Manifesto dei 500 insegnanti e genitori per il ritiro della riforma dei cicli e la difesa della scuola pubblica
Manifesto dei 500 - 21-09-2002
Il comitato nazionale del “Manifesto dei 500” si è riunito il 9 settembre 2002 ad Abbiategrasso (Mi) per analizzare il progetto di “sperimentazione” della riforma Moratti.

Il “Manifesto dei 500” pensa che sia necessario innanzitutto informare largamente sul contenuto preciso della sperimentazione, poiché il Ministro e i mezzi di informazione hanno diffuso notizie che minimizzano la portata del progetto e nascondono le reali conseguenze.

Il “Manifesto dei 500” invita tutte le scuole, le assemblee dei genitori e degli insegnanti, le associazioni che hanno preso posizione in questi mesi, i gruppi spontanei e i coordinamenti ad adottare la seguente dichiarazione, inviandola alle segreterie nazionali dei sindacati.

Per Una Grande Manifestazione Nazionale

Per il ritiro della “riforma” Moratti
e la Difesa Della Scuola Pubblica



Nel disprezzo totale della volontà della maggioranza e di ogni democrazia, mentre insegnanti e famiglie erano in vacanza, il Ministro ha presentato un progetto di “sperimentazione” della riforma con l’intento di farla partire già a settembre, senza alcun dibattito e senza che nemmeno gli insegnanti e i genitori sappiano di cosa si tratti esattamente.

L’obiettivo preciso è quello di scavalcare il Parlamento e il Paese e metterli di fronte al fatto compiuto.

Il ministro ha cercato di far credere che è in gioco semplicemente l’opportunità di iscrivere i bambini qualche mese prima a scuola e che questo riguarda solo pochi istituti.
Non è questo, o meglio, non è solo questo quello che è in gioco.

Dal progetto di sperimentazione, infatti, si comprende in modo definitivo come verrebbe applicata la legge se dovesse essere approvata., poiché esso chiarisce l’organizzazione delle scuole, gli orari, i programmi…
Si conferma la distruzione del Tempo Pieno e dei Moduli; l’abolizione dei programmi nazionali; la creazione di insegnanti di serie A, titolari sulla classe, che dovrebbero coordinare gli altri di serie B che si alternerebbero nelle ore mancanti su più classi; un abbassamento culturale senza precedenti; l’attacco alla libertà d’insegnamento e l’ingerenza nelle scelte educative della famiglia; la creazione di materie facoltative; la distruzione di migliaia di posti di lavoro…

Nel frattempo, alcune Regioni hanno deciso di avviare la “riforma” anche alle superiori, mentre migliaia di posti sono stati tagliati in tutto il Paese e una quotidiana politica di attacco alla scuola pubblica viene portata avanti.

Ci siamo interrogati: cosa fare di fronte a questa volontà del Ministro di proseguire nella demolizione della scuola pubblica?

Pensiamo che una via d’uscita esista: è necessaria una grande manifestazione nazionale che veda uniti tutti i sindacati e che porti a Roma, un sabato, decine e decine di migliaia di insegnanti, genitori, cittadini, per fermare i progetti della Moratti.

Solo la mobilitazione unita di tutti i sindacati, i genitori, gli insegnanti e dell’intera popolazione può fermare questa politica. Nessuno può accettare un progetto il cui unico obiettivo è “sperimentare” la distruzione della scuola pubblica.

Il Parlamento ha messo all’ordine del giorno la discussione e il voto della “riforma” per le prossime settimane. Di fronte a questo pericolo e alle diverse “sperimentazioni” noi prendiamo posizione:

è urgente che tutti i sindacati convochino una manifestazione nazionale per la difesa della scuola pubblica e per il ritiro della “riforma” Moratti.

9 settembre 2002


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Vittorio Delmoro    - 18-09-2002
Da maestro (moderato) a maestro (estremista)...

