Innanzitutto voglio plaudire all'iniziativa del PD del 1 aprile "
Una scuola di qualità", incontro con associazioni di studenti, insegnanti, genitori, presidi. Era ora che si cominciasse a fare politica, che non fosse solo quella delle dichiarazioni, delle interpellanze parlamentari, delle citazioni e dei riferimenti alla scuola nei pastoni dei discorsi che affrontavano tutti i problemi del Paese.
Questa iniziativa indica la strada giusta che, tuttavia, dovrà vedere sviluppi ulteriori e politicamente ben più significativi e pesanti.
In questi mesi si è svolto, e si sta svolgendo, uno scontro durissimo nel paese sulla scuola e, a partire da questa, nel resto della nostra realtà sociale. Questo scontro vede lo sdegno e l'opposizione di vasti strati sociali contro l'arroganza e il bullismo di un governo retrogrado, che attraverso l'abuso di parole come "riforme", "cambiamento", "modernizzazione" nella propaganda, e solo in essa, cerca di sottrarre l'humus culturale al riformismo vero mettendo in piedi una gigantesca opera di mistificazione e volgare imbroglio politico. Mentre attuano nei fatti una politica di destra antipopolare, anti-lavoratori, contro le fasce deboli della società, e al contempo favoriscono furbi e furbetti privilegiati di ogni sorta, si riempiono la bocca
di "popolo", "riforme". "libertà", "modernizzazione", "cambiamento" e via di seguito.
La destra italiana è un mega società di propaganda che usa spregiudicatamente gli strumenti più sofisticati e professionali di questa per carpire il consenso popolare. Sono capaci di venderti Fontana di Trevi come Totò, sono capaci di convincere un moribondo che può partecipare alle olimpiadi, sono capaci di far venire un senso di colpa ai disoccupati e ai cassaintegrati, che si chiederanno se sono loro la causa della crisi, se è colpa loro se non sanno, o non vogliono, risolvere il problema della propria disoccupazione facendo altro, oppure con l'intrapresa, come dice Berlusconi. Insomma questi lavoratori cosa vogliono? Un sussidio, un aiuto? Ma che si aiutino da soli cambiando mestiere, oppure divenendo imprenditori.
Questa è la destra italiana. Quella che nella legge finanziaria ha dato un colpo mortale alla scuola e ai pubblici servizi sottraendo risorse e pregiudicandone la qualità in nome del "merito"; come se ci possa essere merito per qualcuno in un servizio degradato e immiserito, o non piuttosto l'egoismo individuale contro l'interesse generale.
In questi mesi nella scuola c'è stata una forte risposta; una risposta di contrasto, soprattutto, ma che contiene molti punti di qualità e di prospettiva. Un grande partito riformista quale vuole essere il PD insieme a tutte le forze di sinistra devono cogliere questi elementi, unificarli in una piattaforma politica in cui le aspirazioni di milioni di persone (insegnanti, studenti, genitori, associazioni ecc.) trovino una sintesi che sappia coniugare gli elementi di critica e contrasto, con proposte concrete praticabili, con obiettivi e progettualità coerenti, dai quali emerga chiara una visione culturale diversa di scuola e società, alternativa a quella di questa destra del grembiulino e del voto di condotta.
Il PD in questi mesi non è stato all'altezza del suo ruolo, della sua forza e dei suoi compiti, diciamocelo pure. Ha risposto con il "sì, ma". Si può risparmiare, ma non tagliare indiscriminatamente, mentre ci voleva una più radicale e alternativa risposta, come si aspettavano tutti coloro che sui posti di lavoro e nella società erano al fronte nella battaglia contro il governo di destra. Occorreva contestare nettamente, chiaramente:
- la cultura ispiratrice dei piani governativi ("grembiulino e voto di condotta", "un maestro-un voto-un libro", " Dio-patria-famiglia") summa della conservazione al limite dell'ideologia fascista, opposta alla cultura democratica e costituzionale;
- la demistificazione dell'ideologia del "merito", pietosa foglia di fico per cercare di coprire le vergogne di un attacco senza precedenti contro la scuola di tutti e di ciascuno, contro la scuola delle opportunità, contro la scuola della Costituzione, contro la scuola pubblica;
- lo sfascio che avrebbero portato nella scuola tagli massicci e ingiustificati, che sono ben altro che interventi di "razionalizzazzione e ottimizzazione". Le scuole non hanno soldi nemmeno per comprare la carta igienica, pagare i supplenti, i compensi per gli esami di Stato;
- l'inutilità e la dannosità di una manovra economica che non "vede" la crisi. Mentre nel mondo si investono risorse ingenti per salvaguardare i posti di lavoro, come premessa per per poter salvare le imprese e l'economia nel suo complesso, mentre l'America investirà risorse ingenti nell'istruzione, in Italia questa destra miope e arrogante toglie circa 8 miliardi di euro alla scuola e sopprime 131.841 posti di lavoro.
Nel Paese sono sorti, sono eroicamente attivi centinaia di comitati per la scuola pubblica, gli scioperi hanno visto una straordinaria partecipazione, nonostante l'orientamento filogovernativo di alcuni importanti sindacati che si sono lasciati sedurre dalla propaganda e dalla politica degli annunci del governo, nelle università è sorta l'"onda", non si contano in Italia le iniziative per salvare la scuola.
E' mancata e manca, però, la sintesi politica di tutto ciò, ed è questo che si chiede al PD e alle forze democratiche e di sinistra.
Con questa iniziativa del 1 aprile del PD occorre aprire un capitolo nuovo nella lotta al governo di destra, che deve aumentare di forza e intensità nei prossimi mesi, anche oltre la tornata elettorale di questa primavera. La ripresa dell'iniziativa la si può polarizzare, a mio avviso, in due momenti:
PROPOSTA
1. un grande dibattito capillare nel Paese. In tutte le amministrazioni di centro sinistra, ma anche in quelle amministrate dal centro destra, si chiamano i concittadini tutti a discutere con la scuola e della scuola, per dire quanto e come perderà con i provvedimenti governativi, per dire quale scuola vogliono le comunità (le comunità si riappropriano della scuola);
2. una grande convention nazionale, una sorta di assemblea costituente de "la scuola che vogliamo" in cui far parlare associazioni professionali, eminenti scienziati e uomini di cultura, specialisti, docenti, genitori, studenti, sindacati. Basta, non se ne può più a sentire parlare di scuola chi non ha competenze e titolo per parlarne, come show men che si autointervistano o fanno pontificare direttori di giornali, a parte la Gelmini che ovviamente ci sta in tutte le salse, tranne che nelle scuole per paura di contestazione e pernacchie.( La comunità nazionale si riappropria di una scuola che è divenuta "cultura" e "valore").
In questo modo ritengo possano crearsi le condizioni di metodo e di merito per una cultura di governo basata su valori saldamente condivisi. In questo modo si può costruire quel blocco sociale e politico che potrà sconfiggere questa destra di nani e ballerine.
oliver - 07-04-2009
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Va apprezzato tutto quello che l'unica formazione politica italiana ancora mette al centro delle sue riflessioni. Il resto mi pare incredibilmente lontano dal mondo della scuola. |