breve di cronaca
Esiste un' informatica umanistica?
Comunicato stampa

ESISTE ANCHE UNA INFORMATICA UMANISTICA? OLTRE 130 DOCENTI PENSANO DI SÌ, E LO SCRIVONO AL MINISTRO MORATTI


Nell'era delle reti e delle nuove tecnologie, letterati, filosofi e umanisti non servono più? Un gruppo di oltre 130 docenti ed esperti di numerose università italiane e straniere è convinto del contrario, e lo ha scritto in una lettera al Ministro Letizia Moratti. Nei mesi scorsi, la stampa aveva attribuito al Ministro qualche perplessità sulla previsione dei nuovi corsi di laurea in informatica umanistica. Ebbene: secondo i firmatari dell'appello, nell'era della società dell'informazione c'è un disperato bisogno di editor, bibliotecari, archivisti, filologi, storici, filosofi, linguisti, ecc. che sappiano utilizzare in modo innovativo gli strumenti informatici, e sappiano riflettere sulle loro caratteristiche e le loro potenzialità, anche in ambito umanistico. Ciò che le facoltà umanistiche rivendicano è insomma la loro capacità di analizzare, gestire ed elaborare - in maniera certo non esclusiva, ma con un ruolo specifico e rilevante - anche le nuove forme della conoscenza.

Proprio questo è lo scopo dell'informatica umanistica e dei curricula ad essa legati. L'informatica umanistica è una disciplina nata alla fine degli anni '40, anche grazie agli studi pionieristici condotti negli USA da un italiano, Padre Roberto Busa SJ. In ambito anglo-americano è conosciuta col nome di "Humanities Computing". Annovera una folta comunità di ricercatrici e ricercatori, a livello nazionale e internazionale, e ha prodotto negli ultimi decenni un cospicuo patrimonio di studi specialistici e una letteratura periodica ormai affermata.

L'inserimento dell'informatica umanistica fra le materie di insegnamento e fra i corsi di laurea specialistica introduce finalmente anche nei curricula universitari italiani una metodologia d'avanguardia, in una prospettiva di integrazione formativa europea. Del resto, l'importanza di percorsi formativi nel campo delle ICT, strettamente legati all'emergere di nuove professionalità e di nuove prospettive occupazionali, è un elemento sul quale la stessa attuale maggioranza di governo ha ripetutamente insistito in sede programmatica. I firmatari della lettera al Ministro Moratti auspicano che le dichiarazioni d'intenti possano tradursi in concrete iniziative a sostegno di progetti innovativi, che offrono a studenti e studentesse di ambito umanistico una formazione più aggiornata e qualificata, e maggiori opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.

La lettera al Ministro e l'elenco delle adesioni sono consultabili in rete

Per ulteriori informazioni contattare il coordinamento adesioni: Domenico Fiormonte (Università di Roma "Tor Vergata") - tel. 340 23 11 229 oppure Gino Roncaglia (Università della Tuscia) - tel. 348 22 85 488.

Roma, 10 luglio 2002



lettera inviata al Corriere della Sera

Spett. Direttore
'Corriere della Sera'
Milano

Roma, 17 giugno 2002

Caro Direttore,

il 6 giugno un articolo del Suo giornale, a firma Giulio Benedetti, ha nuovamente incluso (come già avvenuto un paio di mesi fa) la laurea breve in Informatica Umanistica fra quelle considerate 'inutili' dal Ministro Moratti. Ci sembra dunque opportuno che i lettori siano informati dei contenuti di una lettera che un nutrito gruppo di studenti e docenti italiani e stranieri ha inviato al riguardo al Ministro: ne riassumiamo brevemente i punti salienti.
L'Informatica umanistica non è una bizzarria terminologica ma una disciplina internazionalmente riconosciuta, nota in ambito anglo-americano col nome di "Humanities Computing". Essa annovera una folta comunità di ricercatrici e ricercatori e, lungi dall'essere una moda legata ai nuovi media, ha prodotto negli ultimi decenni un cospicuo patrimonio di studi specialistici e una letteratura periodica ormai affermata, con testate come "Literary and Linguistic Computing", "Computing and Humanities", "Journal of the Association for History and Computing", ma anche con periodici italiani integralmente elettronici.
Vale la pena ricordare come il fondatore di questa disciplina sia proprio un italiano, padre Roberto Busa SJ, che fu tra i primi a sperimentare, negli anni '40, l'analisi computerizzata di testi letterari, attraverso l'indicizzazione completa delle opere di Tommaso d'Aquino. Da allora l'informatica umanistica si occupa dell'analisi, gestione ed elaborazione informatica di documenti, dati testuali, immagini, ecc. per le discipline umanistiche (letteratura, linguistica, filologia, filosofia, storia, archeologia, arte). Ciò significa far acquisire agli umanisti non solo competenze tecnico-pratiche, ma anche (e prima di tutto) la consapevolezza del cambiamento metodologico che comporta il trattamento elettronico dell'informazione, ovvero dei contenuti e delle forme delle loro materie di studio.
Il suo inserimento tra le lauree specialistiche ha fatto finalmente entrare anche nei curricula universitari italiani una metodologia d'avanguardia, in una prospettiva di integrazione formativa europea. Del resto, l'importanza di percorsi formativi nel campo delle ICT, strettamente legati all'emergere di nuove professionalità e di nuove prospettive occupazionali, è un elemento sul quale la stessa attuale maggioranza di governo ha ripetutamente insistito in sede programmatica. Si spera che le dichiarazioni d'intenti non siano destinate a restare tali e che possano, invece, tradursi in concrete iniziative a sostegno di progetti altamente innovativi, che offrono a studenti e studentesse di ambito umanistico una formazione più aggiornata e qualificata.

seguono le firme di adesione(*)



(*) Chi desiderasse aderire al documento può inviare un messaggio e-mail con nome, qualifica e istituzione di appartenenza a Fabio Ciotti, Domenico Fiormonte o Gino Roncaglia




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