Non è un paese per precari
Elena la Gioia - 20-05-2009
Sono pluriabilitata all'esercizio dela professione docente. Lo sono diventata per aver superato dei pubblici concorsi banditi dallo Stato. Questo, invece di valorizzare le competenze riscontrate mi ha precarizzato per anni, al punto che non mi si identifica più come insegnante ma come precaria.
Precari lo siamo in tanti, da tanto. Ci chiamiamo addirittura storici. Non contiamo più gli anni di carriera, ma i decenni. Siamo quelli che servono lo Stato quando allo Stato serve, lì dove occorre, ad occupare cattedre per il tempo e gli insegnamenti disponibili. Aspettiamo "buoni buoni in fila indiana" il nostro turno in graduatoria, come sapientemente scrive il giornalista Carlo Mercuri nella sua intervista al Ministro Gelmini sul Messaggero del 17 Maggio. Le chiamano graduatorie a esaurimento ma non si esauriscono mai, perchè invece di assumere nuovi docenti per sostituire quelli che si pensionano tagliano le cattedre, ed è del destino di queste che con ansia leggo nell'articolo, e non solo.
La nostra carriera, o meglio, il nostro calvario professionale è così lungo che annovera, rendendoci ancora più aggiornati ed esperti, non solo innumerevoli cambi di Istituti scolastici, ma anche cambi generazionali di adolescenti e di istituti familiari, cambi pure di figure di capi di Istituto, prima Presidi ora Dirigenti. Leggo appunto della chiamata diretta. Leggo che tra un mese, un mese e mezzo, ci sarà una proposta, così dichiara il Ministro. Invece di assumere secondo i meriti e l'esperienza accumulata, i presidi sceglieranno chi vogliono e come vogliono. E l'ansia sale.
Noi precari della scuola ci sentiamo allora centrifugati, oggi come non mai, nel perenne carosello di dichiarazioni e ritrattazioni, a fasi alterne ci sentiamo sottratti e poi restituiti il nostro diritto alla precarietà, quello che, in attesa di meglio, ci accompagna da sempre.
Ma le risposte del Ministro non rispondono. Anzi confondono.
Come può esserci tra un solo mese la soluzione se poi sostiene che " è un argomento veramente complesso"?
Come possono esserci delle proposte in Parlamento e nessuno degli interessati le può condividere? Mentre ci si confronta solo con i presidi e, forse, con i sindacati, proprio i precari sono esclusi dalla consultazione. Esautorati anche da questo diritto. Per la prima volta le reiterate richieste di audizione presso la VII Commissione competente restano inevase, nonostante la nostra Associazione sia riconosciuta da oltre dieci anni dallo stesso Ministero dell'Istruzione.
Infine la dichiarazione finale: " Senza valutazione non c'è qualità".
Gentile Ministro, una o più lauree, concorsi a cattedra, corsi abilitanti, specializzazioni e master, perfezionamenti e soprattutto anni e anni di tirocinio e lavoro sul campo come Lei ha recentemente indicato quale fattore primario per imparare ad insegnare, non sono sufficienti per meritare una carriera? O almeno risposte certe?

Elena la Gioia
Vicepresidente CIP,
Comitato Insegnanti Precari


Tags: precari, abilitazione, graduatorie


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