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NO, il referendum NO!!!
Roberto Masari - 01-11-2008
Con buona pace spero di tutt*, dal momento che condivido questo testo di Roberto Massari, lo inoltro, aprendo critiche indifferenza consensi... Basta che non continuiamo a parlare "solo" di cifre. In tempi difficili per l'economia e la cultura, sono solo dolorose dannose e ambigue...
Doriana Goracci


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NO, IL REFERENDUM NO!!!

La manifestazione per la scuola indetta ieri (30 ottobre) dai sindacati concertativi ha ottenuto un successo grandioso e di massa, grazie alla partecipazione spontanea di tutti i soggetti che nella scuola sono coinvolti e nonostante essa fosse stata convocata per il giorno successivo all'approvazione della legge. La rabbia popolare si è espressa molto al di là delle intenzioni degli organizzatori e il successo era stato preparato a sua volta dal successo della manifestazione del sindacalismo detto di base e comunque dal clima di mobilitazione permanente che dagli inizi di ottobre si sta vivendo in Italia.
Ma l'entusiasmo deve procedere insieme alla ragione, se non si vuole aggiungere un'ennesima sconfitta alle tante che l'antagonismo sociale sta accumulando in questo Paese dal 1969 in poi, nelle tante lotte di massa che hanno visto alla loro guida i partiti detti un tempo riformisti e le varie organizzazioni centriste, antenate degli attuali Prc, Pdci ecc. Senza una presa di coscienza sul ruolo nefasto di questi partiti e partitini, anche questa volta alla mobilitazione seguirà un grande riflusso, se non si saranno conseguiti dei risultati (a differenza di ciò che accadde con la rivolta dei precari in Francia, dove almeno l'obiettivo dell'abrogazione della legge lo ottennero e lo ottennero subito).
E quindi occorre immediatamente bloccare la strada - prima che sia troppo tardi (e tra qualche giorno potrebbe esserlo) - a chi tenta ancora una volta di distruggere un movimento emergente e dalla potenziale dinamica anticapitalistica con l'arma "democratica" del referendum.
Va detto che ogni volta le intenzioni dei referendaristi appaiono meno "nobili" e "democratiche" della volta precedente, se non francamente reazionarie, come lo è questa volta la proposta di referendum contro la legge Gelmini: essa serve solo a sviare l'attenzione di chi lotta, a porre fine alle occupazioni, a mandare a casa un popolo infuriato che invece vorrebbe ottenere dei risultati subito e significativi, e che senza questi risultati - per il momento - non sembra disposto a cedere. E' una truffa legalizzata indetta da Veltroni e dal Pd, alla quale hanno subito aderito Ferrero (Prc e vendoliani inclusi) e frange referendaristiche varie, non solo incuranti dei no che vengono dalle piazze e dalla gente che lotta, ma convinti che questo sia l'unico modo di riportare sotto il controllo dei propri partiti un movimento che per ora risulta assai incontrollabile.

