breve di cronaca
Protesta anti Gelmini: l'Onda studentesca è come il '68?
SuperAbile.it - 11-11-2008
1968-2008: due movimenti a confronto. Da don Milani alla mobilitazione contro la "riforma" Gelmini. L'analisi di Salvatore Nocera, vice presidente Fish: "Gli studenti di oggi puntano a pretendere condizioni di eguaglianza nel riconoscimento del merito: eguaglianza che l'attuale orientamento governativo non consente".

di Salvatore Nocera, vice presidente Fish

ROMA - E' attualmente ampio il dibattito se i recenti moti studenteschi contro i tagli alla scuola pubblica ed università siano una riedizione dei moti del '68. Alcuni sostengono che "l'onda" non sia altro che l'onda lunga del '68 che riemerge riprendendo i temi di allora dell'insoddisfazione per quella scuola ed università ed anzi temono che si possa sfociare, come allora nella contestazione violenta al sistema capitalistico, di cui si comincerebbero a vedere le prime avvisaglie. Io condivido l'opinione di quanti ritengono invece che trattasi di un movimento assai diverso e diversamente motivato, anche per le diverse condizioni socioeconomiche nelle quali oggi ci troviamo, come possiamo testimoniare quanti, data l'età, abbiamo vissuto anche quella esperienza. Io nel '68 avevo 31 anni ed ero assistente volontario alla facoltà di Giurisprudenza "La sapienza" di Roma ed al mio primo anno di insegnamento di ruolo negli istituti tecnici commerciali statali ed ho accennato alla contestazione del '68 nel mio libro "Il diritto all'integrazione nella scuola dell'autonomia". Il movimento studentesco italiano del '68 era stato preceduto dalle contestazioni studentesche delle università americane e francesi; traeva quindi origine da un'ondata ideologica che veniva da lontano e che abbracciava il mondo occidentale. L'attuale movimento studentesco italiano mi pare abbia una connotazione tutta nostrana.

Il '68, da don Milani all'integrazione scolastica
Le ideologie ispiratrici di allora si erano incarnate in Italia nella contestazione ad un sistema politico che a 20 anni dall'entrata in vigore della Costituzione, non aveva ancora realizzata l'eguaglianza di fatto che l'articolo 3 della Costituzione enunciava non solo come norma programmatica, ma che si voleva fosse norma imperativa e vincolante da subito, come poi ebbe ad esprimersi la Corte costituzionale. Il manifesto del movimento studentesco di allora "Lettera ad una professoressa" di don Milani era una dura requisitoria contro la classe dirigente di tutti i partiti e sindacati per la mancata attuazione del principio costituzionale di eguaglianza. Anche da queste critiche nacque il movimento per l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità e contro tutte le forme di emarginazione ed istituzionalizzazione ghettizzante. La situazione economica di allora era florida e si voleva che al benessere partecipassero strati sociali sino allora tenuti al margine. Si vedeva nell'accesso alla scuola per tutti il mezzo di emancipazione degli strati economicamente subalterni. Ma la scuola di allora era vista come troppo selettiva e "di classe", cioè come un ambiente che non favoriva la mobilità sociale, perché aveva criteri selettivi basati su logiche di una meritocrazia vecchia, che continuava a far progredire i "pierini", figli di papà continuando ad espellere i "Gianni" che non appartenevano allo stato sociale da cui provenivano i docenti, anch'essi figli di papà, cioè il ceto medio. Allora si parlò, non andando lontano dal vero, di una lotta per l'emancipazione delle "classi proletarie" delle campagne, delle borgate, degli immigrati dal sud al nord. L'ideologia di fondo era quindi quella che oggi chiameremmo dell'inclusione e di una scuola inclusiva, che contestava una scuola meritocratica che si reggeva su regole selettive tramandate da una società elitaria del ceto medio.

Un movimento che chiede più risorse e qualità per lo studio
Mi pare che oggi la situazione sia assai diversa. La situazione economica è assai precaria, anzi in fase di recessione. I vari strati del ceto medio sono entrati nella scuola e nell'università; ma il livello qualitativo della scuola e dell'università si è di molto abbassato, rispetto ad altri sistemi di istruzione occidentali, almeno per quelle fasce dell'istruzione immediatamente prossime al mondo del lavoro. La rivendicazione prevalente di questi studenti non è l'eguaglianza, ma la qualità dell'istruzione. Si chiedono risorse per l'istruzione, affinché chi abbia capacità possa emergere. Si denunciano i tagli indiscriminati alla spesa per l'istruzione che non consente la qualificazione dei figli del ceto medio che non vuole giustamente tornare indietro rispetto alle conquiste egualitarie raggiunte. Per questo, mentre nel '68 i genitori ed i docenti non furono allora fortemente solidali con gli studenti che contestavano, oggi lo sono massicciamente. Oggi le istanze di fondo sono per consentire effettivamente la meritocrazia e l'affermarsi delle condizioni strutturali ed organizzative che la possono realizzare. Oggi, nessuno, ad eccezione di alcune associazioni di persone con disabilità e loro famigliari, ha parlato, come invece avvenne allora, di garantire l'integrazione scolastica degli alunni con disabilità, che è a rischio di involuzione. Si sono avute, è vero, dure proteste contro le proposte governative di "classi-ponte" per gli studenti stranieri; ma si è condannato in tali provvedimenti giustamente una deriva razzista, più che un attacco alla scuola di qualità che studenti, docenti e genitori desiderano.

Stranamente studenti e governo vogliono tutti una scuola meritocratica; la divergenza radicale si apre sui mezzi per realizzarla: il governo ritiene di dover ridurre la spesa pubblica, di abolire il valore legale dei titoli di studio e di lasciare al mercato di far emergere i migliori; gli studenti, al contrario, vogliono un maggior impegno finanziario nella scuola e nell'università pubblica, affinché possano emergere i capaci e meritevoli appartenenti a tutti i ceti sociali. Se passerà definitivamente l'orientamento governativo, la scuola pubblica, come già avviene per quella americana, si squalificherà e chi se lo può economicamente permettere, frequenterà scuole ed università private di eccellenza anche all'estero. Gli studenti di oggi, figli degli studenti del '68 ed i loro genitori, dopo aver raggiunto l'inclusione paritaria nell'istruzione, puntano a pretendere condizioni di eguaglianza nel riconoscimento del merito: eguaglianza che l'attuale orientamento governativo non consente.


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