L'alternativa è il deserto...
Giocondo Talamonti - 14-10-2008
La chiamano sperimentazione culturale o performativa, ma in realtà è provocazione a tutto campo, per vedere fino a quanto lo spettatore sia gretto, oppure abile ad intessere grovigli verbali per giustificare quella che spesso è solo un'offesa all'intelligenza.
Il suo campo d'applicazione si estende alla pittura, alla scultura, al teatro.
Manzoni ne è stato un capostipite , per quanto fra il pubblico (che non capisce un tubo di queste cose), la sua fama sia rimasta legata all'esposizione di una scatoletta alla Biennale di Venezia, su cui spiccava l'indicazione "Merde d'Artiste" dove, dietro al francesismo, ma soprattutto dentro al contenitore, non si nascondeva altro che cacca.
Oggi, Maurizio Cattelan, lo scultore che espose in una Piazza di Milano alcuni manichini di bambini pendenti dai rami di un albero, fa i miliardi con le sue performance avanguardiste e guai a criticarlo se non vuoi passare per retrogrado cafone o bifolco ripulito.
Dunque, la pipì che i Via Negativa hanno fatto sul palco del Teatro Verdi, a chiusura del festival "Es.terni", s'inquadra in questa logica, anzi in questo alito percettivo del messaggio artistico, che (i più si mettano l'anima in pace) non tutti gli spettatori possono avere.
I più dotati (a scanso di equivoci, i più sensibili alle vibrazioni dell'arte) vanno in brodo di giuggiole per questi appaganti stupori.
Perché non ammettere il profondo solco, o piuttosto il dirupo, che divide il villano dall'ispirato, il burino dall'artista, lo zappaterra dal creatore di stimoli?
Come si può confondere per oltraggio al pudore la naturalezza di un gesto quotidiano, forse ripetitivo, ma non privo di poesia?
Come si può condannare chi apprezza nella minzione, oltre all'allevio prostatico, il libero sfogo della fantasia nel disegnare figure arabescate sulle tavole arse di un palcoscenico di provincia?
Viviamo tutti il torpore ovattato del niente, ubriachi fradici di sogni impossibili, avvinghiati a modelli lontani; evitiamo le scosse, gli shock, i sobbalzi, ma siamo turbati da una pipì in pubblico, calda e rassicurante.
Quando cresceremo mai intellettualmente, noi zoticoni ternani, se non ci abitueremo ad esercitare in chiave critica l'elaborazione artistica del messaggio del corpo, sia pure impegnato in una funzione fisiologica?
L'alternativa è il deserto dell'anima, quello che fa scaricare una pistola addosso al primo camionista che fa pipì a lato di un bar.

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