L’aggettivo (moderato) offende per primo me stesso, visto che tutto il mondo della scuola che mi conosce ne ha un’impressione opposta e anche la mia vita depone in quel senso. Allora perché?

Per dare più schematicità e più chiarezza a quello che sto per dire.

Se seguissi l’invito dei 500 a far sottoscrivere il documento contro il secondo atto della riforma Moratti ai miei colleghi di lavoro, otterrei due o tre consensi, molte astensioni e un paio di contrari; per cui ho deciso di non farlo, pur essendo d’accordo su tutto quanto.

Dove sta l’inghippo, caro Lorenzo Varaldo (estensore delle 10 nefandezze della sperimentazione morattiana)?

Sta tutto nel linguaggio : troppa ideologia! (Te lo dice uno che quanto ad ideologia…).

Le citazioni da te riportate, prese dalle 200 pagine ideologiche che accompagnano la sperimentazione e ne forniscono la base culturale e materiale (Indicazioni e Raccomandazioni, scuola elementare), lette con un’altra ottica (ad esempio cattolica), portano a conclusioni del tutto diverse dalle tue (e questo appare ovvio!), ma altrettanto plausibili e ben accolte anche da insegnanti che nulla hanno a che spartire con questa controriforma.

Vale a dire che, se tu ti trovassi a dibattere in pubblico con l’estensore delle stesse (non è Moratti, come tu affermi), ne nascerebbe un contraddittorio che nel migliore dei casi finirebbe in parità : ideologici tutti e due.

È pur vero (io non avevo colto) che i Piani Personalizzati di Studio possono favorire la differenziazione culturale al ribasso e dunque un peggioramento, invece che un’integrazione; ma si avrebbe buon gioco a ribattere che tutto dipende poi da come quelle Indicazioni verranno attuate (in definitiva, dall’azione giornaliera di ogni insegnante).

La mia visione di quelle 200 pagine è molto diversa dalla tua e io vi intravedo una massa di contraddizioni, una bomba (come ho già detto in altri documenti), che potrebbe far esplodere tutta la controriforma.

A mio parere le cose si possono interpretare in questo modo : è tutta farina del sacco di Bertagna!

Chi è costui? Prima non era così famoso (io ne avevo letto un manuale molti anni fa), però ci hanno informato che aveva preso parte sia alla Commissione Brocca, sia a quella che aveva stilato i Nuovi Programmi dell’85, non con un ruolo preminente; in sostanza un pedagogista di centro (democristiano), con una visione dell’uomo più spirituale che sociale.

Come tale aveva dovuto digerire lo spirito laico di quei programmi, riservandosi per alcune vendette future (l’educazione alla convivenza civile).

Moratti deve averlo conosciuto molto prima delle elezioni del 2001, prefigurandogli il ruolo che ha poi assunto; e dev’essere da allora che Bertagna si prepara (sembrerebbe infatti impossibile scrivere 200 pagine in due mesi, e altrettante per la materna e per la media, la superiore ancora non si sa). Presiedere il Gruppo di lavoro che ha prodotto il bertagnone, non dev’essere stato semplice, vista l’indigeribilità del suo pastone (da cui le successive dissociazioni); venne poi il bertagnino ed ora le Indicazioni e Raccomandazioni. Bertagna cioè è diventato il pedagogista di corte, senza cessare per questo di essere il vecchio democristiano (ecco come nascono le contraddizioni, e le bombe…).

Cosa vuoi che ne sappia Moratti di tutte quelle teorie! Secondo me non le ha neppure lette (se ne sarà fatta riassumere i principi e le avrà approvate senza discutere).

Moratti non ha cultura scolastica, non ne capisce proprio nulla! I discorseti mielosi e mammisti che fa dalla TV o dai palchi pubblici sono frutto di un modo di vedere la scuola come la vedrebbe un qualunque genitore, dall’esterno cioè.

