Il Presidente della Repubblica ha affermato che
"La Scuola italiana ha certamente bisogno di alcuni cambiamenti sui quali si può essere d'accordo oppure no ma la cosa importante è che non bisogna dire solo no e farsi prendere dalla paura"
Vorremmo rispondergli che la nostra non è paura, semmai orrore per lo scempio della Scuola Pubblica che si sta compiendo.
In uno stato di diritto opporsi alle leggi ingiuste con tutti i mezzi legittimi è un dovere oltre che un diritto, soprattutto quando le stesse vanificano i principi della Carta Costituzionale o quando il governo attraverso l'abuso della decretazione d'urgenza e dello strumento della fiducia esautora il Parlamento del suo ruolo o quando legifera o agisce contro il libero esercizio del dissenso, per esempio proponendo inaccettabili limitazioni al diritto di sciopero, che (questo sì, ci fa paura!) fanno tornare in mente quel tragico ventennio della nostra storia con il quale il presente sotto molti aspetti evidenzia inquietanti analogie.
Confermiamo, perciò, tutti i nostri NO
- perchè
se l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro non ci può lasciare indifferenti il licenziamento di fatto di 150.000 lavoratori.
- perchè
la Scuola Pubblica non può essere svenduta ai privati come prevede la legge Aprea in discussione in Parlamento, che vuole trasformare tutti gli istituti pubblici in fondazioni di diritto privato.
- perchè
agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, mentre quel disegno di legge prevede l'assunzione diretta da parte del dirigente, figura chiave e parte di un sistema aziendalistico-feudale-piramidale nel quale il docente, ultima ruota del carro, vedrà seriamente compromessa la libertà d'insegnamento in spregio a ciò che la Costituzione garantisce.
- perchè
l' istruzione "disinteressata" (il Presidente che certamente ha letto Gramsci sa bene cosa voglia dire) non può essere privilegio di una ristretta èlite.
Ricordiamo inoltre che la scorsa legislatura il mondo della scuola ha scritto e ha depositato in Parlamento la legge di iniziativa popolare
n° 1600/2006 dal titolo "Per una buona scuola per la Repubblica".
Oltre 10 mila cittadini hanno già sottoscritto il nostro Appello per la difesa della Scuola Pubblica contro tutte le "leggi vergogna" .
Invitiamo chi ancora non l'abbia fatto a firmarlo e a farlo firmare per chiedere insieme la revoca di tutti i provvedimenti approvati o in fase di approvazione che nel loro insieme configurano la scellerata politica scolastica di questo governo, il quale, in continuità con quelli che lo hanno preceduto da almeno un quindicennio, è deciso ad assestare il colpo finale alla Scuola Statale.
Le opposizioni e i sindacati, che già in passato hanno commesso gravi errori, hanno in questo momento una grande responsabilità oltre che il dovere di rappresentare le istanze provenienti dal popolo della scuola, e non solo, a difesa dell'istruzione pubblica, bene comune inalienabile, se non lo faranno si renderanno essi stessi complici del disastro.
Concludiamo con le parole dello storico Giuseppe Aragno: "Alla scuola militante, agli studenti e ai giovani ricercatori toccherà il compito gravoso, ma irrinunciabile, di una opposizione sociale che aggreghi quanti scelgono di non starci, genitori e lavoratori, attorno ai luoghi tradizionali della formazione - scuola e università che sono per loro natura i luoghi del futuro - per trasformarle in trincee della resistenza contro un progetto che ha un solo scopo: cancellare la libertà di pensiero."
Il Forum Insegnanti
- "Scuola pubblica, un bene comune in grave pericolo" (
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