lettera inviata al Corriere della Sera
Spett. Direttore
'Corriere della Sera'
Milano
Roma, 17 giugno 2002
Caro Direttore,
il 6 giugno un articolo del Suo giornale, a firma Giulio Benedetti, ha nuovamente incluso (come già avvenuto un paio di mesi fa) la laurea breve in Informatica Umanistica fra quelle considerate 'inutili' dal Ministro Moratti. Ci sembra dunque opportuno che i lettori siano informati dei contenuti di una lettera che un nutrito gruppo di studenti e docenti italiani e stranieri ha inviato al riguardo al Ministro: ne riassumiamo brevemente i punti salienti.
L'Informatica umanistica non è una bizzarria terminologica ma una disciplina internazionalmente riconosciuta, nota in ambito anglo-americano col nome di "Humanities Computing". Essa annovera una folta comunità di ricercatrici e ricercatori e, lungi dall'essere una moda legata ai nuovi media, ha prodotto negli ultimi decenni un cospicuo patrimonio di studi specialistici e una letteratura periodica ormai affermata, con testate come "Literary and Linguistic Computing", "Computing and Humanities", "Journal of the Association for History and Computing", ma anche con periodici italiani integralmente elettronici.
Vale la pena ricordare come il fondatore di questa disciplina sia proprio un italiano, padre Roberto Busa SJ, che fu tra i primi a sperimentare, negli anni '40, l'analisi computerizzata di testi letterari, attraverso l'indicizzazione completa delle opere di Tommaso d'Aquino. Da allora l'informatica umanistica si occupa dell'analisi, gestione ed elaborazione informatica di documenti, dati testuali, immagini, ecc. per le discipline umanistiche (letteratura, linguistica, filologia, filosofia, storia, archeologia, arte). Ciò significa far acquisire agli umanisti non solo competenze tecnico-pratiche, ma anche (e prima di tutto) la consapevolezza del cambiamento metodologico che comporta il trattamento elettronico dell'informazione, ovvero dei contenuti e delle forme delle loro materie di studio.
Il suo inserimento tra le lauree specialistiche ha fatto finalmente entrare anche nei curricula universitari italiani una metodologia d'avanguardia, in una prospettiva di integrazione formativa europea. Del resto, l'importanza di percorsi formativi nel campo delle ICT, strettamente legati all'emergere di nuove professionalità e di nuove prospettive occupazionali, è un elemento sul quale la stessa attuale maggioranza di governo ha ripetutamente insistito in sede programmatica. Si spera che le dichiarazioni d'intenti non siano destinate a restare tali e che possano, invece, tradursi in concrete iniziative a sostegno di progetti altamente innovativi, che offrono a studenti e studentesse di ambito umanistico una formazione più aggiornata e qualificata.
seguono le firme di adesione(*)
(*) Chi desiderasse aderire al documento può inviare un messaggio e-mail con nome, qualifica e istituzione di appartenenza a Fabio Ciotti, Domenico Fiormonte o Gino Roncaglia