Il suo ruolo di ministro non sta in questo; è stata messa lì con un semplice e duplice obiettivo : recuperare soldi attraverso i tagli e dare l’impressione (almeno quella!) di fare una vera riforma. Che poi il risultato sia quello sotto i nostri occhi (pasticci, tempi sbagliati, inciampi continui, errori, …), conta poco; conta che prima o poi si dica (si scriva) LA RIFORMA MORATTI E’ PARTITA.

In cambio di questo viatico mediatico sarebbe disposta a concedere molto di più, se la sinistra solo solo lo chiedesse!

Basta guardare come sta rispondendo alle feroci critiche (quelle sì non ideologiche!) del CNPI : volete questo? Bene!, Anche quest’altro? D’accordo! Vedrete : domani uscirà il nuovo decreto nel quale faranno bella mostra moltissime delle richieste accolte.

Ancora una volta mi sembra che sia stata lanciata una lepre, cui corriamo dietro urlando scatenati, quando in palio c’è ben altro.

Tu Lorenzo critichi ferocemente il tutor e hai ragione; ma se dicessi a Moratti che applicheresti la sua riforma, purché senza tutor, sta sicuro che a lei andrebbe bene. Ciò che le preme è che sia la SUA riforma, non tanto i contenuti di essa.

Ecco perché mi sembra un po’ fuorviante dibattere su queste 200 pagine, come forse lo fu per i documenti precedenti.

Non credo che ci sia in Italia (tranne forse il Bertagna e qualche accolito) qualcuno della scuola che possa sostenere con convinzione quelle posizioni e quelle soluzioni, tanto sono antipedagogiche. Ma il gioco si fa su un altro campo, tutto mediatico, oppure tutto materiale (i tagli, i soldi).

Ben venga comunque una manifestazione nazionale contro la riforma morattiana, ma senza i distinguo capziosi che fai tu, Lorenzo, quando metti in evidenza il continuismo che ci sarebbe tra Berlinguer e Moratti; non perché non sia vero, quanto perché non serve a nulla, se non a dividere il fronte. Non sto dicendo che la Riforma dei Cicli andasse bene; per la verità apprezzavo moltissimo la scuola primaria di 6 anni, che finalmente faceva piazza pulita di quel buco nero che è la scuola media, la scuola dico, non i professori, che tra questi c’è chi è bravo e chi no, come tra noi maestri del resto e come fra tutti.

Sta succedendo la stessa cosa anche fra le Organizzazioni Sindacali : tutti contro la Moratti, ma i distinguo spesso prevalgono sulle cose che accomunano; Unicobas ad esempio non manifesterebbe mai con CGIL, perché prevede che dopo la contestazione attuale quel sindacato riprenderebbe la vecchia via della concertazione! Lo vedremo quando la riprenderà, caso mai e lo denunceremo allora! Che serve farlo adesso?

Anche se potrà sembrarti una provocazione, Lorenzo, io porterei in piazza non tanto il no alla controriforma (che è scontato), quanto una richiesta specifica e in positivo (a proposito della sinistra che sa solo criticare) : la cancellazione di quell’articolo del decreto che abroga la legge 30 (Riforma dei Cicli), riabilitandola; dopo di che si potrà mettere mano ad una riforma che potrà pure chiamarsi Moratti-Berlinguer, ma dentro la quale ci dovrà essere la scuola vera, la nostra!

 Lorenzo Varaldo    - 22-09-2002
Torino, 20 settembre 2002 - A Vittorio Delmoro -

Ti ringrazio per la tua lettera che solleva importanti problemi a permette di allargare e approfondire la discussione. Poiché il mio documento aveva lo scopo di dare degli elementi “in modo che la discussione su come proseguire la mobilitazione possa essere più approfondita possibile”, considero fondamentale che poi questa discussione ci sia davvero, e la tua lettera si pone in quest’ottica.


Nel merito di quello che dici ti rispondo e ti propongo quanto segue.


