Tempo di iscrizioni
Omero Sala - 30-01-2009
Consigli per chi ha un figlio di sei anni

È quasi tempo di iscrizioni. E chi ha una bambina o un bambino di 6 anni aspetta con ansia.
L'ingresso nella scuola primaria ("elementare"), dove si impara a "leggere, scrivere e far di conto", segna infatti una tappa fondamentale della vita: sia per i bambini, che da un giorno all'altro si ritrovano ad essere alunni (e il primo giorno di scuola arrivano curiosi ed eccitati e solo un pochino intimoriti), sia per i genitori, che vivono il momento come un altro parto, un ulteriore allontanamento, un distacco (e il primo giorno di scuola hanno, tutti, gli occhi umidi).
La scuola comincerà a settembre, ma le scelte si fanno ora, davanti alle scartoffie da compilare.
E sono scelte non sempre facili: tempo normale, tempo pieno, settimama corta, pomeriggi, religione, attività facoltative, mensa, scuolabus, orario anticipato, doposcuola, ...
Sul modulo nuovo, fra le scelte possibili ce ne sarà per la prima volta una diversa: quella delle 24 ore, con lezioni solo il mattino. Una trovata di Gelmini e Tremonti, i ministri mani-di-forbice, che accorciano il tempo-scuola, in controtendenza rispetto all'andamento degli ultimi cinquant'anni (nel corso dei quali le ore sono sempre progressivamente aumentate) e in direzione opposta rispetto alle esigenze delle famiglie (con le mamme che lavorano, le nonne lontane, le zie assenti o impegnate, le baby-sitter care,...).
Alcuni potrebbero lasciarsi tentare e farsi allettare dalla novità: il bambino va a scuola il mattino, finisce a mezzogiorno e non ci pensa più, mangia a casa con calma, lontano dalla baraonda che c'è in mensa, fa il riposino, guarda la TV, gioca col gatto, fa i compiti senza fretta, va in piscina o a danza,... e sta di più con la sua mamma e con il suo papà...
Voglio dare a tutti, pur se non richiesto, un consiglio: anche se avete la possibilità di stare con vostro figlio tutti i santi pomeriggi, anche se potete "sistemarlo" da qualche parte, anche se 28 ore vi sembrano troppe, ... non scegliete le 24 ore e la scuola del mattino. Scegliete le 28 o le 30 ore: distribuite su sei giorni con due o tre pomeriggi se lavorate di sabato, oppure su cinque giorni, con quattro o cinque pomeriggi, con o senza mensa, purchè siano almeno 28 in prima e seconda elementare e 30 dalla terza alla quinta.
Se mi chiedete le ragioni di questa raccomandazione, ve ne offro tre:

1. Il tempo che si passa a scuola non è una variabile irrilevante: la quantità delle conoscenze e la complessità delle competenze che oggi vengono richieste ai nostri bambini (e quelle che verranno loro richieste dal 2021, quando saranno adulti!) vogliono tempi di insegnamento e di apprendimento più lunghi. Non si può comprimere in 24 ore tutto quello che c'è da fare, non si può condensare l'insegnamento della lingua italiana o di matematica in cinque ore la settimana; sarà necessario sacrificare qualche altra materia a cui vengono riservati i ritagli (saltiamo le due ore di educazione all'immagine nella nostra società che vive di immagini? o le due ore di informatica e le due di musica a bambini che vivranno davanti al computer e divoreranno musica per dodici ore al giorno? o le due ore di geografia, con il mondo sempre più piccolo? o le due di storia con la scarsa memoria che ci ritroviamo?...).
Con appena 24 ore i nostri bambini correranno il rischio di essere "imbottiti" come i pulcini d'allevamento, non avranno spazio per parlare, dovranno solo "stare attenti" ... e saranno sempre "indietro col programma". Con quattro o sei ore in più ogni settimana invece potranno dare più tempo a tutto, avere ritmi più distesi e meno frenetici, rubare magari qualche minuto alle lezioni per la ricreazione, che è una cosa seria.
Per imparare non basta leggere ed ascoltare ma bisogna ripetere, raccontare, raccontarsi. Per allenarsi a ragionare bisogna avere il tempo di cercare le parole, di girare attorno ai pensieri. Se vuoi capire una cosa complicata, prova a spiegarla. Parlare è crescere. La maturazione ha tempi lunghi e richiede il calore del confronto. L'apprendimento è lentezza. Per trovare il tempo, bisogna saperlo perdere...

