Te lo do io il contraddittorio!
Miha - 29-11-2008
Spesso alla nostra associazione Scuolafutura viene richiesto, quando vengono organizzate serate sulle nuove norme scolastiche, di avere un contaddittorio ovvero un dibattito tra chi sostiene il pro e il contro. Richiesta sacrosanta ma che ahimè cozza con la scarsa-nulla disponibilità di trovare un esperto, un dirigente, un qualcuno che spieghi pubblicamente le ragioni di tanto sconquasso. Già durante la riforma Moratti era dura trovare qualche sostenitore, però alla fine veniva un collega di Bertagna che provava a spiegare da dove veniva l'idea del Portfolio, del Tutor o la profondità delle Indicazioni Nazionali, salvo poi concludere che però lui non era d'accordo su come fossero state applicate tali teorie. Adesso è il vuoto e giustamente l'on. Ghizzoni ieri sera faceva notare che siamo alla schizofrenia pura tanto che anche Valentina Aprea ha da ridire sulle norme del Governo. Sembra che l'unico favorevole a questo disastro sia il ministro Tremonti che ovviamente di scuola non capisce alcunchè e quindi ben si guarda di andarsene in giro per l'Italia a fare figure da pollo per difendere cose indifendibili. Ma questa è la democrazia, baby...
Ieri sera durante il consiglio comunale aperto a Carpi c'era la ghiotta occasione di sentire le ragioni del provveditore di Modena che si è fatto notare ultimamente per iniziative abbastanza virulente, vedi il sottostante intervento della nostra associazione.
Invece ciccia ! Dieci minuti prima dell'inizio del consiglio comunale il provveditore ha telefonato all'assessore all'istruzione Filippi per annunciare la propria assenza accampando problemi di trasporto che evidentemente non avevano toccato i molti ardimentosi incuranti della pioggia battente. Sarà per la prossima volta??
Cordiali saluti
Miha



"Quando un insegnante entra in classe si porta sulle spalle il peso di tutta la cultura della sua società" diceva Hannah Arendt e questo aiuta a comprendere il fondamentale ruolo dell'istruzione in un mondo sempre più simbolico ed eterogeneo.
La nostra Costituzione affida peraltro alla scuola due ruoli essenziali: la preparazione al mondo del lavoro ed alla convivenza civile e democratica. Sarebbe certo interessante ma temo un poco complesso e non del tutto pertinente a quanto si discute questa sera l'analizzare il primo dei due fini istituzionali cercheremo invece di focalizzare l'attenzione sul secondo ovvero sull'importanza di educare alla cittadinanza attiva e consapevole dei diritti e dei doveri. Per entrambe le finalità è comunque palese la crisi dell'istituzione scolastica cui concorrono varie cause.
E' utile evidenziare innanzitutto come la scuola si trovi ad operare oggi in una situazione di difficoltà sia della società che della famiglia. I profondi e rapidi cambiamenti della nostra cultura, dell'organizzazione del lavoro, della comunicazione e della struttura sociale l'hanno trovata spesso impreparata e tale ritardo è stato amplificato dalla eterogeneità presente all'interno della nazione. La delega alle regioni ed alle stesse istituzioni scolastiche ha spesso cozzato contro un assetto ancora sostanzialmente centralizzato dell'organizzazione ministeriale mentre i docenti si trovano da anni alle prese con riforme, leggi, modifiche e regolamenti in continua trasformazione e che hanno contribuito assieme alle problematicità sociali sopra esposte al progressivo degrado del nostro sistema educativo. Si aggiunga a tutto ciò la sempre minore considerazione sociale ed anche economica del lavoro dei docenti che non può che diminuirne le motivazioni indispensabili in un'attività come quella educativa dove la relazione personale e la volontà di adeguarsi ai cambiamenti e a trovare sempre nuovi stimoli sono fondamentali.