Davanti a un movimento crescente, che sta mobilitando ormai da un mese centinaia di migliaia di persone direttamente coinvolte nel mondo della scuola - insegnanti, Ata, precari, genitori, studenti liceali e universitari - uniti come non mai nel rivendicare il diritto a decidere autonomamente che tipo di scuola frequentare, il Pd e il Prc danno l'indicazione di raccogliere le firme tra qualche mese, per un pasticcio inqualificabile che avrà uno sbocco alle urne (se lo avrà) non prima dell'aprile 2010. Vale a dire quando la maggior parte dei liceali di oggi non saranno più liceali (e non si sa nemmeno cosa saranno) e parte degli universitari che oggi lottano saranno laureati, disoccupati o avranno abbandonato gli studi.
Non sono l'unico a denunciare la truffa, anche se alcuni osservatori borghesi lo fanno con un linguaggio più castigato, ma con un minimo di coerenza giuridica. Non sarà possibile, infatti, fare un referendum unico su una materia come la legge sulla scuola che è così complessa in senso culturale, economico, professionale e generazionale. La Consulta sicuramente rinvierà al mittente tutti i quesiti che si possano ricondurre a temi di bilancio (lo prevede la legge sui referendum), e non avrà problemi a far prevalere altri criteri di rigetto, come l'eterogeneità o la scarsa comprensibilità dei quesiti. Alla fine, saranno ammessi un paio di quesiti striminziti, che perderanno qualunque validità fuori da un contesto progettuale di scuola diversa, di rifiuto della scuola azienda, ma anche fuori da un contesto di mobilitazione e controllo dal basso che ora c'è e che - temo proprio - ad aprile 2010 non vi sarà più.
Nulla garantisce, per giunta, che il referendum si possa tenere nell'aprile 2010, perché possono esserci crisi politiche a rinviarlo, terremoti o, più banalmente, ritocchi di compromesso all'attuale legge e, soprattutto accordi tra i partiti in vista delle politiche del 2011. Ora, infatti, la proposta di referendum e la relativa raccolta di firme (che tanta povera gente farà generosamente e con passione) servono solo a preparare le europee del 2009. E non è da escludere che la pronta adesione del Prc alla truffa referendaria sia stato un gesto di gratitudine per il rinvio della legge elettorale delle europee che, guarda un po', è stata ritirata proprio in queste ore, aprendo la porta all'elezione di qualche Forchettone rosso per Strasburgo e quindi al salvataggio di Prc e Liberazione..
C'è qualcosa da dire anche per quei faciloni che ieri si sono precipitati a dire che questo è un referendum praticamente vinto. Anche questa volta... Capperi! Ancora c'è in Italia chi non ha capito che oltre alla possibilità di perdere il referendum (e dirò tra breve perché), c'è l'ipotesi molto più probabile che non si raggiunga il quorum. Che è pur sempre un modo di perdere il referendum. Penso che i creduloni che indissero la consultazione per l'articolo 18, possano dirci qualcosa al riguardo, purché abbiano imparato la lezione.
Ma veniamo alla presunta ipotesi che siccome la scuola interessa direttamente o indirettamente una gran massa di cittadini e cittadine, e lo sciopero ieri è riuscito, la vittoria referendaria è certa.
E' una fesseria grande come una casa ed è il vero imbroglio dell'istituto referendario: ho già avuto modo di ricordare in precedenti interventi antireferendaristici, che nel referendum non votano solo i diretti interessati (in questo caso coloro che nella scuola studiano e lavorano), ma tutti i cittadini aventi diritto al voto. E non è affatto democratico (nemmeno nel senso della democrazia borghese) che chi non è coinvolto in una determinata questione abbia il diritto di votare e influire alla pari di coloro che su quella questione ci giocano se stessi e che comunque conoscono dall'interno.
Se malauguratamente si dovesse arrivare a un referendum, voteranno i sostenitori della Gelmini, che sono tanti (basta sfogliare i giornali padronali), voteranno i padroni, i padroncini, i servi di entrambi, i difensori della scuola privata e i cattolici sostenitori dell'insegnamento religioso (ora portato a vertici inauditi con le due ore di religione alle elementari a discapito delle altre materie). Insomma, avremo contro: il Vaticano, la Confindustria, le Forze Armate, l'elettorato berlusconiano e finiano, oltre a una marea di persone che la mobilitazione non ha raggiunto e che, se prende avvio la truffa referendaria, non verrà più raggiunta. Inutile dire da che parte staranno le televisioni, i quotidiani e l'apparato della società dello spettacolo.
Nella foga stavo quasi per dimenticare uno degli aspetti più cinici della truffa: i liceali che stanno lottando così generosamente (e che solo in piccola parte sono diciottenni), non avranno diritto di voto. Chi oggi è quindicenne, non potrà votare nemmeno nel 2010. Il meccanismo referendario esclude proprio la massa dei liceali che sulla scuola sembrano saperne più della Gelmini o degli ex ministri Berlinguer, Fioroni ecc.
E qui veniamo all'ultimo (but not least) punto: l'autogestione. Che sia l'autogestione delle lotte, o la gestione delle occupazioni (quelle universitarie al momento stanno dilagando) o l'utilizzo delle strutture scolastiche-universitarie per approfondire temi attuali, di cultura, politica o di rilevanza generazionale, o che sia anche solo una visione globale della scuola in cui il corpo docente e gli studenti (e mettiamoci pure i genitori, ma senza esagerare) collaborino per decidere che tipo di scuola dev'essere fatto, come distruggere l'ideologia della scuola-azienda o del mercato sovrano sulla formazione professionale ecc. ecc. - ebbene questa autogestione, questa linfa vitale della mobilitazione collettiva e della crescita individuale, viene ridotta in frantumi dalla logica referendaria. Lì si passa alla formuletta giuridica, striminziata, incomprensibile e parzialissima. Nella visione autogestionaria c'è tutto il futuro, c'è la ricchezza culturale delle nuove generazioni e c'è ovviamente la necessità spiegata razionalmente del perché si debba porre fine al capitalismo. Su questo non vado avanti, perché chi vuole capire, avrà capito dove voglio arrivare.
E la democrazia? Io opto per quella diretta, che è quella che si stava realizzando prima che spuntasse la truffa referendaria. Ma anche sul piano della democrazia formale, giuridica (borghese, ovviamente) penso che un referendum sarebbe autentico solo se fossero chiamati a pronunciarsi su un determinato argomento coloro che da quell'argomento sono direttamente coinvolti. Con molti dubbi e diecimila precauzioni, si potrebbe accettare l'idea di un referendum nazionale tra gli studenti liceali, un altro tra quelli universitari, un terzo tra i professori e precari universitari e un quarto tra gli insegnanti della scuola pubblica. In tutti i casi escludendo coloro che dal tema proposto non sono toccati o coinvolti. Questa sì, che sarebbe democrazia borghese! E forse sarebbe anche meglio di niente.
Ma non è questo tipo di referendum che ci stanno proponendo Veltroni, Ferrero & Company. Per fini di bassa cucina elettorale e partitica, loro vogliono far sgonfiare le lotte, temono la forte carica antipartitistica, vogliono ricondurre il mondo della scuola alla "ragione" (prima che sfugga loro del tutto) e quindi vorrebbero realizzare una truffa referendaria che avrebbe suscitato l'indignazione anche di Locke e di Rousseau.