1) Sul problema della diffusione del documento nelle scuole devo dire che la mia esperienza di questi giorni ha dato dei risultati diversi da quelli che tu prospetti: il documento è stato letto con interesse e molti insegnanti mi hanno detto di non essere mai stati tanto preoccupati da un mio scritto come in questa occasione. Naturalmente le realtà sono molto diverse, ma comunque penso che vada la pena diffondere e discutere apertamente i problemi: il bilancio verrà poi fatto da ognuno sulla base dei fatti, cioè di quello che succederà.

2) Mi colpisce invece l’osservazione sul fatto che il mio documento sarebbe “ideologico”. Non tanto perché, in effetti, non ci sia una filosofia di fondo, quanto perché questa filosofia è semplicemente quella della laicità della scuola. Io non entro mai, o molto raramente, nel giudizio sulle pedagogie proposte, sulle interpretazioni filosofiche, sulle metodologie (in alcuni casi imposte). Semplicemente, dico che l’ingerenza della Moratti su questi terreni è estranea alla laicità, alla libertà d’insegnamento, al rispetto delle famiglie ecc. Naturalmente io ho le mie idee su ogni punto, ma nel documento (che non è un documento di pedagogia o di metodologia, o di filosofia) difficilmente prendo posizione, limitandomi a difendere il mio (e quello degli altri) diritto ad avere opinioni diverse e a confrontarsi liberamente su esse. Certo, anche questa è una presa di posizione che in ultima analisi si potrebbe definire “ideologica” o filosofica, cioè rispecchia una filosofia della scuola e dello Stato. Tuttavia è una visione di tipo particolare, poiché è il fondamento della scuola pubblica. Tu dici che “i cattolici” possono avere un giudizio diverso. A me non sembra che “i cattolici” si possano riunire così schematicamente in un’unica categoria. Ognuno di loro ragiona con la propria testa ed esistono almeno due tipi di cattolici: quelli che riconoscono il terreno su cui mi pongo io e quelli che lo negano. I primi (e ne conosco molti, tra cui moltissimi che aderiscono al “Manifesto dei 500” e altri che non aderiscono) difendono la scuola pubblica e la sua natura, la laicità, le libertà. I secondi, no. E con i secondi, integralisti e, loro sì, ideologici, il terreno di azione comune è molto, ma molto, più difficile. Chi crede di avere la verità in tasca e persino di doverla imporre ad altri, attraverso la scuola o lo Stato (vedi crocifissi a scuola) non sta dalla mia parte, né da quella della scuola pubblica. Non credo che il mio documento sia brutale in questo senso, ma perlomeno apre una discussione sul fondo di questi problemi. In ogni caso mi chiedo da dove tu deduca che io non sono cattolico…..

3) Sui Piani di Studio Individualizzati penso anch’io che poi dipenda molto dagli insegnanti….Ma fino ad un certo punto: il POF è vincolante (per legge, non perché lo abbia scelto io) e in molte scuole si delineano fin d’ora obiettivi molto bassi (ti assicuro, molto bassi) in nome dell’adattamento al territorio, a cosa possono fare i bambini, alle difficoltà di insegnamento ecc. Lo Stato viene totalmente deresponsabilizzato, proprio come vuole la Moratti (Berlusconi). Dire per legge che ognuno ha il suo programma è cosa molto grave, a mio parere, perché se è vero che la scuola è fatta dagli insegnanti, è anche vero che senza una cornice, senza dei riferimenti, senza dei doveri e dei diritti, tutto viene lasciato ai singoli e lo Stato sparisce. Io non sono uno statalista, ma va ricordato che le teorie liberiste mirano proprio a questo: a eliminare il ruolo dello Stato poiché in esso alcune conquiste democratiche e sociali sono state strappate e impongono dei vincoli e dei limiti allo sfruttamento degli uomini.