Visto questo quadro non stupisce il fatto che la scuola sia in crisi : una riforma, una riorganizzazione dell'intero sistema è certamente ineludibile. Vista la centralità dell'argomento tale riforme non possono però che essere condivise, ragionate e mediate dalla varie componenti che vi operano ovvero dagli studenti, dalle famiglie, dai docenti, dagli amministratori locali, dalle università, dai sindacati e dal mondo politico come avvenuto ad esempio pochi anni fa in Francia in occasione della riforma scolastica. Giova ricordare comunque come da parte di vari comitati di genitori, di docenti e studenti italiani sia stata presentata due anni fa una proposta di legge popolare che ha raccolto oltre 100 mila firme e che avrebbe potuto fornire una base sulla quale avviare la discussione.
Purtroppo negli ultimi mesi il governo ha scelto una direzione opposta e, se possibile, ancora meno partecipata e pedagogicamente fondata di quelle precedenti. La volontà di riscrivere la nostra scuola badando a pure necessità economiche, come ha evidenziato anche il Presidente Napolitano, rischia di aggravare la situazione attuale e la reazione di larghi settori della società civile testimonia come, ancor prima che il contenuto, siano state la mancanza di dialogo e di confronto ad allontanare queste norme da molti degli attori coinvolti.
Ma torniamo un attimo alle motivazioni democratiche di cui sopra. Se la scuola deve insegnare il dialogo, la partecipazione, il confronto e la condivisione non si può pensare di imporre quale unica ratio alla propria ristrutturazione quella del risparmio deciso dall'alto ancor di più senza che analoghe razionalizzazioni coinvolgano in modo così massiccio altri comparti della pubblica amministrazione. L'impressione finale è che ci si proponga di guarire un malato tagliandogli i fondi per le cure senza neppure spiegargliene la ragione.
Tale mancanza di dialogo e partecipazione è stata ulteriormente acuita in territorio modenese tanto che anche la stampa locale e le organizzazioni sindacali hanno espresso la loro perplessità di fronte ad iniziative come quella della richiesta dell'USP ovvero del provveditorato ai dirigenti scolastici di fornire, e cito testualmente la circolare, «con la massima urgenza ogni utile informazione atta a verificare se vi siano stati "atteggiamenti" di aperto boicottaggio negli istituti scolastici delle principali disposizioni adottate dal governo» . Successivamente in molte scuole i Dirigenti hanno vietato ai collegi dei docenti di esprimere anche solo la propria preoccupazione sulla ricaduta didattica delle recenti norme benchè ciò risulti tra le pertinenze di tali organismi tanto è vero che questo tipo di delibere sono state espresse in molte scuole di tutta l'Italia. In scuole dove tali valutazioni erano state votate dalla maggioranza dei docenti, l'USP si è mosso, come peraltro era già avvenuto in occasione delle riforme Moratti, per redarguire i docenti invitandoli a cambiare tali delibere. Desta preoccupazione il fatto che questi atteggiamenti di scarso dialogo e rispetto avvengano soprattutto in una provincia che tanto ha fatto in passato per la conquista della democrazia e della libertà mentre non suscitano particolari reazioni nel resto della nazione.
Evidenziamo infine come non si tratti di rifiuto all'applicazione della legge, cosa peraltro permessa anche tra i dipendenti pubblici ad esempio ai medici che si rifiutano di interrompere le gravidanze, ma semplicemente di esprimere perplessità sulla forma ed il contenuto di norme che mirano a smantellare anche segmenti come la scuola primaria e dell'infanzia che riescono ad ottenere lusinghieri risultati anche nel confronto internazionale. Se i docenti devono insegnare ai propri alunni il valore della democrazia, e questo come abbiamo visto è uno dei compiti principali che la nostra Costituzione gli affida ciò non può evidentemente avvenire in un clima di intimidazione e scarso rispetto delle critiche e del dissenso civile. Così ci torna in mente quanto Don Milani scriveva gia' nel 1965:"....l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni...." e visto quanto controverse e inopportune risultano essere queste norme per la scuola italiana crediamo che, nel rispetto del dialogo democratico, tali leggi vadano sostanzialmente riviste e ripresentate dopo un approfondito confronto con le parti sociali e che sia più che legittimo ora esternare il nostro dissenso verso leggi che invece che migliorare il percorso educativo perseguono l'unico fine di assestargli il colpo di grazia.


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