Sì, ma tu cosa proponi? mi chiederà qualcuno dei lettori arrivati fin qui.
Nè più né meno ciò che si sta già facendo, portandolo fino alle sue ultime conseguenze, cioè fino al raggiungimento dell'obiettivo. Le occupazioni universitarie devono proseguire ad oltranza, anche fino all'anno prossimo, se necessario (c'è il precedente di Architettura a Roma nel 1968-69). Quelle liceali sappiamo realisticamente che dovranno concludersi, ma possono trasformarsi in strutture partecipate di contestazione permanente. Mentre gli insegnanti, il minimo che possono fare è far saltare l'anno scolastico, con il blocco degli scrutini e altre forme di lotta che chi sta nella scuola conosce molto meglio di me (che ho solo insegnato alle medie per due anni e un pochino anche all'università). Ma il punto non è la forma di lotta, da sola, o l'obiettivo, da solo. Le due cose marciano insieme. Senza ritiro o correzioni alla legge non si deve continuare l'attività didattica: gli insegnanti blocchino, gli universitari occupino, gli studenti facciano dilagare la protesta sui territori e tutti noi aiutiamoli.
Altro che rinvio al referendum truffa per il 2010! La lotta c'è ora e deve raggiungere dei risultati ora.
Hasta la victoria.

(Roberto Massari)
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 Maurizio Balsamo    - 01-11-2008
Attenti al pompiere...