4) Sulla questione del rapporto tra Bertagna e Moratti sono d’accordo con te sull’essenza del problema: la Moratti non sa nulla di scuola e non sarebbe proprio in grado di scrivere simili panzanate. Ma è pur sempre lei il ministro. E’ lei che va messa in difficoltà e cacciata. E’ lei la responsabile che deve rispondere. A mio parere la protesta deve essere indirizzata ogni volta su obiettivi centrali: indirizzarsi contro Bertagna (o meglio, principalmente contro di lui) che senso avrebbe? Cosa dovremmo chiedere, forse di sostituire Bertagna e fare un'altra commissione? Forse di sostituire gli “esperti” del ministero? Forse di fare un altro documento per applicare la stessa “riforma”? Possiamo certo ironizzare su loro, ma a mio parere bisogna chiedere che il ministro e la sua “riforma” se ne vadano e dimostrare a tutti i danni che hanno già fatto e quelli che si apprestano a fare.

5) Sono anche d’accordo con te sul fatto che il ministro vuole la “riforma” a tutti i costi e che, per arrivare a ciò, è disponibile ad accogliere qualunque proposta. E’ per questo che noi siamo fermi su un punto: ritiro della legge. E’ per questo che noi non cadiamo nella trappola delle “controproposte”. Non ci si può mettere sul terreno degli emendamenti, e ancor meno sul terreno della fusione tra la “riforma” Moratti e quella Berlinguer. Il progetto Moratti è reazionario in quanto tale e va fermato. Poi si vedrà.

6) Per questo sono anche d’accordo sul fatto che il fronte deve essere unito e che non ci si deve dividere tra coloro che erano a favore della Berlinguer e coloro che già allora erano contro. Ma a mio parere tu fai confusione tra “divisione” e “libero dibattito”. Infatti la nostra iniziativa attuale, e cioè l’appello ai sindacati per una manifestazione nazionale, non nomina nemmeno la questione Berlinguer, proprio perché si tratta di un terreno di mobilitazione e di iniziative concrete. Il nostro appello può essere firmato da chiunque, anche da chi era favorevole alla legge Berlinguer. Su questa strada noi siamo disponibili a mettere da parte la discussione e a batterci tutti insieme per fermare la Moratti. Altra cosa è il dibattito, e cioè il mio documento, che è un testo per la discussione, firmato personalmente, che pone delle questioni su cui non necessariamente tutti devono essere d’accordo. Mi ero posto anch’io il problema di non inserire alcun rimando alla politica di Berlinguer, ma poi ho pensato che questo sarebbe stato un atteggiamento paternalista, poco laico e libero, di chi a priori autocensura le sue idee perché pensa che possano essere criticate o non piacere. Al contrario, ho scelto di dire ciò che penso e di sottoporlo a critica da parte di tutti. Poi, sul terreno pratico, sono disponibile e cerco tutti gli accordi possibili che mettano avanti solo ciò che unisce, e quindi sono disponibile a rinunciare ad alcune parti delle mie argomentazioni, purchè resti in piedi l’essenziale, e cioè la lotta per il ritiro integrale della legge. Facendo un altro esempio, proprio ieri ho partecipato ad un convegno sulla sperimentazione in cui diversi interventi hanno criticato la Moratti da punti di vista che non condivido completamente. Ebbene, a mio parere la discussione deve essere libera e aperta su questi punti di vista, mentre è necessario trovare un terreno comune poiché tutti siamo d’accordo sul fatto che la “riforma” Moratti va fermata, seppur con argomentazioni diverse e a volte contrastanti. Lavorare per l’unità, a mio avviso, non vuol dire rinunciare alle proprie idee, anzi. Purchè ciò avvenga con la volontà di trovare poi un accordo e un terreno comune.


A conclusione di questa mia risposta ti faccio la proposta di pubblicare il nostro dialogo sul nostro sito e su “Lettere dalla scuola”, in modo che la discussione possa proseguire.
E naturalmente ti propongo di far circolare il nostro appello “Per una manifestazione nazionale” e di raccogliere adesioni nella tua zona.

Lorenzo Varaldo