L'accorpamento: Papocchio alla ternana
Giocondo Talamonti - 11-02-2009
Immaginate che al ristorante vi servano un'aragosta bollita cosparsa di marmellata alle visciole, dadolini di spek e parmigiano grattugiato. Il tutto accompagnato da gassosa d'annata.
Prima di dare libero sfogo alle sensazioni che si inseguono sulla scala del disgusto, vi chiedete se, per caso, siete finiti in un laboratorio di nouvelle cuisine alla Vissani, ma poi, verificato che il vostro è un cuoco di provincia, cominciate a trarre, tra un conato e l'altro, le vostre deduzioni, azzardando qualche ipotesi:
a. Il cuoco ha voluto strafare; è convinto di avere i mezzi tecnici per amalgamare gli ingredienti;
b. Il cuoco non aveva altro in cucina; non disponeva neppure d'un manuale, per cui ha usato quello che era rimasto nel frigo;
c. Il cuoco è un presuntuoso, si crede un Artusi, ignora i consigli dell'aiuto-cuoco, se ne infischia delle ricette e pensa che il cliente sia sempre di bocca buona.
Anche nella più favorevole delle considerazioni, il piatto resta una schifezza, roba che neppure un'anoressica pentita s'azzarderebbe a toccare, un rifiuto organico, insomma.
Voi, per curiosità, leggete sul menù il nome del piatto: Papocchio alla ternana. Non ci sono altre pietanze elencate e, lì per lì, ve ne rallegrate, pensando che il danno non è esteso, ma subito dopo vi assale lo sconforto: o mangiate quella minestra o saltate dalla finestra.

Seppure colorito, il fatto immaginario (ma non troppo) può giovare ai non addetti ai lavori per capire quanto sia accaduto a proposito di dimensionamento scolastico e cercare di dare un senso all'apporto offerto dalla Provincia di Terni nel complicare quello che, per sua natura, era di una semplicità sconcertante.
L'Assessore, in nome di un evocato "dovere", del quale nessuno gli chiederà mai conto, ha accorpato quattro Istituti della provincia, senza necessità apparente; ma, quel che è peggio, senza ricorrere a criteri di affinità di indirizzo, in assenza di qualsiasi congruenza logistica e in barba ad ogni attenzione didattica. Ha mischiato su quello che aveva, distribuendolo secondo la logica del famoso lanciatore di coltelli giapponese Dokoyo Koyo, ha spiattellato una composizione immonda e ha sbattuto i piedi perché tutti se la mangiassero.
Il danno prodotto è enorme: colpirà alunni e famiglie, costerà posti di lavoro al personale della scuola, minerà la credibilità della Giunta provinciale, avrà ripercussioni politiche alle prossime elezioni amministrative. Un delirio d'onnipotenza che peserà sulla sinistra in termini di perdita di consensi, maturatosi fra l'indifferenza delle bocche buone (non quelle dei cittadini - come si pretendeva - ma dei responsabili di partito).
Quando si riceve un incarico politico, quale, ad esempio, un assessorato, non si dovrebbe compiere l'errore di credere che sia un premio alle proprie competenze in materia.
Se si fa ricorso all'umiltà, se si è capaci di confrontarsi con gli altri (opposizione compresa), se si è disponibili a sedersi attorno ad un tavolo ed ascoltare i differenti pareri, allora, non si ha bisogno di costruire elaborazioni ingegnose e può bastare un piatto di ciriole all'olio per accontentare tutti.

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