L'esito sorprendente e l'unicità della manifestazione di ieri impongono alcune riflessioni.
Pensate che se non ci fosse stato il grande movimento di insegnanti e genitori, e soprattutto l'Onda degli universitari, uno sciopero programmato in una data talmente infelice, cioè il giorno dopo l'approvazione della legge e coi sindacati divisi, avrebbe prodotto una partecipazione così massiccia?
Credo proprio di no.
Ciò che il governo, ma anche in un certo senso l'opposizione teme è il movimento.
Il primo vuole stroncarlo con le minacce: polizia nelle università, denunce degli occupanti, squadristi che arrivano in piazza non si sa come...
L'opposizione invece, e mi riferisco in particolare al maggior partito, il PD, sembra voler fare opera di pompieraggio sul movimento. L'ipotesi del referendum che Velroni si è affrettato a lanciare, che tra l'altro non vede d'accordo nemmeno tutti i suoi, è secondo me un tentativo di scompigliare il movimento per appropriarsi di consensi a fini elettorali ed al tempo stesso impedire che si possa sviluppare una opposizione complessiva sulla scuola che vada al di là dei provvedimenti attuali della Gelmini chiamando in causa anche le pesanti responsabilità del centro-sinistra e dei sindacati negli ultimi 15 anni.
La privatizzazione dell'Università ha il suo corrispondente nella proposta di legge Aprea sulla scuola, non è solo questione di maestro unico o meno. Il referendum al massimo potrebbe forse incidere sulla questione del docente unico alle elementari (anche su questo non sono così certo, visto che avverrebbe nel 2010 quando la macchina è già stata messa in moto) , ma non sui tagli che essendo parte della finanziaria non potrebbero essere sottoposti a quesito referendario.
Non vorrei vi fossero sfuggite le dichiarazioni della Garavaglia, che fino a prova contraria rappresenta il Partito Democratico essendo stata nominata suo ministro ombra.
Essa ha affermato che fino a 6 miliardi di tagli si sarebbe potuto trovare un accordo. Una cifra che, se tradotta nelle vecchie care lire risulta ancora più impressionante "dodicimilamiliardi". Mi chiedo, cosa avrebbe tagliato la Garavaglia?
La signora del PD ha inoltre affermato che si poteva discutere anche sul maestro unico, per esempio nei primi due anni della scuola elementare.
E' una sua idea, oppure esiste una letteratura pedagogica che avvalora una tale ipotesi? Non mi risulta.
L'ennesima e più recente perla della Garavaglia è l'intervista rilasciata al sussidiario.net in cui afferma che ella ritiene vada assolutamente difeso il finanziamento pubblico alle scuole private...pensate...quale tempestività nel rilasciare una tale dichiarazione nel bel mezzo di una contestazione che invadeva tutte le piazze delle più importanti città d'Italia, ma anche dei centri minori.
Allora...se è vero che la Garavaglia è stata scelta dal PD come interfaccia della Gelmini devo dedurre che ogni sua dichiarazione rappresenti la linea politica del partito che rappresenta. Con quale credibilità questo partito si propone oggi come interprete del movimento della scuola? Con Berlinguer e Bassanini dentro? E con Linda Lanzillotta che concorda con Brunetta sull' abolizione del valore legale del titolo di studio?
Quando l'esponente di Forza Italia invitato ad Annozero ha fatto rilevare a Veltroni che i tagli di oggi sono conseguenza delle leggi di Bassanini, non avendo nessun argomento da contrapporre, il leader del PD ha glissato passando ad altro . Del resto qualche giorno prima lo stesso Bassanini aveva rilasciato un' intervista in cui si dichiarava a favore dei tagli attuali.
Mi rivolgo, adesso, in particolare ai colleghi precari che qualche volta appaiono troppo fiduciosi verso Veltroni. Non dovrebbe essere necessario ricordare proprio a loro gli effetti della proposta di legge Aprea che prevede l'abolizione di pubblici concorsi e graduatorie sotituendoli con l'assunzione diretta da parte delle singole scuole. Anche in questo caso il ministro ombra del PD ha detto esplicitamente che Il PdL Aprea rimane comunque un progetto positivo.
Non permettiamo a nessuno di strumentalizzare o indebolire il movimento. Se cediamo adesso non lamentiamoci poi di non avere un'oppozione e dei sindacati che ci rappresentino. Dobbiamo coordinarci agli studenti ed ai lavoratori in lotta, superando qualsiasi logica che possa rinchiuderci nel corporativismo e guardandoci bene dalle false promesse politiche. Del resto basta semplicemente riflettere per accorgerci che nè Berlusconi nè Veltroni si sono spostati sostanzialmente di una virgola rispetto alle loro posizioni . Se riusciamo per un momento ad astrarci dalla questione del maestro unico che ha dominato la scena negli ultimi mesi e che giustamente ci ha coinvolti tutti anche emotivamente vedendo improvvisamente cancellati con un ignobile colpo di spugna anni di buone pratiche nella scuola elementare, faccio molta fatica anch'io a distaccarmi anche per un solo attimo da un argomento così centrale essendo insegnante elementare e perciò direttamente colpito da questo sciagurato ed insulso provvedimento che non condivido nella maniera più assoluta, non è difficile rendersi conto che i loro programmi sulla scuola per il resto erano e rimangono sovrapponibili. La lotta contro la reintroduzione del maestro unico è sacrosanta e dovrà proseguire con il massimo impegno e la massima energia [*], ma ricordiamoci che qualora anche la proposta di legge Aprea venisse approvata sarebbe davvero la fine per la Scuola Pubblica nel nostro Paese.
Per ora ci temono entrambi...stiamo molto attenti anche al pompiere!

