Comunicato Stampa
Non si può non valutare i valutatori. Finalmente è caduto un tabù. La valutazione dei docenti non è più un tema su cui è vietato discutere e intervenire nel mondo della scuola. Molti istituti sono d'accordo, anzi, al centro e al sud, i favorevoli sono direttamente la maggioranza, il 54%.
Ma cosa valutare con priorità? L'89% del campione nazionale chiede che venga valutata la competenza professionale. Si può conoscere la disciplina senza saperla insegnare. Un bravo studioso, un grande ricercatore, un luminare della scienza può non essere un bravo professore.
L'inchiesta fa emergere una seconda novità. L'orientamento degli istituti è cambiato anche sul ruolo degli studenti e delle loro famiglie nella valutazione della professionalità docente, altro argomento, questo, che, fino a pochi anni fa, generava ostilità verso chi lo proponeva.
Il 70%, infatti, ritiene che i risultati degli alunni debbano contribuire nella valutazione dei docenti; il 55% ritiene utile chiedere direttamente un giudizio agli alunni e il 56% lo chiederebbe anche ai genitori.
Tutti d'accordo nell'affidare la valutazione ad un organismo collegiale che comprenda anche il dirigente.
L'inchiesta si è articolata in quattro gruppi di domande: presenza a scuola di un dibattito specifico sulla valutazione dei docenti; orientamento maggioritario sulla valutazione dei docenti; scelta di un possibile valutatore (dirigente, organismo collegiale, valutatore esterno); argomenti ritenuti necessari sui quali elaborare specifici indicatori di valutazione. Le domande non sono state poste in alternativa fra loro: su ogni domanda si poteva rispondere sì, no, oppure lasciarla senza risposta (nr).
Sulla base della confluenza delle risposte (quantità di sì e quantità di no) abbiamo costruito le preferenze presenti nel mondo della scuola o le priorità attribuite ai vari argomenti da parte degli intervistati.
L'inchiesta sulla valutazione dei docenti è stata condotta coinvolgendo un campione di 80 scuole, distribuite sull'intero territorio nazionale e operanti in più di 200 sedi (209), frequentate da circa 63mila alunni (63.436), con oltre 7 mila docenti (7.355) e 2mila non docenti (2.064).
Gli istituti sono stati scelti in modo casuale, tenendo conto dei diversi indirizzi e ordini di scuola (licei, tecnici, professionali e istituti comprensivi o scuole medie) e quasi tutti operanti nelle venti città capoluogo di regione o provincia autonoma, compresi Valle D'Aosta e Trentino che gestiscono in maniera autonoma la scuola e il suo personale.
Il nostro non è un campione statistico, tuttavia esso è rappresentativo sul piano nazionale, su quello della distribuzione territoriale e su quello degli indirizzi scolastici.
Le risposte che abbiamo acquisito sono state fornite dai dirigenti o da loro referenti, appositamente delegati. Il punto di vista raccolto, generalmente, non impegna gli istituti coinvolti, ma solo le persone intervistate e la loro capacità di interpretare il dibattito, gli umori e i punti di vista presenti nella propria scuola.
L'inchiesta sarà pubblicata sul n. 10 de La Tecnica della scuola del 25 gennaio 2009.
claudia fanti - 24-01-2009
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E chi valuta i valutatori dei valutatori? E i valutatori dei valutatori dei valutatori?
E chi valuterà la cosiddetta casta per poi farla scomparire definitivamente e finalmente?
Adesso poi che per essere bravi bisogna diventare censori?!
Censori che oltretutto non sono stati censiti e formati alla valutazione formativa?
Valutate gente valutate...
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Alberto - 25-01-2009
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Attenti, questo è un altro trucco per creare divisioni e per giustificare un ulteriore abbassamento dei salari. Francamente non capisco tutto questo can can. L'impressione mia è che tutto sia, ancora una volta, dettato da forzate economie ai danni della Scuola. Probabile che elimineranno definitivamente la progressione economica legata all'anzianità e pagheranno meglio solo i più "bravi " (il 10, il 20 , il 30% del totale?), E gli altri? Immaginate il clima di risentimento e le inevitabili ingiustizie legate ai sistemi di valutazione, il potere che acquisteranno i valutatori. Non sarebbe meglio lasciare il sistema attuale ed operare un controllo sul lavoro dei docenti in modo da spingere quest'ultimi a compiere il loro dovere? |
giuliana - 25-01-2009
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Era veramente ora!! |
Alberto - 26-01-2009
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Per Giuliana: ma cosa pensate di ottenere? Francamente tutta questa smania di farsi giudicare (da chi , poi?) fra i miei colleghi non la vedo. Ma tu nmi devi dire francamente cosa ti aspetti da questa iniziativa.
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stefano de stefano - 27-01-2009
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Non ho niente contro la valutazione del mio lavoro. Però non capisco perché:
1) il numero dei bravi debba essere predeterminato: e se fossimo tutti/e bravi/e?
2) l'anzianità, cioè l'esperienza con gli allievi, debba essere considerata un privilegio. Ovviamente non si è bravi solo perché si ha esperienza, ma non capisco come si faccia ad essere bravi senza esperienza!
3) non si possa discutere dei criteri di valutazione, magari per un anno nelle scuole, invece di imporli come un diktat.
4) i bravi debbano essere selezionati a vita, com'è nel ddl Aprea, per gli insegnanti ordinari o addirittura esperti.
Ultima curiosità: ma perché i magistrati, che non si chiamano tutti Falcone e Borsellino, devono percepire uno stipendio che equivale a quello di 3 o 4 insegnanti e sono tutti rigidamente inquadrati secondo l'anzianità di servizio?
Aspetto risposte. |
Alberto - 28-01-2009
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Già! Perchè i magistrati, che guadagnano anche 8 volte quanto guadagna un insegnante non devono essere giudicati? Andate a vedere quante sentenze di primo grado vengono ribaltate in appello...
Perchè non risponde Giuliana? |