2. Stare insieme è bello: fare in comune esperienze di vita oltre che di apprendimento, vale più che studiare riuniti in una stanza. Fra chi va a scuola solo il mattino, per un tempo breve e concentrato, e chi invece resta (e un poco "abita") a scuola per tempi più distesi (e ci vive esperienze diversificate partecipando nei pomeriggi ad attività stimolanti e creative), si crea un divario cognitivo ed esistenziale che lascia il segno, si determina un allentamento di relazione che ha un certo peso. Il gruppo che vive esperienze più divertenti e continuative (e mangia e gioca insieme, e insieme aspetta il suono della campanella) stabilisce legami più forti, ha una coesione positiva, fa gruppo, fa corpo, fa "classe" e tende ad emarginare, anche senza volerlo e senza colpa, chi non partecipa in pieno alla vita della scuola, chi arriva trafelato nella congestione del traffico delle otto e scappa in fretta nell'ingorgo di mezzogiorno.

3. Avere più figure educative di riferimento è una fortunata opportunità che non sarà offerta a chi frequenterà la scuola per 24 ore (a loro basterà il maestro unico). Chi invece sceglie 28 o 30 ore avrà, per forza di cose, più insegnanti. Il tempo corto e il maestro unico, l'hanno capito anche i sassi, sono una trovata buona per risparmiare, non una pensata geniale per migliorare la scuola. Il maestro unico è infatti sorpassato: non può essere specializzato in tutto ed insegnare con la competenza necessaria dieci materie. È un interlocutore monotono e deleterio: l'adulto monocrate non c'è in famiglia (con due genitori), non c'è all'asilo (con due maestre), non c'è alle medie e alle superiori (con una decina di professori): non si capisce perchè lo vogliano restaurare solo alle elementari (che oltretutto durano cinque anni!). L'insegnante unico, che passerà con vostro figlio 800 ore all'anno, è destinato ad avere troppo potere, a diventare, indipendentemente dalle sue qualità, il principale modello di riferimento ideale, culturale, educativo, comportamentale, affettivo. Non si può affidare questo assoluto predominio ad una sola persona: se l'insegnante è mediocre sarà un disastro, se è ottimo sarà ugualmente un disastro: il plagio infatti è comunque sempre negativo. Oggi, se un bambino si ritrova un insegnante con cui non "fila", ne trova altri due a cui appoggiarsi; domani se qualcuno ha problemi con il suo unico insegnante che fa?
Insegnare è mestiere difficile. Farlo da soli è impossibile. Il gruppo docente è garanzia di equilibrio, di valutazioni confrontate e obiettive, di strategie collegiali, di aiuto vicendevole, di opinioni che si bilanciano, di idee che circolano, di relazioni diversificate, di strategie di insegnamento diverse e più stimolanti.
Questo ci chiede la società di oggi, non la maestra con la penna rossa!

interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 f.v    - 01-02-2009
Il tempo pieno non abitua i bambini a studiare per conto proprio.

I compiti vanno fatti a casa e senza l'aiuto di maestre, baby sitter, genitori, tutori e accidenti vari.

Il bambino deve poter organizzarsi il lavoro durante il pomeriggio e ritagliarsi lo spazio x uno sport e per un pò di tempo libero.

 marina    - 01-02-2009
Sono pienamente d'accordo, da insegnante e da mamma di una bimba di cinque anni. La mia incertezza semmai è tra le quaranta e le trenta ore, sotto le quali non ritengo si possa scendere nella complessità dei saperi richiesti oggigiorno. Non oso pensare a cosa accadrebbe in una classe con modalità orarie differenziate; meno male che le scuole stanno usando saggezza, in autonomia, aiutando le famiglie ad orientarsi. Questo non per limitare la libertà di scelta delle famiglie, slogan che cavalca un modello demagogico per altro imperante nella società contemporanea, quanto piuttosto per usare esperienza e professionalità e recuperare la propria specificità educativa. Si spendono tante parole sulla scuola impresa: anche le imprese più consolidate si basano sul modello della domanda- offerta; perchè la scuola non dovrebbe caratterizzare la propria offerta educativa, anzichè limitarsi a soddisfare le domande più disparate?

 roge    - 01-02-2009
Mando mia figlia al tempo pieno: 40 ore, di cui 4 di compresenza per interventi di sostegno; mensa con sorveglianza del docente, ecc.. un'esperienza eccezionale. E mio figlio che entrerà in prima a settembre? Mi auspico che anche lui abbia le 40 ore.
Una docente liceale

 anna    - 02-02-2009
Omero Sala ha saputo magnificamente condensare in un solo articolo quello che tutti coloro che hanno avuto a che fare con la scuola negli ultimi anni sanno: le opportunità che un tempo lungo tra i compagni offre ai bambini e il valore della corresponsabilità per e tra i docenti sono pilastri nell'età della scuola primaria.
Sarebbe fantastico che tutti i genitori dei futuri alunni di classe prima potessero leggerlo, anche i più convinti della bontà delle 24 ore. Se non altro per riflettere...