Maurizio Balsamo

[*] Da il "giorno dopo" di Michele Corsi: "...Quella che è stata approvata è una legge che è solo un pezzetto di tutti gli adeguamenti legislativi che dovranno essere votati per far passare i tagli, tagli che sono stati votati il 6 agosto con l'art.64 della legge n.133. Devono ancora uscire le leggi che riguardano medie, superiori, università e scuole d'infanzia, devono ancora uscire i loro regolamenti attuativi, come del resto anche le misure previste dalla 137 prevedono altri passaggi prima di essere applicate. Del resto i tagli saranno spalmati su tre lunghi anni. Gli otto miliardi di tagli alla scuola troveranno piena sistemazione nella legge finanziaria, che deve essere ancora votata. Abbiamo davanti molti mesi di resistenza nelle scuole e nelle università. Sarà dura? Sì certo, ma vediamola anche dal loro punto di vista: una mobilitazione che non cessa e che arriverà sino al momento delle iscrizioni, e poi della formazione degli organici, contestando punto per punto, anno dopo anno... Non è la prima volta che una legge è approvata e i suoi contenuti non applicati. Ne sa qualcosa Fioroni, che pure lui avrebbe voluto tanto tagliare... (sì, meno della Gelmini, ma la differenza tra loro, dunque, è di quantità?). Occorre però attrezzarsi a questa lotta: consolidando le strutture di movimento, mettendole in collegamento tra loro, praticando l'unità dal basso, inventando forme di lotta prolungate e sostenibili..."

 Claudio Berretta    - 02-11-2008
APPELLO PER LA PROSECUZIONE DELLA LOTTA
IN DIFESA DELLA SCUOLA PUBBLICA


Non lasciamo che distruggano l'enorme forza di questo movimento che ogni giorno aggrega migliaia di persone in più.
RIFIUTIAMO ogni forma di provocazione e di violenza proveniente dall'interno (ricordandoci delle criminali ammissioni di Kossiga) o dall'esterno (come a Roma il 29 ottobre). Isoliamo i violenti.
LASCIAMO al governo il ruolo di facinorosi e violenti e l'arrogante prepotenza di chi impone le proprie idee senza rispettare il dissenso.
Combattiamoli con la forza delle idee.

CONTINUIAMO ad organizzare forme di PROTESTA CIVILE
dove a nessuno viene impedito di far lezione (e continuiamo a farle ed a seguirle anche noi che la battaglia sarà lunga) perché vogliamo difendere la scuola, mentre é il governo che vuole impedire la diffusione della cultura e della capacità di pensare criticamente
dove non si fanno danni e dove i locali vengono lasciati puliti, perché quelle scuole sono le nostre scuole, che vogliamo difendere, mentre i governanti vogliono distruggerle.

NON METTIAMO IN DIFFICOLTÀ i pendolari e chi lavora impedendogli di spostarsi. Offriamo loro cultura, informazione e conoscenza con le lezioni all'aperto.
ANDIAMO nelle piazze, nei mercati, nei supermercati, nelle stazioni a fare lezione e a spiegare gli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione e i contenuti del DL 137
DISCUTIAMO nelle scuole e nelle università cosa occorre cambiare per migliorare scuola e università.
CREIAMO dei LABORATORI DELLA RIFORMA per far si che un vero miglioramento della scuola parta dal basso, da chi ha competenza e cognizione di causa.
DIAMO LEZIONI DI CIVILTÀ ai nostri governanti con la protesta civile contrapposta alla negazione della democrazia perpetrata con la distruzione della scuola, i decreti legge ed i voti di fiducia.
RACCOGLIAMO così altri consensi.
Questo fa davvero paura al governo!
Facciamo in modo che cresca uno TSUNAMI di indignazione civile, democratica e non-violenta!!!
Il referendum può comunque essere uno dei tanti passi da fare. Raccogliendo le firme comunque si entra in contatto con la gente. Possiamo anche raccogliere le firme per una petizione popolare espressione dell'eventuale lavoro dei laboratori della riforma.

 Francesco Salerno    - 02-11-2008
Ma il referendum dovrebbe essere un'arma della democrazia per dire NO a ciò che ci viene imposto in modo chiaramente dittatoriale. Solo così potremo far rimangiare un'infamità del genere (concepita da Tremonti-Berlusconi e partorita dalla Gelmini) ad un governo totalitario e sordo. Io credo invece che l'affluenza sarà elevata così come i voti favorevoli all'abrogazione perchè in fondo la gente non è così ignorante come la si vuole dipingere. Conosco tanti berlusconiani pentiti che farebbero di tutto per sbarazzarsi del nuovo duce e votargli contro.