghese e mi batto per cambiare le leggi ingiuste che sostengono il sopruso dei più forti; lui, che si dichiara liberale ed è un borghese, lui è in contraddizione con se stesso e finge d'ignorare la lezione di Montesqueiu: "I rischi della giustizia sono il prezzo che ogni cittadino paga per la propria libertà".

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Giuseppe Trimigno    - 24-05-2009
Non conosco i fatti, ma per te possono fare da testimoni le cose che scrivi da anni. Quello che racconti e il modo che hai trovato per denunciarlo è per me un esempio concreto di come si possa fare opposizione sociale e attaccare coi fatti e coi comportamenti questo governo e il suo pericoloso capo.

 Stefano Collatina    - 24-05-2009
C'è ancora gente che si ribella, quindi. Ma è possibile che ti hanno denunciato davvero? Qui stiamo proprio impazzendo! Hai fatto bene e, per quello che può valere, non sentirti solo in questa difficile circostanza, perché hai tutta la mia solidarietà.

 Patrizia Rapanà    - 25-05-2009
Intendo manifestare due sentimenti. Anzitutto la mia forte solidarietà nei confronti di Giuseppe Aragno, che conserva la capacità di indignarsi e, se ho ben capito, sta per essere processato come un volgare criminale per un gesto di umana solidarietà che, nei tempi bui in cui ci troviamo a vivere, assume un significato anche e soprattutto politico. In secondo luogo un vago e stupito disagio per l'indifferenza di chi - e mi pare che siano tanti - spesso scrivono su questa rivista o, come me, coi loro commenti, partecipano alla sua vita.

 Emanuela Cerutti    - 25-05-2009
Hai ragione Patrizia. I silenzi non sono la scelta migliore in questo periodo. Motivi ce ne sono tanti, certamente, le ultime settimane di scuola, le indicazioni per gli esami che arrivano all'insaputa di tutti e fanno innervosire i Presidi più disponibili al quieto vivere, le baldorie pletoriche, quelle sì, delle nostre vicende italiane ... ma ciò non toglie. Aragno ha subìto un torto incredibile e stupisce che i difensori della vita non se ne rendano conto. Stupisce che sia accettabile imputare un cittadino che alla vita e al suo rispetto si è appellato. Ma così accade e io dico che c'è sufficiente materiale per indignarsi una volta per tutte. Indignarsi per la banalità in cui scivoliamo, e che non rappresenta chi al mondo migliore possibile crede ancora. Perchè il bello è questo: Aragno combatte per quel mondo e, comunque sia, ha ragione lui. Lui e tutti quelli che per un ideale ancora sanno ridere e piangere. Lui e tutti quelli che ringrazieremo per non aver avuto paura di vivere.

 oliver    - 26-05-2009
Questo è il classico caso di cittadini di serie A e di serie B.
Un signore che non verrà mai perseguito dalla macchina giurisdizionale, l'altro dovrà rispondere davanti ai giudici del suo comportamento.
La società pretende dai propri cittadini comportamenti rispettosi e trasparenti, poi arrivano delle leggi che nessuno vuole con lo scopo di tutelare solo coloro i quali dovrebbero vivere in una "casa" di vetro.
Purtroppo gli ultimi fatti registrano l'opposto, eppure agli italiani sembra tutto normale. Anche il mass media (ad eccezione di pochi), è propenso alla collocazione del fatto in ambito goliardico o addirittura esaltando le colpe dell'altra parte.
Vorrei tanto che gli italiani riuscissero a rendersi conto in quale baratro siamo caduti.
Tutta la mia solidarietà

 Claudia Fanti    - 27-05-2009
Ho letto soltanto ora: si è sempre presi da mille impegni familiari gravosi e dolorosi...

Quello che scrivi è profondamente giusto.
Questo bellissimo Paese è ubriaco: non vuole vedere, non vuole sentire, vuole soltanto essere anestetizzato da vuote parole, vuole sognare col padrone del vapore un mondo fatto di specchietti per le allodole, sceglie la strada dell'urlo, della scompostezza, dei muscoli, del "facciamo quello che ci pare"...
Non so perchè si finisce sempre per cadere giù giù... non riesco a comprenderlo, eppure ciclicamente per l'Italia è così...è come se si volesse provare, di nuovo e all'infinito,"l'effetto che fa" nel perdere la vera libertà...

 Gemma Gentile    - 29-05-2009
Ogni giorno siamo colpiti da notizie amare e difficili da buttar giù, anche perché non c'è resistenza nel Paese. Una protesta spontanea nata dalla giusta indignazione, di fronte al sopruso commesso da chi dovrebbe agire tutelando la democrazia e invece commette abuso di autorità, diventa atto eroico, visto che rischia il carcere chi ha semplicemente reclamato il rispetto della legge. La mia piena solidarietà a Giuseppe Aragno, di cui ho letto recentemente il bellissimo libro "Antifascismo popolare". Grazie per aver resistito, agendo da cittadino democratico.
Perderemo tutte le nostre conquiste inesorabilmente se resteremo isolati, se non si moltiplicherà il numero di quelli che non vedono, non ascoltano e non parlano, se non cominceremo ad organizzare un iniziale argine di fronte al trionfo dell'illegalità e della sopraffazione del più forte. Come ai tempi dell'ascesa del fascismo, l'atmosfera sta diventando surreale e carica di violenza...

 Maurizio Balsamo    - 29-05-2009
Esprimo piena solidarietà a Giuseppe Aragno che sulle pagine di Fuoriregistro ha denunciato già in altre occasioni, con analisi lucide ed appassionate, la deriva autoritaria, antidemocratica e razzista in atto nel nostro Paese.